L’Archeologia al Must e Lecce svela il passato

L’Archeologia al Must e Lecce svela il passato
di Stefania DE CESARE
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Domenica 19 Giugno 2022, 05:00

Veri e propri pezzi di storia, quella più misteriosa e affascinante. Reperti antichi che il tempo ha restituito e che adesso vedranno finalmente la luce per essere scoperti. Di nuovo. Lecce riabbraccia il suo passato con “Il leccio e la lupa – Antiche storie della terra di Lecce”, la mostra con cui il Must inaugurerà la sua sezione archeologica. Dopo anni di attesa finalmente c’è una data ufficiale: il taglio del nastro è in programma sabato prossimo, 25 giugno, (alle 11) quando il museo storico della città si trasformerà in una finestra sul passato su cui ci si potrà affacciare per scoprire le origini del capoluogo salentino.

Un museo nato per raccontare la storia di Lecce

«Il Must è il museo civico nato per raccontare la storia della città di Lecce attraverso l’arte dalle origini ai giorni nostri. La parte del museo che raccoglie le testimonianze più antiche di epoca messapica, romana e medievale era l’ultima che rimaneva da aprire al pubblico – ha annunciato il sindaco Carlo Salvemini - si potranno visitare per la prima volta le sale che ospitano i reperti, fra i quali molti pezzi inediti. Come la statua “togato capite”, rinvenuta solo pochi anni fa nell’anfiteatro di Rudiae durante i lavori per riportarlo alla luce. Ma in questa mostra sono esposte tante opere mai viste prima, provenienti dagli scavi fatti a suo tempo nell’anfiteatro romano di Piazza Sant’Oronzo, al teatro romano, a Palazzo Vernazza, al castello Carlo V e in altri luoghi della città. Un percorso che ci servirà a riannodare i fili della nostra storia più antica e a scoprire curiosità su usi e costumi di quelle epoche. Con questo passaggio, completiamo il progetto culturale del Must».

L’apertura della sezione archeologica è stata possibile grazie all’intervento della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Brindisi e Lecce. A curare la direzione scientifica della mostra è stata l’Università del Salento con i professori Francesco D’Andria e Paul Arthur.

Tanti personaggi nella storia antica della città

«Restituiamo ai leccesi il loro passato – sottolinea l’archeologo Paul Arthur - finalmente il Must potrà raccontare la storia di Lecce, non solo la più recente ma anche quella più antica. Un passo importante e spero non l’ultimo. Perché c’è molto da raccontare. La mia speranza è che un giorno il Must diventi veramente il museo della città che ne spieghi le origini, dalla formazione geologica e fino ai tempi recenti. A parte il barocco leccese, di cui si può dire molto, e i grandi nomi come Maria D’Enghien e Tancredi, abbiamo personaggi come Tito Schipa, abbiamo la stagione Belle Époque e lo stile Liberty. Tante storie mai raccontate almeno non a livello espositivo.

Storie che molti leccesi ignorano e che magari sono sotto gli occhi di tutti».

Al centro del progetto, naturalmente, le opere. Punto di forza dell’esposizione sarà la statua togata in marmo pregiato, a grandezza naturale, scoperta nel 2015 durante le attività di scavo all’interno del Parco Archeologico di Rudiae. Il reperto (scelto come simbolo dell’evento e presente sulla card promozionale), rappresenta un personaggio illustre, presumibilmente un magistrato locale o un membro della famiglia imperiale. Non mancheranno anche le testimonianze del santuario dedicato alla dea Iside, d’età romana imperiale, ritrovato a Palazzo Vernazza, e che sorgeva a breve distanza dal centro della Lecce romana, l’antica Lupiae. Gli studiosi hanno qui identificato i resti del portico che circondava il santuario con statue e vari oggetti che i mercanti erano soliti portare come tributo alla dea. E che sarà possibile ritrovare nella mostra. E poi svariati oggetti come alcune ceramiche medievali, tra cui una coppa in ceramica detta “lustro di Valencia”, importata dalla Spagna agli inizi del XV secolo; un corredo di tombe messapiche del IV secolo avanti Cristo e una coppa in ceramica invetriata dell’epoca di Maria d’Enghien.

L'influenza dell'Est nell'artigianato leccese

Tra i reperti che saranno presto disponibili, anche alcune testimonianze del medioevo leccese. «Nel periodo medievale Lecce era un centro di produzione di ceramica – aggiunge Arthur - grazie a un recupero effettuato nel febbraio del 2002 in vicolo degli Albanesi, abbiamo potuto portare alla luce uno scarico di fornace, ovvero gli scarti delle ceramiche. Furono trovati scarichi della seconda metà del Quattrocento da cui sono evidenti le influenze dell’altra sponda dell’Adriatico. La presa dei turchi di Otranto ha portato in città numerose persone che fuggivano dai Balcani. Molti di questi artigiani si stabilirono a Lecce portando le loro tecniche che si sono unite con quelle locali. Le ceramiche leccesi sono una sintesi dei gusti di entrambi i lati dell’Adriatico. Questa è Lecce, non solo Italia ma anche porta d’Oriente».

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