«Il mosaico di Otranto Patrimonio dell'Umanità». La richiesta all'Unesco nel nome di Maria Corti

«Il mosaico di Otranto Patrimonio dell'Umanità». La richiesta all'Unesco nel nome di Maria Corti
di Leda CESARI
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Domenica 29 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:09

Il mosaico di Otranto come patrimonio dell'Umanità. La richiesta all'Unesco arriva nell'ambito del Festival dedicato Maria Corti.

L'incontro a Otranto

Da Maria Corti al Mosaico della Cattedrale di Otranto, che nel 1480 fu risparmiato dai Turchi, a differenza del resto della chiesa, perché conteneva elementi iconografici cari anche ai musulmani. A partire da Abramo, patriarca delle tre grandi religioni monoteistiche: l’ebraismo, il cristianesimo e, appunto, l’islamismo. Un’opera di importanza storica, artistica e culturale mai troppo sottolineata, che ben meriterebbe lo status di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Da chiedere magari coinvolgendo l’ambasciatore turco in Italia, a sancire la fine di una contrapposizione che dura ormai da troppo tempo.

"L'ora di tutti", il suo libro più famoso

La proposta è stata lanciata sabato sera a Otranto, durante la prima edizione del festival dedicato alla scrittrice Maria Corti, la milanese che tanto amava la città da considerarsi otrantina d’adozione. Così otrantina da dedicare alla storia tragica dell’assedio turco e dei Martiri un libro, “L’ora di tutti”, considerato unanimemente una delle sue opere migliori.

E scritto giusto sessant’anni fa: ricorrenza che cade nello stesso anno in cui arrivano a venti gli anni da cui Maria Corti non è più su questa Terra. Pur essendo sempre ben presente invece negli studi e nelle analisi della letteratura che conta davvero. 

Sabato sera al Castello aragonese la parte “seduta” del festival, istituito dal Comune di Otranto in collaborazione con la Fondazione “Maria Corti” dell’Università di Pavia, e diretto artisticamente dalla giornalista Paola Moscardino: un omaggio a lei, “l’ultima signora delle lettere italiane”, come ebbe a definirla Umberto Eco. A dialogare con la direttrice del festival sono stati Angelo Stella, presidente della Fondazione “Maria Corti” (e suo allievo), Marzio Porro, filologo dell’Università di Milano, Brizio Montinaro, attore e scrittore, Julia Conrad, scrittrice e traduttrice, Maria Grazia D’Oria, Manni Editori. Intervenuti in video anche Elisabetta Sgarbi, fondatrice della “Nave di Teseo”, e Fabio Pusterla, poeta e critico letterario.

Una passeggiata lungo i luoghi che raccontò nei suoi romanzi

Ieri mattina, invece, la passeggiata nei luoghi che Maria Corti ha contribuito a immortalare: la Cattedrale, la Torre del Serpente, la Madonna dell’Altomare, «ma anche posti veri cui lei aveva attribuito nomi immaginari, e di cui abbiamo dovuto ricostruire la collocazione in lunghi mesi di studio sui suoi scritti», spiega Paola Moscardino. 
L’itinerario, inaugurato in questa prima edizione, rimarrà disponibile su prenotazione per tutti coloro che vorranno muoversi lungo i passi della scrittrice che tanto amò il Salento: nata a Milano nel 1915, Maria Corti aveva seguito il padre ingegnere nelle sue trasferte professionali, imparando subito ad amare la terra dei due mari - dove fu tra l’altro giovanissima docente presso l’Università di Lecce - e poi stringendo relazioni significative con gli ambienti culturali locali. E soprattutto con Otranto: la sua amata Otranto, che le fornì innumerevoli spunti letterari. E proprio la polarità Milano – Salento fu una costante della vita e dell’invenzione letteraria di Maria Corti: la sua prima opera di narrativa, il romanzo breve “La Leggenda di domani” - pubblicato postumo nel 2007 da Manni Editore - narra di una sedicenne orfana milanese (elemento narrativo fortemente autobiografico, perché Maria aveva perso la mamma giovanissima) che fugge dal convento dove studia chiedendo ospitalità a una famiglia salentina. E trascorrendo quindi la propria giovinezza tra Otranto e Santa Maria di Leuca. Quella stessa città che oggi, dopo averle dedicato un festival, già pensa a sviluppare il suo pensiero con un’iniziativa - la richiesta del riconoscimento Unesco - che, una volta andata in porto, rafforzerebbe ulteriormente l’aura di luogo ecumenico che Otranto si è già guadagnata per altri meriti, tra cui quello dell’accoglienza nelle fasi calde degli arrivi albanesi trent’anni fa.

Otranto è già "Sito messaggero di pace"

Ma, prima ancora, per essere stata nei secoli centro dove persone, religioni e culture dialogavano senza steccati: «Otranto vanta già un riconoscimento Unesco», spiega infatti il professor Angelo Stella riferendosi al titolo di “Sito Messaggero di Pace” che la città idruntina ha ottenuto nel 2010. «Ma è indubbio che il Mosaico della Cattedrale, risparmiato dai Turchi nel 1480 per la sua forte valenza ecumenica, sia religiosa che culturale, imponga questa riflessione. Soprattutto in un momento come questo - aggiunge Stella - e soprattutto grazie alla visione di Maria Corti, che con “L’ora di tutti” cercò non di dividere, ma di avvicinare due mondi, raccontando appunto di come anche i Turchi rimasero abbagliati dalla bellezza di Otranto».

Quella del riconoscimento Unesco è un’idea, aggiunge il presidente della fondazione dedicata alla scrittrice, «e vedremo se le autorità cittadine, laiche e religiose, la raccoglieranno, perché lo dobbiamo al Mosaico, che tra l’altro meriterebbe di essere scoperto in tutto il suo splendore, non coperto dai banchi della chiesa: è talmente ispirato, “religioso” da funzionare senza ulteriori elementi. Lo dice nel suo libro proprio Maria, che chiamava la Cattedrale “la signora”: il mosaico di Otranto è di tutti, non solo degli otrantini. Come il Salento, luogo unico per la sua grande spiritualità».

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