Dal MarTa con la Cultura il ponte sul Mediterraneo

Dal MarTa con la Cultura il ponte sul Mediterraneo
di Francesca RANA
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Venerdì 21 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:45

Archeologia, cultura e musica, mostre e spettacoli animeranno il 28 novembre 2021 la 1ª Giornata Internazionale del Mediterraneo, al MarTa, Museo nazionale archeologico di Taranto. Al museo tarantino, ieri mattina, è stata preannunciata questa iniziativa culturale di Union for the Mediterranean o Union pour le Mediterranée (organizzazione intergovernativa di Unione Europea e 15 paesi nel Mediterraneo sud orientale) in contemporanea alla firma di due accordi: un protocollo di intesa triennale tra il MarTa ed il Chieam di Bari, Istituto agronomico Mediterraneo e partner di Unione per il Mediterraneo; e una lettera di intenti tra il MarTa, il Chieam di Bari e la fondazione “L’Isola che non c’è”, su organizzazione congiunta e realizzazione di eventi sul Mediterraneo, con il coinvolgimento di enti istituzionali nazionali e internazionali, insieme alla direzione generale Cooperazione allo Sviluppo al Ministero di Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. 

L'album di Al Bano

In sostanza, questa occasione autunnale equivarrebbe a una prima tappa di un festival itinerante mediterraneo sulla valorizzazione culturale, allargato successivamente ad Algeria, Libia, Marocco e Tunisia, e Al Bano Carrisi, intervenuto alla stessa cerimonia, potrebbe presentare il suo nuovo progetto artistico, in lavorazione, sul Mediterraneo, non ancora registrato: «Prenderò una canzone albanese, una ebraica, una libica - ha spiegato ai giornalisti - di tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, il meglio, e le “albanizzerò”, se mi è concesso. Dobbiamo respirare la musica che ogni nazione ha saputo creare, per se stessa e gli altri. Io faccio il messaggero, il messaggero di note in questo caso. Voglio condividere con gli altri la ricerca, la bellezza che la musica riesce a dare a chi la sa ascoltare».

Un bisogno interiore lo ha spinto a fare questo esperimento creativo e il confronto sul titolo dell’album continua: «Arie del Mediterraneo o Venti del Mediterraneo (già il preferito di molti) o Canzoni del Mediterraneo. A ottobre, forse prima, mi auguro di aver già finito il lavoro. Se il buon Dio vuole, sarò a Taranto». 

Nel frattempo, ieri ha regalato ai presenti un’improvvisazione di “Amara terra mia” di Domenico Modugno e condiviso il suo auspicio di tornare alle origini antiche: «Taras, Tarentum, Taranto, è stata una delle capitali del Mediterraneo, è stato un piacere stare in mezzo a voi, ascoltarvi. Chi sa ascoltare, cresce ancora di più». 
La direttrice, Eva Degl’Innocenti, prima di guidare personalmente gli ospiti nelle sale, ha spiegato gli scopi di queste alleanze e il senso di un patrimonio culturale identitario trasversale a diverse epoche, sfida di unione e non di divisione, a volte materiale, altre immateriale: «Taranto è ponte d’Europa sul Mediterraneo, crocevia tra Mediterraneo Orientale e occidentale.

A novembre, ci sarà un primo progetto comune al MarTa, scrigno del passato, cantiere del futuro».

Gli scambi culturali

Parallelamente, inizieranno la collaborazione scientifica, lo scambio di competenze, e si pensa a un confronto con il Museo Nazionale del Bardo di Tunisi e alle opportunità di Pnrr italiano e Just Transition Fund, sul fronte culturale. I rappresentanti di tutti gli enti firmatari - Maurizio Reali, direttore del Chieam di Bari, Franco Giuliano e Lino Patruno, rispettivamente presidente onorario e componente di fondazione “L’Isola che non c’è” - si sono confrontati su una Puglia di prosperità, pace e libero scambio, e sull’intenzione di includere tutte le università nel Mediterraneo e nei Balcani nel recupero di questa centralità, molto importante in passato, e, si spera, in avvenire.

L’ambasciatore Giorgio Marrapodi, direttore generale Cooperazione allo Sviluppo al Ministero di Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, in virtù di precedenti collaborazioni con il Chieam di Bari su programmi di sviluppo in area mediterranea, è venuto a rendersi conto di potenzialità e prospettive di ulteriori sinergie nel settore culturale: «Noi abbiamo investito sempre in programmi di cooperazione allo sviluppo, miranti alla tutela del patrimonio culturale, al patrimonio storico archeologico, al recupero di centri storici nei paesi partner. Tanti sono i progetti con i musei archeologici. La vice ministra degli Esteri ha firmato un accordo insieme all’Unesco di restauro al Museo di Beirut, o a Khartoum e in Afghanistan. Non posso citarli tutti. In dieci anni, siamo intervenuti in 33 Paesi. Investire in cultura è un modo per raggiungere gli obiettivi di Agenda 2030. Attraverso la creazione di occupazione nella cultura, creiamo reddito. Sosteniamo il turismo sostenibile e le attività artigianali a livello locale. In generale, abbiamo centinaia di progetti in tutti i settori e mi faceva piacere particolarmente portare questa testimonianza a Taranto, essendo io calabrese. Lo Jonio è il mio mare».

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