L’arte che racconta la magia del cinema

L’arte che racconta la magia del cinema
di Carmelo CIPRIANI
5 Minuti di Lettura
Sabato 12 Febbraio 2022, 05:00

“Da bambino pensavo che gli autori dei manifesti del cinema fossero i più grandi artisti mai esistiti. Altro che Michelangelo. Altro che Van Gogh. C’era una tale potenza e contemporaneamente un tale realismo in quelle immagini che ne ero totalmente soggiogato. Mi affascinavano molto di più degli stessi film”. Parole di Milo Manara, grande fumettista, tra i più significativi del Novecento, che proprio alla cartellonistica cinematografica deve parte del suo talento e del suo immaginario. Un pensiero condivisibile il suo anche da quanti non hanno fatto dell’illustrazione la propria vita. 

Il manifesto, tanto e forse più del trailer, rappresenta l’elemento cardine dell’azione di richiamo. Anche da esso dipende il successo di un film, e non solo in prima battuta. Quanti di noi, infatti, ricordano il manifesto di un film più del film stesso? Quanti sono stati convinti a vederne uno da quel connubio vincente tra titolo e immagine, tra testo e grafica? Sicuramente molti, forse più di quanti possano rispondere coscientemente a queste domande. Le immagini, com’è noto, agiscono in un doppio senso anche a livello subconscio: da un lato contribuiscono a plasmare le nostre predilezioni, dall’altro le assecondano mostrandoci ciò che desideriamo vedere. È dunque un compito arduo quello dei creatori di manifesti cinematografici, veri e propri artisti, che a quei gusti devono puntare, assicurando implicitamente allo spettatore che il film che promuovono li soddisferà. E non è un caso che negli ultimi decenni, seppur con alterne fortune, l’interesse per i manifesti cinematografici - ma anche pubblicitari, teatrali, turistici - si sia moltiplicato portando, nell’ordine, alla creazione di importanti collezioni, a misure di specifica tutela e all’apertura di appositi musei, dal Museo del Manifesto cinematografico di Milano al Magma di Civitanova Marche, fino al Museo del Manifesto di Parabita, fondato nel comune salentino dal compianto artista Rocco Coronese.

Vere "opere d'arte", anche nel prezzo

Indice del successo di questa specifica forma d’arte sono anche i risultati da record raggiunti nelle pubbliche aste. Come non pensare al manifesto di “Metropolis” di Fritz Lang venduto nel 2005 a quasi settecentomila dollari o a quello di “King Kong” aggiudicato nel 2012 a poco meno di quattrocentomila. Cifre stratosferiche che raccontano del successo di oggetti cult ma anche della consacrazione di quella che oramai a tutti gli effetti è considerata una forma d’arte, autonoma e non succedanea al cinema. Per i loro creatori una locandina non rappresenta solo la scena simbolo del lungometraggio, ma una sintesi artistica accattivante: “Andando a vedere il film, non avrei trovato quella scena così eloquente, così simbolica. In un’unica scena, rappresentata a tinte forti e drammatiche, era racchiuso molto di più di quanto il film mi avrebbe poi raccontato in un’ora e mezza” ha precisato nel suo ricordo Manara. 

La mostra a Bitonto

A partire da oggi (inaugurazione alle ore 18.30), a Bitonto, nella chiesa di san Francesco della Scarpa, una nuova mostra intitolata “Un dipinto chiamato cinema” omaggia l’arte del manifesto cinematografico. Protagonisti sono i manifesti custoditi nei depositi dell’ex Cinema Traetta da Franco De Caro, scomparso l’anno scorso, la cui vita si è caratterizzata per un impegno alla crescita della comunità e alla valorizzare dei giovani. I manifesti, selezionati dall’artista disegnatore Michele Santoruvo, hanno prescelto come tema “La commedia italiana d’autore”, con preferenza rivolta ad interpreti intramontabili quali Totò e Alberto Sordi.

Ed ecco quindi che nell’allestimento si succedono le locandine di film oramai mitici: “Totò terzo uomo”, “Totò all’inferno”, “Totò a colori”, “Totò truffa”, “Totò, Peppino e i fuorilegge”, “Totò cerca casa”, “Il medico della mutua”, “Il marchese del Grillo”, “La grande guerra”, “Un italiano in America”. A questi manifesti si affiancano quelli di alcuni film di fantascienza tra cui “L’uomo che fuggì dal futuro” del 1971, considerato il primo lungometraggio di George Lucas, padre di “Star Wars”, saga cult di questo genere, “Dalla terra alla luna” del 1958, trasposizione cinematografica del libro di Jules Verne, “Terrore nello spazio” del 1965, film di produzione italiana considerato ispiratore per il capolavoro di Ridley Scott “Alien”. 

Le "reinterpretazioni" dei giovani artisti

Accanto ai manifesti in mostra, poi, a Bitonto sarà possibile ammirare anche delle reinterpretazioni originali disegnate da giovani artisti: Felicia Romeo, Giuseppe Balestra, Salvatore Modugno, Andrea Truant, Paolo Pizzuto, Ettore Basciano, Vittoria Ricci, Roberta Porpora, Sidarta Bardus, Alessio Lomanto, Marina Mundo, Michele Santoruvo, Alessia Genchi, Raffaella Fabbri, Francesca Mazzacane, Dora Po, Michele Barone. Accompagna la mostra un catalogo con interventi della Presidente del Consiglio Regionale della Puglia Loredana Capone, del sindaco Michele Abbaticchio, della famiglia De Caro Marinelli, di Nicola Pice e Francesco Paolo Del Re. 
Nell’ambito della cerimonia di inaugurazione il regista Enzo Piglionica tratterà il tema “L’importanza dell’immagine nei manifesti cinematografici”.

Lo spettacolo finale

A chiusura della mostra nel Teatro Traetta il 4 marzo alle ore 20 si svolgerà uno spettacolo-monologo sulla evoluzione del genere Space Opera, a partire dagli anni ’50 e ’60 fino ai film cult più moderni. La performance musicale, che sarà eseguita dal Gruppo RGBPrisma, solisti Claudio La Rocca e Stefano De Vivo, prevede un mashup di una selezione di colonne sonore dei più importanti film di fantascienza. La mostra è organizzata dalla Fondazione De Palo-Ungaro con il contributo finanziario del Consiglio Regionale della Puglia e il patrocinio del Comune di Bitonto, in collaborazione con i giovani del Comitato organizzativo nell’ambito del CultOra Festival 2021-Ex labore to works, che ha la finalità di valorizzare e offrire un evento culturale divulgativo e trasversale tra le diverse conoscenze e arti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA