"Ciao Topolino", a Trepuzzi il romanzo di Loredana Ruffilli sulla pedofilia

"Ciao Topolino", a Trepuzzi il romanzo di Loredana Ruffilli sulla pedofilia
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Mercoledì 15 Maggio 2019, 12:34 - Ultimo aggiornamento: 12:35
In un paese del Sud Italia la vita integerrima e prevedibile di un professore nasconde un lato oscuro e mostruoso. Il protagonista, permeato da un senso di onnipotenza, scommette sulla propria infallibilità per nascondere i suoi delitti. Ma come ogni essere umano ha delle debolezze: saranno proprio queste a tradirlo e a rivelare al mondo la sua natura malvagia e le violenze perpetrate ai danni di un ragazzo fragile e indifeso.

“Ciao Topolino” (Lupo Editore) è l’avvincente romanzo di Loredana Ruffilli che oggi alle 19,30 sarà presentato in un incontro nel salone dell'Oratorio "Giovanni Paolo II" di  Trepuzzi, dove l'autrice dialogherà con Teresa Romano, docente del Calasanzio Cultura e Formazione, dopo i saluti del parroco della Sta Famiglia don Alessandro Scevola e del presidente della Fondazione Città del Libro Cosimo Valzano. Ingresso libero.

A dispetto del titolo, quello realizzato da Loredana Ruffilli, nativa di Squinzano e docente di Lingue Straniere nella scuola dell’obbligo, è un racconto crudo, senza filtri, sulla pedofilia e sulla pedopornografia. “Che cos’è che rende scontento un uomo? - scrive l’autrice - Una infinità di problemi che esistono e nessuno è capace di risolvere, e senza risoluzione la pace, quella vera, è irrealizzabile. Allora entra l’ipocrisia a tamponare le falle, la stessa ipocrisia che uccide giorno dopo giorno, che porta all’inferno e fa credere di stare in paradiso. Il tormento interiore non viene risolto, ma viene camuffato; il problema non viene guardato negli occhi, come non si guarda negli occhi se stessi, non ci si perdona”.

La mostruosità genera mostruosità, in un ciclo che difficilmente può essere interrotto. In tanto orrore, vengono evidenziate le carenze della società: la scuola, che dovrebbe essere un rifugio sicuro per i giovani, diventa teatro di violenze perpetrate ai danni di un ragazzo fragile e indifeso. E’ in questo contesto che il protagonista, permeato da un senso di onnipotenza, scommette sulla propria infallibilità per nascondere i suoi delitti. Ma come ogni essere umano ha delle debolezze: saranno proprio queste a tradirlo e a rivelare al mondo la sua natura malvagia. La storia si sviluppa quindi “in un dietro le quinte imprevedibile” che è anche testimonianza e denuncia e che “scava in una realtà sociale tra le più sicure, come il mondo della scuola, talvolta intriso di cecità ed ambiguità”.

Nell’individuare il mostro vi è un’analisi accurata delle cause che hanno portato alla manifestazione della depravazione. E alla fine solo l’alter ego del professore, nelle sembianze del suo cane, un feroce dobermann, sarà l’unico essere che proverà per lui un senso di pietà. 
 
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