Narciso, due voci e un'indagine sui suoi tanti volti

Narciso, due voci e un'indagine sui suoi tanti volti
di Francesco FISTETTI
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Giugno 2021, 08:37

Il saggio di Massimo Guastella, Narciso. L'amore senza la distanza naufraga (Mimesis 2020) e il volume di Vittorio Lingiardi, Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo (Einaudi 2021), pur parlando linguaggi tra loro molto distanti, se letti in controluce, si integrano a vicenda mostrando la complessità e la polisemia del tema del narcisismo, che dall'antichità ai nostri giorni la letteratura, le arti, la filosofia, la psicoanalisi, le scienze sociali e perfino le neuroscienze non hanno mai cessato di indagare come una sorta di enigma dell'anima umana.

Due voci a confronto


Studioso di filosofia e organizzatore culturale il primo, psicoanalista di successo il secondo, entrambi della figura di Narciso ci restituiscono la stratificazione simbolica e la fenomenologia delle varianti a cui essa è stata sottoposta nella storia della cultura occidentale.
Lingiardi mobilita una pluralità di fonti, dalla letteratura (Melville, Gadda, Valéry, Wilde) al cinema e alla psicoanalisi a partire dal suo fondatore S. Freud. Quando Narciso svanisce, lasciando al suo posto un fiore «color di croco al centro, e in giro petali bianchi», Ovidio nelle Metamorfosi lo raccoglie e ne fa un mito, mentre Freud vi scorge il simbolo di una realtà psichica: il narcisismo. Egli lo definisce come quello stato in cui l'Io trattiene presso di sé la libido, e ciò in ricordo della favola greca del giovane Narciso, che s'innamorò della propria immagine riflessa». Da allora narciso è chi non riesce a fare i conti con l'altro o li fa troppo tardi, è chi resta intrappolato nella propria autoreferenzialità senza mai sporgersi al di là dello specchio che rifrange l'immagine del proprio sé.

Saper guardare oltre lo specchio


In gioco, spiega Lingiardi, è la nostra capacità di guardare se lo specchio, oltre noi stessi, riflette qualcun altro. E quando nello specchio non vediamo nessun altro all'infuori di noi stessi, è lì che cominciano i problemi, legati al diventare adulti, alla maturazione della personalità, alla relazione con l'altro. Lingiardi richiama la lettura dello stadio dello specchio data da Lacan per il quale vi è una lacerazione costitutiva nella formazione dell'Io, nel senso che mentre diventiamo un Io ci dividiamo da noi stessi, proprio come dimostra il bambino che per la prima volta scopre la propria immagine nello specchio: l'essere del soggetto non riuscirà mai a coincidere con la sua proiezione ideale.

La scissione corpo immagine


Anche Guastella mette al centro della sua lettura di Ovidio la scissione tra il corpo e l'immagine. Il poeta ci dice che, mentre beve alla fonte, invaghitosi della forma che vede riflessa, spera in un amore che non ha corpo, crede che sia un corpo quella che è un'ombra. Commentando con finezza interpretativa il racconto di Ovidio, Guastella sottolinea che il riconoscimento da parte di Narciso che quella riflessa è semplicemente la sua stessa immagine (Ma questo sono io! La mia immagine non mi inganna più) rivela paradossalmente che ciò che egli bramava non era l'altro, ma lui stesso.

Il fallimento della reciprocità


Qui sta la radice dell'illusione narcistica, che potremmo dire consistere nel fallimento della reciprocità, nella incapacità di staccarsi dal proprio corpo e nella volontà di annullare la distanza dall'altro possedendolo come un oggetto.
Con Blanchot Guastella ricorda che l'io e l'altro non vivono nello stesso tempo e, anche nell'essere insieme degli amanti, non giungono mai a una fusione comunionale che ne cancelli la distanza e la differenza.

In questa prospettiva, si comprende meglio la profezia di Tiresia. Interpellato dalla ninfa Liriope, che aveva partorito Narciso in seguito allo stupro inflittole dal fiume Cefiso, su quale sarebbe stata la sorte del figlio, egli aveva risposto che Narciso avrebbe goduto di una lunga vecchiaia solo se non avesse conosciuto se stesso (si se non noverit). L'oscuro vaticinio di Tiresia rinvia al conosci te stesso di Socrate, che, come osserva Guastella, presuppone che l'oggetto della conoscenza, il proprio sé, sia qualcosa di sconosciuto, un vero e proprio enigma. La maledizione della ninfa Eco, innamorata di Narciso e da lui respinta - che egli possa innamorarsi e non possedere anche lui chi ama - attesta a sua volta lo stesso meccanismo di espulsione dell'altro: anche Eco vede solo il suo desiderio di possedere.

La crisi di identità del soggetto


Ecco allora il punto d'incontro tra la lettura di Guastella e il testo di Lingiardi. Entrambi investigano quella che possiamo chiamare la crisi di identità del soggetto del nostro tempo, proteso alla ricerca spasmodica del suo essere-se-stesso. In questa tensione permanente, esso è preda, come spiega Lingiardi, di una molteplicità di varianti narcisistiche che servono a preservare un senso di stabilità e sicurezza nelle sfide esistenziali che riguardano l'autonomia, l'autostima, l'autenticità e in fin dei conti il sentimento della nostra identità. Vi è una serie di configurazioni narcisistiche, con una scala infinita di sfumature, che Lingiardi analizza con ricchezza di dati clinici e psicopatologici: dai narcisisti grandiosi (dotati di un sentimento di onnipotenza che li conduce a manipolare gli altri) ai narcisisti fragili (caratterizzati da grandiosità nascosta e da senso di vulnerabilità) fino ai narcisisti maligni, che possono presentare tratti paranoici, antisociali e sadici. Entrambi questi testi, dunque, ognuno a suo modo, mettono l'accento sul fatto che non è solo la nostra società a essere, come afferma Zygmunt Bauman, liquida, ma anche il soggetto che la abita è altrettando fluido in tutte le sue appartenenze: di nazione, di cultura, diclasse, di status, di genere.
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