Leggero e ironico: l'asino di Gambarotta ci insegna il senso delle cose

Leggero e ironico: l'asino di Gambarotta ci insegna il senso delle cose
di Claudia PRESICCE
4 Minuti di Lettura
Venerdì 30 Luglio 2021, 05:10

Qualcuno si ricorderà un impronunciabile titolo di un poemetto firmato da Giacomo Leopardi negli anni Trenta dell’800: Paralipomeni della Batracomiomachia. Si disquisiva in versi, sotto una veste favolistica (straordinariamente ironica visto l’autore), degli avvenimenti politici rivoluzionari degli anni Venti in Italia, di protagonisti come granchi e rane che in verità erano austriaci, borbonici, e così via…
Ora, volendo compiere un ardito volo pindarico, leggendo il libro di Bruno Gambarotta “La confraternita dell’asino” chissà perché viene in mente un analogo sarcasmo. È la sagacia alla quale lo scrittore, autore e tante altre cose, torinese ci ha abituato da sempre, e che però riesce sempre a spiazzare e farci sorridere, come solo i grandi sanno fare, delle tragedie umane che ci circondano. Non si parla di pandemie, ma di una società credulona e armeggiona che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno e nella quale ci stiamo abituando a galleggiare. Ognuno col suo stile di nuoto.

Il destino dei personaggi


Il senso del libro è in una storia incredibile in cui tanti personaggi, in apparenza normali, diventano davvero pedine di una scena in cui i loro gesti sembrano sempre meno “umani” (e vengono in mente i topi, le rane…). Non si trasformano in animali in realtà, però compongono un circo incredibile nel quale ognuno di loro cerca di capire come può cavalcare una particolare situazione che si crea davanti agli occhi e farla diventare l’opportunità della vita attesa da tempo. Di necessità virtù, dice il proverbio…
Però chiamare “virtù” un modo per fare soldi, crearsi popolarità e successo appresso ad improbabili interpretazioni che valorizzano all’eccesso eventi casuali, e non talenti o meriti, non è una cosa semplice. Vero è che spesso oggi si ama parlare di “serendipity”, trovare una cosa cercandone un’altra, e in un paese dei balocchi (come il nostro) può provocare uno sproposito che neanche si immagina. E di serendipity si parla anche qui. Senza svelare la trama di una storia “semplice” nella quale però se ne scorgono tante altre (prese e rimpastate dalla cronaca dei nostri giorni, come per esempio un politico in carriera che si aggira pieno di rosari e crocifissi comprati in Cina…) qui si racconta di Delfino Malvasia, giornalista precario che ha il mito di Indro Montanelli e cerca ogni giorno di pensare a quello che avrebbe fatto il suo idolo nelle situazioni che gli capita di vivere.

La metafora del precariato


Il racconto del precariato, che porterà il nostro a cavalcare (nel vero senso della parola, grazie a un asino) eventi che lo porteranno a fare una certa carriera, è incisivo molto più di qualunque brodaglia redatta da sindacalisti scoloriti degli ultimi tempi. Un esempio? “È stato il caposervizio a ordinargli di presenziare al funerale. Per la verità gliel’ha solo consigliato ma per un collaboratore senza contratto un consiglio equivale a un ordine…”: ecco in poche righe un quadretto della precarietà nella quale i giornalisti italiani oggi navigano, senza contratti e senza garanzie, una categoria di persone invisibili che spesso portano sulle spalle il peso di intere pagine.
Ma il dono di Gambarotta è quello di fare ironia sulle cose serie, riuscendo ad alleggerire ma, al tempo stesso, a denunciare. E anche quando il malcapitato giornalista sbaglia qualcosa, il primo pensiero è quello di un’intera categoria di vessati. “Una bella e stringata lettera di dimissioni, ecco quello che ci vuole. Ma ci si può dimettere senza essere stati assunti?....”. Ecco un enigma che attanaglia Delfino Malvasia il collaboratore ricompensato un tanto ad articolo pubblicato. In cerca dunque del “pezzo” della vita, quello per svoltare ed essere finalmente apprezzato e magari assunto, si ritrova a inseguire anziani signori dalle idee strampalate che dimostrino la loro lieta longevità. Per esempio un 90enne che fa parapendio che purtroppo cade rovinosamente davanti ai suoi occhi di reporter rampante quando dalla redazione volevano una storia felice: e quindi neanche questo pezzo potrà essere pubblicato. Allora quando pensa che escogitare percorsi facili per avere successo è impossibile, la vita gli darà l’opportunità di un “premio” arrivato grazie a un asino, cavalcato per indagare su una strana ritualità scoperta nella provincia torinese. E se Delfino diventasse dopo una caduta rovinosa dalla groppa dell’asinello un leader dei precari, un guru, trovasse l’amore e qualcuno gli offrisse pure di dirigere un giornale?
Troppo strano sì, eppure se ci si mettono di mezzo movimenti di liberazione degli animali, un mondo della comunicazione impazzito e tante altre variabili e paralipomeni tutto potrebbe quadrare.

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