Viaggio nella letteratura che racconta la Storia

Viaggio nella letteratura che racconta la Storia
di Claudia PRESICCE
5 Minuti di Lettura
Martedì 10 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:14

L’intento è nobile e necessario. Ed è una cosa che si fa troppo di rado: rimettere al centro la migliore cultura letteraria della storia italiana, quella fondante da cui il nostro pensiero migliore è stato fecondato. E interrogarla, chiederle il senso delle cose, delle più profonde emozioni umane che travalicano il tempo e restano le stesse, latori di risposte e domande sempre uguali prodotte dall’animo inquieto, tra la metafisica e la visionarietà tipiche di menti vivaci. Per questa volta la parola infatti va ai classici, quelli con la “c” maiuscola, nei capitoli del denso volume “Interrogare i testi. Da Dante a Leopardi” firmato da Giuseppe Antonio Camerino. Non è un caso che in questi saggi si guardi al cuore della Letteratura italiana, intarsiando ragionamenti complessi tra piccoli tratti di grandi produzioni poetiche.

Pagine che regalano sempre nuovi contenuti in cui specchiarsi

L’autore Giuseppe Antonio Camerino, docente emerito di Letteratura italiana nell’Università del Salento, di Manduria, classe 1942, che tra le tante cose è stato anche professore ospite in Germania (Heidelberg) e nel Regno Unito (Hull), al centro dei suoi studi ha spesso incontrato grandi autori antichi e moderni, con uno sguardo particolare su Dante, il Settecento, il primo Ottocento e il primo Novecento.
Sulla scia del suo lungo operato, Camerino si sofferma tra queste pagine su temi letterari altissimi, su momenti apicali della letteratura che regalano sempre nuovi contenuti in cui specchiarsi.

“Il titolo ‘Interrogare i testi’ allude a un metodo di studio – spiega lui stesso nelle Note introduttive al volume – che tende a stratificare le analisi sui testi d’autore con approfondimenti condotti in modo graduale, a più riprese e a più livelli.

La finalità è fare emergere, in modo innovativo, motivi topici, di estremo interesse e valore ermeneutico. Si tratta in più casi di aspetti inesplorati…”.

L'Illuminismo meridionale e l'opera di Leopardi e la letteratura romantica

Il libro è infatti composto da sedici capitoli che analizzano, in modo originale, e a volte anche tecnico, alcuni testi di autori della letteratura italiana che hanno operato nell’arco di tempo compreso tra l’epoca di Dante Alighieri e quella di Giacomo Leopardi, due capisaldi della cultura occidentale. E sono poi raccolti in appendice due sguardi particolari, due saggi a parte rivolti il primo ad autori dell’Illuminismo meridionale e un altro, critico, sulla posizione dell’opera di Leopardi in rapporto con la letteratura romantica. Le tematiche spaziano dunque oscillando tra gli spunti infiniti che i versi letterari di grandi autori possono stimolare, a cominciare da Dante. Il concetto di ‘acqua’ ad esempio, nel primo capitolo, si collega alla poesia, come fonte a cui abbeverarsi, ed è un simbolo nel verseggiare del sommo poeta utilizzato in tante situazioni differenti. È analizzato in queste pagine del libro in relazione all’ingegno, “acqua” e “ingegno” colti nel loro fluire letterario, tra metafore nautiche come “la navicella del mio ingegno”.

“È in una tale concatenazione di rimandi che il tema della vocazione alla poesia, alla versione della metaforica acqua dell’ingegno, viene a saldarsi col tema topico dei militi del dire poetico” chiosa Camerino. Ma è solo un primo assaggio perché i capitoli sono orientati verso prospettive eclettiche, ognuno con un suo discorso e una sua analisi a parte. Si parla per esempio in un altro saggio (o capitolo che dir si voglia) della lezione di Dante in un autore da lui lontanissimo nel tempo, come Vittorio Alfieri, come della “più feconda per la sua poetica e la ricerca del linguaggio delle passioni tragiche”. E quel linguaggio tragico di cui si rintracciano derivazioni di lezioni dantesche sarà una caratterizzante sfumatura dell’opera di Alfieri, un nucleo portante imprescindibile. Spigolando tra gli argomenti che toccano davvero corde lontane navigando nei vasti orizzonti del panorama letterario classico italiano, si analizza ad un certo punto, nel capitolo VI l’operato di Niccolò Macchiavelli, in relazione al suo viaggio tra Svizzera, Germania e Tirolo con una delegazione fiorentina. Ai suoi occhi gli “Alemanni, ricchi e parsimoniosi, conducono vita rozza e libera – scrive l’autore – massimo obiettivo delle libere città dell’Impero è mantenere la loro libertà; obiettivo persino più importante dell’ampliamento della loro potenza” spiega ancora Camerino rifacendosi al “Rapporto di cose della Magna” compilato dal Machiavelli.

Appaiono in sostanza questi “popoli della Magna”, come il letterato li definisce, semplicemente frugali e sobri e dunque, ed è la cosa più rilevante, molto meno condizionati “dai bisogni esistenziali rispetto ai popoli della penisola italiana”. Ed è un assaggio di come la storia letteraria sappia raccontare il presente con poche parole. Oppure nel quindicesimo capitolo si concentra l’attenzione sulla parola “mito” non utilizzata da Leopardi, ma sostituita spesso con il termine maiuscolo di “Favole”. Ciò non vuol dire però che un profumo di mitologia scarseggi nell’opera del geniale poeta.

“È tuttavia possibile – spiega Camerino – riconoscere nell’opera leopardiana alcune raffigurazioni di tipo allegorico assunte in veste di mito, ma solo in senso rigido, non modificabili nei particolari descrittivi, a differenza di quanto avveniva nelle figure allegoriche della tradizione letteraria…” (e il riferimento va all’esempio delle “Metamorfosi” di Ovidio). Ma dopo aver ricordato l’assunzione in chiave mistica e allegorica di personaggi come Bruto e Saffo nelle opere del recanatese, si arriva al punto cruciale del saggio: la “Ginestra” e la sua “nobil natura” in cui si identifica una “figura, non storica, ma mitica, in cui Leopardi simboleggia, con estremo rigore, il destino dell’infelicità del vivere”. Ed è anche questo un tema infinito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA