"Lecce svelata. Barocco, segreti e misteri": un volume prezioso e unico in edicola con Quotidiano

Dal 31 maggio il libro che, attraverso i racconti, traccia una mappa ideale per ripercorrere e vivere la città in un viaggio affascinante e unico

"Lecce svelata. Barocco, segreti e misteri": un volume prezioso e unico in edicola con Quotidiano
di Eleonora L.MOSCARA
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Domenica 28 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 13:18

Se passeggiare tra i vicoli del centro storico di Lecce, il capoluogo salentino scrigno del barocco più autentico, è un’esperienza meravigliosa e intensa, svelarne i misteri e i luoghi più nascosti è qualcosa di unico. Grazie al libro “Lecce svelata. Barocco, segreti e misteri”, da mercoledì 31 maggio in edicola con Nuovo Quotidiano di Puglia al costo di 3,80 euro (più il prezzo del giornale), e all’apporto di firme autorevoli di giornalisti, studiosi e scrittori appassionati, scopriamo come recuperare storie e aneddoti significhi costruire un percorso ideale tra luoghi e personaggi che si sono succeduti nei secoli in questa amabile città. L’obiettivo? Consegnare «ai numerosissimi visitatori, ma anche agli stessi abitanti e ai salentini che hanno nel capoluogo un punto di riferimento imprescindibile, uno spaccato di vita che solca le epoche per offrirsi a noi», così come spiega nella presentazione il direttore del giornale Rosario Tornesello. Ed è così che tra i testi realizzati da Maria Agostinacchio, Mario Bernardini, Mario Cazzato, Leda Cesari, Fernando Cezzi, Giovanni Colonna, Pietro Copani, Antonio Errico, Giovanna Falco, Francesco Gabrieli, Giorgio Mantovano, Eraldo Martucci, Giacomo Mazzeo, Pietro Palumbo e Gilberto Spagnolo, con il contributo fondamentale di ArtWork, i racconti si districano tra divulgazione, valorizzazione e scoperta.  Un viaggio ideale reso possibile anche grazie alle foto di Claudio Longo, Ivan Tortorella e Marco Verri.

Scomuniche e atti di fede nella città della vertigine

Il primo capitolo intitolato “Lecce, sempre perduta e sempre ritrovata” è a cura di Antonio Errico, saggista salentino che con la sua penna ci ha donato scritti incantevoli, testimoni della immensa passione che lo unisce alla sua terra proprio come in “Viaggio a Finibusterrae”. In questo scritto realizzato per il supplemento del giornale si fa ingresso in una Lecce sognante, vista dagli occhi di un provinciale. La diffidenza tra questi ultimi e i leccesi è una questione molto più antica di quanto non pensiamo. Lecce vista dalla prospettiva di uno “straniero” sembra una città irreale, in cui perdersi per poi ritrovarsi nello stupore della meraviglia che ti assale. «Il provinciale a Lecce – si legge nel libro - pensa che solo smarrendosi può avvertire la vertigine che provoca lo splendore del barocco, solo con uno sguardo distratto lasciato cadere in un vicolo, un cortile, su un balcone incorniciato di gerani». E sì, perché ci vuole una certa pratica per smarrirsi in una città come ci si smarrisce in una foresta come dice Walter Benjamin citato da Antonio Errico, il quale capisce che quel provinciale di cui scrive: «A distanza di molti anni ancora continua a smarrirsi per le strade della città. Volutamente. Voluttuosamente. Perché (…) permane e prevale lo stupore, ad ogni età». Andando avanti tra i capitoli, la storica dell’arte Maria Agostinacchio ci racconta nel capitolo “Teresa Paladini e le nobili di detta città e vergini, vedove e maritate” la storia di uno dei luoghi simbolo del centro storico: l’ex Conservatorio di Sant’Anna Luogo nato per volontà di Teresa Paladini, aristocratica leccese dal carattere risoluto, con l’obiettivo di accogliere nobili donne votate a una vita monacale, secondo quanto disposto dalle volontà del marito Berardino Verardi di cui lei fu fedele esecutrice testamentaria. «Egli nominò sua moglie Teresa erede universale, - si legge nel libro - disponendo che dalle entrate dei suoi beni lei dovesse «edificare e fondare» un Conservatorio con chiesa per il «sostentamento di tante signore quante saranno capaci le entrate di detta eredità; bastando che tali signore siano nobili di detta città e vergini, vedove e maritate».

I retroscena e gli spaccati in una mappa ideale

Bellissimi e  coinvolgenti tutti i racconti, che punteggiano Lecce di aneddoti e storie note e inedite, in un percorso ideale rappresentato nella mappa dei luoghi che apre il libro.

Così i capitoli firmati da tutti gli autori citati all'inizio. Tra  questi non poteva mancare un omaggio a Cosimo De Giorgi, studioso nato a Lizzanello nel 1842, medico e scienziato cui dobbiamo alcune delle pagine più complete sulla storia locale. In “L’uomo che scoprì l’anfiteatro: Cosimo De Giorgi e le fake news del passato”, l’architetto Pietro Copani sviscera una delle più antiche leggende della città, quella dei “passaggi sotterranei”, spesso legati a luoghi significativi e strategici secondo testimonianze “certe” tramandate nel tempo da fantomatici anziani parenti. Mario Cazzato, autore di diversi contributi, ci porta per la Lecce scomunicata, quando il vicerè di Napoli ordinò che i mulini nelle chiese fossero soppressi determiando la scomunica per sindaco e governatore e la città interdetta al culto. E poi:  i ninfei di Giacomo Mazzeo, il vescovo poi papa di Gilberto Spagnolo, il san Francesco della scarpa di Giovanni Colonna, il delitto d'onore di Fernando Cezzi, il Tito Schipa di Giorgio Mantovano, il ritorno a Lecce in un racconto di Francesco Gabrieli del 1930. E ancora: l'amico Fritz tratteggiato da Eraldo Martucci, la bambagia prodigiosa di Giovanna Falco, la monacazione in un racconto di Pietro Palumbo del 1912, la mitica Mara tratteggiata da Leda Cesari, il mistero di Rudiae ripercorso da Mario Bernardini nel 1967. Tutto per chiudere, ancora con Cazzato, con un suggestivo racconto su Lecce città d'arte, se ne frega di chi arriva e di chi parte.

Il contributo di ArtWork

In questo libro edito da Nuovo Quotidiano di Puglia, con il contributo fondamentale di ArtWork, società leader nella valorizzazione culturale del territorio, per la grafica di Edizioni Grifo, la città di Lecce, fra racconti e misteri svelati, giunge a noi lettori in una summa della passione che unisce gli autori alla storia della loro terra d’origine. Perché, si legge in prefazione, «per capire il presente e intuire il futuro occorre sempre partire da molto lontano». 
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