Addio a Piero Fumarola, sociologo irriverente

Pietro Fumarola in una fotografia di Anna Nacci
Pietro Fumarola in una fotografia di Anna Nacci
di Alessandra LUPO
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Venerdì 12 Gennaio 2018, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 19:20

Chi lo ha conosciuto difficilmente potrà dimenticare i suoi modi diretti e il piglio acuto, senza fronzoli né timori. Sarà stato anche in parte per le sue origini tarantine, ma di fatto Piero Fumarola era una figura completamente altra rispetto alla città che ormai era la sua, Lecce, e anche rispetto all’Università del Salento, in cui ha insegnato per quarantanni senza mai un solo sforzo di mimesi, anche solo estetica: giacche di pelle, motocicletta, barba spesso incolta. E una generosità senza filtri, anche con i colleghi. Si è spento ieri a 74 anni uno degli più prolifici e interessanti studiosi del Salento, con gli occhi sempre vigili sulla contemporaneità. I funerali, com’era sua precisa volontà, non ci saranno. A salutarlo nella sua casa di Arnesano un lungo via vai di amici e conoscenti che hanno voluto dargli l’addio prima della cremazione.
Sociologo, con grande sensibilità per i temi antropologici e culturali, fu tra i primi a soffermarsi sui fenomeni di trance e stati alterati di coscienza, in relazione al tarantismo oltre che ai fenomeni musicali giovanili cui si accostò senza remore durante l’ondata del ragamuffin e delle “posse”, tra gli anni ‘80 e ‘90.
Una pagina che allora lo vide al fianco dello sociologo francese Georges Lapassade, di cui divenne collaboratore e sodale oltre che amico fino alla fine. Ma i suoi interessi sono stati innumerevoli nei quasi quaranta anni di insegnamento alle cattedre di Sociologia delle Religioni, Sociologia delle Relazioni Internazionali e Sociologia dei Processi Culturali e comunicativi. Insieme al collega Gigi Perrone, ad esempio, ha condotto ricerche in Albania e Kosovo.
Amico di Renato Curcio, alla cui riabilitazione collaborò attivamente anche aiutandolo a fondare la cooperativa editoriale “Sensibili alle foglie”, negli anni ha sempre mantenuto intatto il suo spirito critico e controcorrente, spesso in aperta polemica con le logiche accademiche.
Chi lo conosceva bene racconta che sua madre era stata un’ostetrica e anche una “mammana” nella Taranto vecchia, un’attività maieutica che aveva colpito l’immaginario del futuro studioso, pronto a sondare con curiosità e coraggio anche i territori di studio più insidiosi e inesplorati, tuffandosi nell’oscurità per riportare a galla sua “lezione”. Gli ex studenti ricordano anche aspetti più folcloristici, come gli esami sostenuti con l’immancabile sigaretta all’angolo della bocca. Ma sono tantissimi a non scordarne il valore scientifico e il coraggio. L’Università in primis.
«Il suo apporto a questo Ateneo è durato per quarant’anni - scrive in una nota il rettore Vincenzo Zara -. Mancherà a questa comunità accademica la generosità con cui coinvolgeva collaboratori, colleghi, studenti nei suoi progetti, ma soprattutto la sua personalità attraente e l’intelligenza vivissima, provocatrice, analitica di uomo incapace di compromessi e costantemente impegnato».
«La scomparsa di Piero Fumarola è una triste notizia per la città di Lecce - aggiunge il sindaco Carlo Salvemini -. Studioso rigoroso e profondo, ha lasciato una impronta decisiva nella cultura salentina e nella vita dei tanti allievi e amici che hanno avuto il privilegio di conoscerlo».
«Il compagno Fumarola ci ha lasciati - scrive il sociologo Gigi Perrone -. Uno dei cervelli più lucidi che questa terra abbia mai avuto ha smesso di pensare. Brillante, irrequieto, trasgressivo, questo era Piero. Il male del secolo ce lo ha strappato. Mezzo secolo - conclude - ci ha visto lottare insieme accanto agli ultimi, certi delle nostre idee di giustizia e libertà».
Il regista Davide Barletti posta una foto al timone di una barca: «Mi piace ricordarlo come uno dei pochi capitani coraggiosi a cui piacevano i pirati e le loro leggende, le loro bettole e i loro sogni, un capitano che ci ha condotto veleggiando in questi decenni di burrasche e di tempeste ad un approdo sicuramente non definitivo». «Piero Fumarola è certamente una figura tra le più originali nel gruppo dei sociologi che, facendo capo a Gianni Giannotti, ha lavorato nell’Università del Salento - aggiunge Eugenio Imbriani -. I sociologi e gli antropologi dell’ateneo leccese, insieme con quanti lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui, ne ricordano la preziosa attività di ricerca, la sua capacità di avviare e condurre indagini in terreni difficili e poco esplorati, e con affetto l’indole generosa, la capacità di coinvolgere nel suo lavoro i colleghi, i collaboratori, gli studenti».
Il sociologo Stefano Cristante aggiunge: «Piero ha esplorato materie complesse di ambito sociologico e antropologico. Della carriera se n’è sempre infischiato, perché le gerarchie lo infastidivano e spesso non le rispettava. A me piaceva parlare con lui: negli ultimi anni il suo aspetto aveva qualcosa dell’antico cantore balcanico ed ellenico, la sua voce bassa e roca spingeva gli amici ad assorbire le sue indagini meglio che attraverso la lettura dei suoi scritti». «Avrò bisogno di tempo per ricordare tutto il tempo che abbiamo vissuto fianco a fianco - aggiunge Franco Ungaro -. Le tante strade che abbiamo percorso insieme. Tempo infinito di gioia e di impegno, strade infinite a seguire le tue mille curiosità, i tuoi pensieri eretici e ribelli».
Le testimonianze sono numerose e i ricorsi si moltiplicano, da parte dei tanti che hanno avuto modo di conoscerlo e frequentarlo, di intrattenersi con lui in discussioni appassionate e spunti di riflessione attorno ai fenomeni sociali e culturali che fino all’ultimo sono stati il suo pane quotidiano. Non ultimo in materia di tradizioni locali, esplorate senza provincialismo. Come nel volume scritto insieme all’antropologo Eugenio Imbriani e pubblicato da Besa.
Non è un caso che tra i primi a salutarlo ci sia stata ieri la fondazione de La Notte della Taranta che questa mattina sulla sua pagina fb scriveva: “Addio a Piero Fumarola, l’uomo che ha connesso la Cultura Popolare del Salento al resto del mondo”.

(fotografia di Anna Nacci)

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