Le Scienze umane e il nuovo mondo sconvolto dal virus

Le Scienze umane e il nuovo mondo sconvolto dal virus
di Claudia PRESICCE
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Domenica 18 Ottobre 2020, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 11:01

Le utopie rivoluzionarie che hanno ipotizzato la creazione di mondi nuovi, hanno richiesto decenni e a volte secoli di studi e ragionamenti politici e sociologici, spesso elaborati da raffinate menti illuminate, senza arrivare, nella maggior parte dei casi, a reali sostanziali cambiamenti sociali. Poi, è arrivato lui, il Coronavirus. In poche settimane tutto quello che di solido credevamo di avere sotto i piedi nella nostra società liquida si è trasformato. Isolamento improvviso, distanze fisiche, stravolgimenti economici e sociali (financo statistici e demografici nelle zone più colpite), oltre che crisi della sanità, della cultura (pensiamo a librerie, biblioteche, gallerie d'arte, teatri e cinema chiusi) e della didattica che non è riuscita a tenere il passo con il sovvertimento in atto.
Alla luce di quei giorni di buio totale (che speriamo non si ripetano) che cosa e come è davvero cambiato il nostro mondo lo potranno spiegare solo le scienze umane, oggi con una riflessione collettiva che parta intanto dal loro interno. Una raccolta di contributi di alcuni docenti del Dipartimento di Storia Società e Studi sull'Uomo di Unisalento, che durante il lockdown hanno partecipato ai seminari online su socializzazione, comunità, relazioni, economia, comunicazione ed educazione ai tempi del Covid-19, è contenuta nell'e-book Le Scienze Umane alla prova della distanza, pubblicato da UniSalento Press e prodotto dal Siba (primo volume della nuova collana open access dell'Ateneo Liber-O, liberamente scaricabile su http://siba-ese.unisalento.it/index.php/liber-o/issue/view/1766 interamente digitale).
Praticamente è uno studio che segue un indice corrispondente ai temi trattati nei webinar online nelle otto settimane di chiusura forzata da aprile a maggio 2020. Dal primo, Quale socializzazione in quale società nel tempo del coronavirus che interpreta socialmente quello che succedeva e le possibili ricadute sulla società (abitudini, radicamenti, stili, comunicazione, tecnologie) al secondo Come cambia la comunità? Tra paure e risorse possibili che pone il focus sulla comunità, riscoperta come luogo/contesto di vitalità, di solidarietà, di inclusione, di cittadinanza.

Poi ancora: Cosa cambia nelle relazioni? Tra tempo diffuso e tempo sospeso, è il terzo tema che osserva lo stravolgimento relazionale avvenuto all'interno dei nuovi tempi e spazi in tempo di pandemia.


Il quarto tema, È possibile una nuova economia?, individua una prospettiva nuova per poter cambiare direzione in termini di sviluppo, di nuove economie, di diritti. I Media e la comunicazione: ospite invasore o opportunità per una democrazia digitale, quinto argomento, commenta la nuova mediatizzazione della scienza e la costruzione mediatica dei nuovi eroi. L'ultimo aspetto propone alcune risposte al quesito Trasformare la scuola e l'organizzazione educativa individuando conseguenze della didattica a distanza e classiche problematiche tra innovazione, apprendimento, competenze.
«L'evento pandemico ci ha colti impreparati, sconvolgendo in brevissimo tempo vite, relazioni, economie», scrivono i curatori del testo, ovvero i docenti di UniSalento Stefano Cristante e Piergiuseppe Ellerani. E dopo, sulle distanze fisiche obbligate, aggiungono: «Il digitale di massa ci è però venuto in soccorso, riducendo la sensazione di isolamento e di perdita: grazie a esso le esperienze della vita quotidiana hanno trovato una continuità, seppur modificate e compresse nelle case, in alcune fabbriche e uffici pubblici. Non ultima, l'erogazione dei corsi delle Università. È riconosciuto che Sars Covid-19 ha rappresentato il più esteso e grande shock dal tempo del secondo conflitto mondiale, per l'economia addirittura molto di più della crisi del 2008».
L'idea è «offrire un piccolo contributo delle idee e dei sentimenti nel loro farsi, ci pare quanto mai necessario ed etico. Sta nelle corde e nel Dna dell'Università pubblica», concludono.
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