L'intervista/Giuseppe Laterza, 120 anni: da Benedetto Croce ai social

L'intervista/Giuseppe Laterza, 120 anni: da Benedetto Croce ai social
di Alessandra LUPO
5 Minuti di Lettura
Martedì 18 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:03

Mentre onora il suo passato, il 20 maggio uscirà la ristampa del catalogo storico aggiornato al 2020 e il 28 celebrerà i 20 anni dalla morte di una delle sue menti più brillanti, Vito Laterza, la casa editrice barese non smette di guardare al futuro, anche nella costruzione della sua redazione: oggi nella sede romana oltre la metà dei dipendenti è donna e ha meno di 40 anni. E accanto all’attività di editoria pura e a quello di promozione, attraverso gli ormai storici festival, l’attività della casa oggi abbraccia anche le novità più snelle e vicine alle giovani generazioni come le graphic novel, e si rivolge con competenza ai social media.

Una storia lunga 120 anni


Fin dalla nascita della sua mitologia (120 anni fa, la fondazione attraverso il manifesto ai lettori inviato da Giovanni Laterza) questa impresa ha costituito un unicum nel panorama meridionale e italiano, basato sul continuo rimando tra coraggio imprenditoriale, una discreta dose di idealismo e una solida matrice culturale. Com’è noto, nella lunga storia della Laterza la svolta fu l’incontro fatale tra un intraprendente stampatore e Benedetto Croce, all’epoca il più influente filosofo e politico italiano, deciso a portare avanti un energico programma di diffusione culturale. Fu lui che nel 1906 affidò alla casa editrice barese la rivista «La Critica» e, subito dopo, le sue opere. Fu il salto ma non senza prezzo. Molti anni dopo, emanciparsi da un’egemonia culturale così marcata, seppur dopo la morte dello stesso intellettuale, non era cosa facile. Ma Vito Laterza ci riuscì, allargando ancora gli orizzonti della casa editrice che diventò riferimento internazionale per uno dei settori apparentemente più elitari, la saggistica. Dagli anni 50 in poi la credibilità della casa editrice divenne inscalfibile, unica in grado di dialogare alla pari con le grandi del nord Italia. Il catalogo storico ristampato per l’occasione è già destinato a diventare un oggetto di culto: nel registro delle pubblicazioni della casa editrice, nata come naturale prosecuzione della Libreria e della Tipografia, il primo titolo firmato Editori Gius. Laterza & Figli è una raccolta di novelle del 1897, Burrasche del narratore e poeta pugliese Carlo Spagnolo Turco. Ma l’elenco conta oltre 12mila titoli. Tra questi: Paolo Sylos Labini, Eric Hobsbawm, Nello Ajello, Jacques Le Goff, Tullio De Mauro, Stefano Rodotà, Leonardo Benevolo, Tullio Gregory. 
Giuseppe Laterza, presidente della casa editrice, è il figlio di Vito e con il cugino Alessandro porta avanti questa realtà giunta ormai alla quarta generazione. Nel catalogo troviamo i tanti intellettuali che hanno accompagnato il vostro percorso. Una grande famiglia.
«La Laterza deve tutto ai suoi autori e l’obiettivo della casa editrice, ieri come oggi, è quello di ricambiarli curando e diffondendo il frutto del loro ingegno; ma anche garantendo uno spazio di espressione libero che, tutelando le ragioni dell’impresa per assicurarle indipendenza, dà voce a chiunque, discutendo, formando o informando, cercando di contribuire alla crescita civile del nostro Paese».
Ci sono dei nomi a cui si sente più legato?
«È molto difficile rispondere a questa domanda, ma quando sono entrato in casa editrice, il primo autore di cui curai la redazione fu Giorgio Ruffolo, stimatissimo economista, politico, ministro. Era anche molto amico di mio padre. Fu un onore per me curare il suo libro, “La qualità sociale”, gli sono rimasto molto legato. Nello stesso periodo conobbi Ralf Dahrendorf, grande sociologo di cui curai “Classe e conflitto di classe nella società industriale”. Diventammo molto amici finché lui non tornò in Germania. Entrambi hanno fatto politica con passione ma mantenendo una lucida indipendenza di giudizio». 
Oltre all’editoria, avete spinto sulla promozione, attraverso i grandi festival. La casa editrice ha dimostrato la capacità di innovare sempre e ancora. In che modo lo state facendo in questo momento? 
«La nostra azienda può contare su figure molto diverse tra loro, con un apporto in termini di competenze e sensibilità che non smette di cambiarla: le nostre figlie (la mia e quella di Alessandro), Bianca e Antonia, sono una responsabile della grafica, l’altra dei social. Bianca ha introdotto le graphic novel e mia figlia ha implementato i follower e i linguaggi facendo in modo che Laterza si muovesse agevolmente attraverso new media. Questo cambiamento ci permette di restare fedeli alla nostra tradizione: che è innovarci».
Questo non vi ha fatto perdere l’identità in ogni caso.
«Il patrimonio della casa editrice non è come un pozzo petrolifero che basta perforare, occorre alimentare il lavoro con nuove idee e apporti, ma senza strafare. Le faccio un esempio: io so fare la maionese, un composto che deve essere alimentato aggiungendo olio un po’ alla volta, così è con le novità».
Come si trova l’equilibrio?
«Oggi abbiamo avuto una discussione molto interessante sulle persone da invitare a un festival e di fronte a un influencer con molti follower ma che non ci convinceva abbiamo desistito. C’è un limite entro cui dobbiamo restare: deve convincere anzitutto noi. Anche nell’editoria vale lo stesso equilibrio: è capitato di dover rinunciare a bei libri che non avrebbero venduto così come abbiamo scelto di rinunciare a libri che non ci convincevano pur sapendo che avrebbero avuto seguito. Sono due facce della stessa medaglia: tenere conto del mercato senza perdere se stessi per inseguirlo». 
Con grandi eccezioni, penso all’ultimo Barbero: un’operazione intelligente. 
«Si, lo scorso anno abbiamo pubblicato nei Robinson il libro su Dante dello storico Alessandro Barbero: un’opera che ha messo insieme un’altissima qualità e un grande ritorno di pubblico per il 2020». 
La casa editrice insomma, festeggia i suoi primi 120 anni con grande slancio e lo fa con il cuore alle sue origini: il 28 maggio si terrà un incontro sui canali social Laterza, coordinato da Simonetta Fiori, con Luciano Canfora, Andrea Giardina e Alessandra Tarquini che sta scrivendo la storia della casa editrice, di cui è prevista l’uscita nel 2022.

E nei primi giorni di giugno sarà rilanciata nelle librerie, come opuscolo gratuito, un’intervista, pubblicata nel 1992, a Vito Laterza del quale ricorrono i 20 anni dalla morte, avvenuta il 28 maggio 2001 a Roma. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA