Lastation, l'addio è un'opera d'arte

Lastation, l'addio è un'opera d'arte
di Alessandra LUPO
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Giovedì 19 Novembre 2020, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 18:59

Anche l'addio non poteva che essere un intervento artistico, mission per cui Lastation era nata cinque anni fa, portando a Gagliano del Capo una novità assoluta e non solo per il piccolo comune a pochi chilometri da Leuca. Alle 11 in punto di ieri infatti l'associazione Ramdom ha riconsegnato i locali della stazione, accompagnata dalle significative opere del progetto Home sweet home, che troveranno casa in un nuovo spazio. Tra queste il progetto video dell'artista Gianni D'Urso dal titolo The match is stopped con una scritta al neon ferma guarda caso alle ore 11.00. Ma con una promessa The game continues.

 


Mentre nell'opera Mamma sto tornando, una scritta realizzata con del mangime per uccelli e destinata ad autodissolversi da parte dell'artista di Cisternino, classe 1988, sembra esserci la constatazione della caducità del proprio operato seppur nella consapevolezza che i semi dispersi voleranno altrove.
L'ultima stazione della linea ferroviaria del Sud Est, d'altronde, non è stata solo un punto di riferimento artistico ma anche un esempio di recupero virtuoso e lungimirante di un immobile sonnacchioso adagiato su un'altrettanto sonnolenta infrastruttura del Mezzogiorno.

Da questa premessa non retorica, Lastation era riuscita a diventare in pochi anni una sorta di piccolo hub, con scambi internazionali, residenze artistiche e una serie di interventi rigorosamente site specific che le avevano permesso di diventare il fulcro di una riflessione ampia sul territorio, inteso nel senso meno localistico possibile.

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Un ruolo riconosciuto dal Mibact e dal mondo dell'arte, prova ne siano le 1600 firme raccolte in pochi giorni dalla petizione per scongiurarne lo sfratto annunciato mesi fa dalle Ferrovie del Sud Est. Ma evidentemente non dalle istituzioni locali, disposte a vedere il centro trasformato in uno spogliatoio. Il dialogo è durato mesi e si è rivelato piuttosto infruttuoso. Alla fine Ramdom ha deciso di gettare la spugna: «Ci arrendiamo - hanno scritto dall'associazione -. Lo facciamo dopo aver lottato tanto, troppo. In questi cinque anni e mezzo abbiamo fatto del nostro meglio non solo per riqualificare uno spazio che giaceva abbandonato da 30 anni, ma anche per riattivare un territorio, una comunità, dimostrare che si può fare e produrre arte e cultura anche nei territori periferici, nelle aree estreme (interne o remote che le si voglia chiamare). E non solo d'estate. Lo abbiamo fatto senza chiedere nulla in cambio e spesso anche remando contro tante avversità, ma non vogliamo più stare in casa con chi non ci vuole e pensa che uno spogliatoio sia più strategico e necessario di uno spazio culturale; in casa di chi non vuole riconoscere che quanto da noi svolto in questi cinque anni è di gran lunga superiore a quanto da loro messo in atto in decenni: i treni di Fse viaggiano ancora a 50km orari, il treno di Lastation era avanti anni luce».
«Prendiamo atto - continuano da Ramdom - che le parole cultura, arte, rigenerazione, non compaiono nelle agende delle Ferrovie e nemmeno in quelle di molti politici: non sono bastate le interrogazioni parlamentari, le lettere del Ministero, le quasi 1600 firme di sostegno alla campagna, gli articoli sui giornali, gli appelli, i sostegni. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire».
La partita sull'immobile è dunque chiusa e la ristrutturazione prevista da Sud Est porterà con sé potrebbe comportare problemi analoghi nelle altre stazioni che, grazie al bando Mente locale pubblicato dalla Regione Puglia nel 2013, da spazi abbandonati sono rinati a nuova vita diventando, grazie al lavoro di molte associazioni, luoghi di cultura e aggregazione sociale. Uno di questi spazi è a Otranto lo spazio di Oikos Sostenibile e a Manduria, quello gestito dall'associazione Naturalmente a Sud.
L'altra partita che invece si apre è quella sull'ex dormitorio, un immobile abbandonato da 30 anni che sorge proprio accanto a Lastation. Dopo gli ultimi incontri, le Fse hanno dato la disponibilità a favorire un piano di riconsegna al Demanio della Regione Puglia, realizzando prima i lavori di messa in sicurezza e parziale riqualificazione dell'immobile. Successivamente il Demanio dovrebbe espletare le procedure di evidenza pubblica per la concessione del bene. Un'opzione non troppo difficile da percorrere, che magari con un po' di quella politica generativa che aveva ispirato il bando Mente Locale potrebbe permetterebbe a Gagliano di non disperdere la sua esperienza come il mangime dell'opera.
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