L'intervista/ Alemanno: «Il ritratto
di Lucio tra viaggi e canzoni»

L'intervista/ Alemanno: «Il ritratto di Lucio tra viaggi e canzoni»
di Ilaria MARINACI
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Venerdì 29 Marzo 2013, 13:38 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 19:02
LECCE - L’aver detto subito di essere pugliese stato il lasciapassare che ha permesso a Marco Alemanno di entrare nella vita di Lucio Dalla e di restare al suo fianco per quindici anni fino a quando, il 1 marzo 2012, un infarto si portato via una delle intelligenze pi acute e ironiche della musica italiana.

Tutto questo il trentaduenne neretino lo racconta nel libro “Dalla Luce alla notte”, edito da Bompiani, che sarà presentato stasera, alle 18.30 a Gustoliberrima, alla presenza dell’autore. Uno scrigno di ricordi tracciati per parole e immagini (ci sono, infatti, quaranta foto scattate da Alemanno durante i viaggi con Dalla) che ci restituiscono un ritratto inedito dell’uomo e dell’artista.

Marco, quando e perché ha deciso di scrivere questo libro?

«Quando ho sentito che era il momento giusto, né troppo presto né troppo tardi: ho trasformato il dolore in racconto, ricordandomi che non ho mai smesso di essere uno dei fan più grandi di Lucio. Volevo fosse un regalo per lui e per i suoi ammiratori che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo così bene, come invece è successo per caso a me».

Nel libro racconta molti aneddoti. Se ne dovesse citare due a cui è particolarmente legato, quali sceglierebbe?

«Lucio che, appena nato, avrebbe urlato “Luce!”, stando ai suoi racconti surreali - già da questo si capisce il personaggio, l’animo bambino che nascondeva dietro il suo aspetto - e poi inevitabilmente il nostro primo incontro, nel 1997, a Bologna».

Come lo ricorda?

«In maniera precisa e lucida: rivivo gli stati d’animo, lo stupore, l’imbarazzo, la curiosità, risento l’odore della casa, del camino acceso, della pelle del divano su cui ero seduto. Aver detto subito che sono pugliese è stata la mia fortuna».

Dalla era molto affezionato alla Puglia e alle Isole Tremiti.

«Lucio si sentiva metà pugliese, io lo sono completamente. Lucio amava le Tremiti a tal punto che avrebbe voluto esserci seppellito, io me ne sono innamorato grazie a lui, che mi ha fatto scoprire altri luoghi unici, come le Isole Eolie e l’Etna».

Quali erano i suoi sogni da ragazzino nel Salento?

«Mi piace rispondere, citando quasi il brano “Comunista”, scritto da Lucio con Roberto Roversi: avevo appena dieci anni e mi sentivo quello stesso ragazzo del Sud, Andrea Del Vento, che sarebbe partito per andarsene lontano. Sognavo la vita, l’arte, il futuro. E un giorno tutto questo è arrivato».

Che rapporto ha oggi con la sua terra?

«Mi rigenera, mi ricorda le mie profonde radici, mi riporta al grembo materno: non credo si spezzerà mai il cordone ombelicale che mi lega alla Puglia, alla sua luce benedetta, alla sua incredibile e generosa terra rossa, agli ulivi secolari e ai muretti di pietra. Nelle mie fotografie io cerco il mio Sud, anche a Mosca o a New York».

Quali sono stati i personaggi chiave della sua formazione?

«Mia madre e mio padre, poi mio fratello Pasquale e il mio professore di latino e greco al liceo, Alfredo Sanasi. Sono cresciuto ascoltando Maria Callas e Billie Holiday, leggendo Thomas Mann e Marguerite Yourcenar, poi ho scoperto Roversi e Pasolini. Infine, sono "caduto" nell'universo profondo di Lucio e della sua anima grande».

Lei è attore, cantante, fotografo: ma in quale ruolo si riconosce meglio?

«Oggi in quello dello scrittore. La mia vera (e unica) formazione è quella attoriale, ma di giorno in giorno varia: la stessa emozione o sensazione d’arte può far nascere un verso, una foto o un pensiero musicale, oltre che aumentare di nuove sfumature la valigia dell’attore. Cerco di coglierle tutte. Il sogno nel cassetto è quello della regia».

Quali progetti ha per il futuro?

«Portare in scena, anche come interprete, un monologo teatrale inedito di Roversi, scritto negli anni Settanta per Gian Maria Volonté e mai andato in scena. E poi una mia mostra dedicata a Luigi Ghirri, grandissimo fotografo e amico di Lucio».

Dopo il libro, promuoverà altro per ricordare Dalla?

«Per ora il libro. Dopo si vedrà».
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