L’arte del Novecento: un omaggio ai Maestri

L’arte del Novecento: un omaggio ai Maestri
di Marinilde GIANNANDREA
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Domenica 2 Aprile 2017, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:37
La figurazione italiana della seconda parte del secolo scorso, con alcune incursioni nell’arte europea, è il segno della nuova sede di Art&Co, la galleria leccese che negli spazi di via 47° Fanteria espone il suo “Omaggio ai grandi maestri del Novecento”. 
Ad aprire la mostra due opere datate 1965, “Cavalli in un paese”, di Giorgio De Chirico e “Le quattro teste” di Massimo Campigli. Il piccolo olio De Chirico fa parte di quella fase prolifica e inventiva in cui il maestro della Metafisica dipingeva autoritratti, rifaceva o riprendeva le opere degli anni Venti e sperimentava una sorta di classicismo baroccheggiante, quasi a voler dimostrare l’eterno ritorno della pittura alla storia. Una storia, presente anche nelle opere di Massimo Campigli, giornalista e pittore, corrispondente da Parigi per il Corriere della Sera con la passione per l’arte etrusca. I consueti colori terrosi della sua pittura danno alle quattro teste il tono opaco dell’affresco e le figure stilizzate hanno un sapore sacro e iconico.
Vicini tra lo loro nello spazio espositivo due preziosi disegni, quello diafano di Giorgio Morandi del 1962, preludio di un dipinto dello stesso anno e uno più ironico e satirico di Pablo Picasso del 1918. L’ossessione analitica e concettuale, che fa del solitario Morandi uno dei massimi artisti italiani, si rivela anche nelle linee sintetiche di questo paesaggio. Segnano i profili delle case in una serie di rettangoli collocati nello spazio in veste di scatola, con quella poetica degli oggetti che sembra evocare il “conforto delle cose umili” di Eugenio Montale. E proprio a Morandi è dedicata una natura morta del 1998 di Mimmo Rotella esposta al secondo piano della galleria insieme ai suoi più celebri decollage, tra cui quello intenso e drammatico della “Ciociara”.
Al silenzio minimale del lavoro di Morandi risponde il tratto veloce e ironico de “Le docteur” di Picasso, il disegno pubblicato a Parigi nel 1976 da Berggruen in un volume intitolato “Pablo Picasso – Pour Eugenia”. Heinz Berggruen è una figura rappresentativa della funzione e del ruolo che collezionisti e mercanti d’arte hanno svolto nel corso del Novecento accanto agli artisti delle Avanguardie storiche. Era un ebreo fuggito nel 1936 dalla Germania nazista e rifugiato negli Stati Uniti dove aveva studiato arte. Nella Parigi del dopoguerra aveva conosciuto Picasso di cui divenne amico, collezionista e mercante di fiducia e oggi la sua straordinaria collezione è conservata al Berggruen museum di Berlino.
 
Un ampio spazio della mostra di Art&Co è occupato dalle opere di Renato Guttuso con una serie di nudi femminili a testimonianza di quella dimensione intima ed erotica che caratterizza una parte della sua produzione, insieme alla passione per le donne e all’amore per Marta Marzotto.
Il “Cesto di frutta con drappo” del 1984, è una grande natura morta che, al contrario di quelle dipinte negli anni Trenta, non ha più il sapore profondo e intenso della sua Sicilia, ma rimane agganciata al realismo e a una forte esperienza del quotidiano.
Al piano superiore della galleria i ritratti femminili di Giosetta Fioroni ci proiettano nella Roma degli anni Sessanta e della Scuola di Piazza del Popolo. Tele e carte in cui l’artista utilizzava soprattutto il colore argento con volti e sguardi legati ai sentimenti, alle atmosfere e alle narrazioni. Un argento che più che dalla Pop Art di Andy Warhol, veniva dal cinema e dalla fotografia in bianco e nero, com’è evidente nel solitario “Bambino in attesa” del 1969. Giosetta Fioroni fu la compagna di Goffredo Parise al quale rimase legata fino al 1986, l’anno della morte dello scrittore. Con lui condivise la visione del mondo, le esperienze artistiche e quelle di vita.
Tra i rappresentanti più originali del Nouveau Réalisme – il movimento fondato nel 1960 dal critico Pierre Restany – c’è Daniel Spoerri, artista poliedrico arrivato all’arte dalla danza e dal teatro. Ha ideato la “Eat Art”, legata al cibo e anticipatrice degli attuali e ossessivi rituali dell’alimentazione, di cui la mostra presenta “L’heure bleu”, un esemplare del 1991. È un multiplo in bronzo e riproduce fedelmente un vassoio su cui sono appoggiati una bottiglia, due bicchieri, gusci di noce e resti di cibo. Spoerri blocca il tempo e trasforma l’oggetto in un fatto artistico vicino per certi versi alle cose comuni ammucchiate nelle opere di Arman. Dell’artista francese è in mostra “Starry night”, un omaggio a Van Gogh, insieme ai lavori più riconoscibili con gli ammassi di ogni genere e i cumuli di oggetti in serie che spingono a guardare l’opera d’arte con il linguaggio diretto del consumatore connettendola alla realtà industriale e urbana, ai feticci e agli emblemi della civiltà di massa. Espressione perfetta e inquietante della fine di un mondo.
Al piano sotterraneo della galleria, tra le sculture e le grafiche, alcune sorprese come una grande serigrafia di Enrico Baj su ovatta pressata e l’astrazione optical di Victor Vasarely, il fondatore della Op Art con le sue geometrie illusorie e pulsanti.
La mostra sarà aperta fino al 27 maggio; orari 10-13 e 17-20.
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