L’archivio De Martino ceduto alla Treccani, «vivrà nella contemporaneità»

L'equipe di Ernesto De Martino durante una spedizione
L'equipe di Ernesto De Martino durante una spedizione
di Alessandra LUPO
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Sabato 13 Maggio 2017, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 23:01

Affidarli ad altre mani dopo oltre 70 anni di lavoro comune, compresa la tappa del 1959 nel Salento, non deve essere stato facile.
Eppure con la storica cessione dell’intero archivio Ernesto De Martino alla Fondazione Treccani, la firma c’è stata due giorni fa a Roma, Vittoria De Palma, compagna nella vita e nella professione del celebre antropologo napoletano “scopritore del Sud”, potrà regalare una nuova vita ai 47 faldoni, contenenti appunti e fotografie, estratti e bozze dei viaggi di ricerca che Ernesto De Martino compì a cavallo degli anni 50 e 60, una buona metà dei quali tra Puglia e Lucania.
Un patrimonio inestimabile, frutto delle osservazioni e delle scoperte che aprirono una nuova strada nell’indagine etnologica, concentrandosi sulle aree più arcaiche del Mezzogiorno d’Italia, allora del tutto inesplorate, cogliendo gli aspetti culturali e soprattutto politici nel folklore religioso della cultura contadina, che dalla Lucania (Sud e magia, 1959), lo portarono nel Salento alla scoperta del tarantismo (La terra del rimorso, 1961). Accanto agli appunti confluiti nelle pubblicazioni, divenute una pietra miliare per il dibattito culturale del tempo e non solo, il materiale raccolto contiene innumerevoli spunti e suggestioni che oggi è possibile far rivivere nella contemporaneità.
«Nel corso delle celebrazioni per i 50 anni dalla morte di Ernesto De Martino, che si sono svolte in Treccani, Vittoria De Palma aveva manifestato la volontà di valorizzare l’archivio, rendendolo più accessibile non solo agli studiosi di antropologia, di etnologia, di storia delle religioni, ma anche ai tantissimi appassionati di cultura popolare - spiega il direttore generale dell’istituto Massimo Bray -. L’obiettivo di Treccani, in collaborazione con la comunità scientifica che finalmente avrà a disposizione questo tesoro di documenti e di idee, sarà quello di rendere vivo l’archivio di un studioso che, anche grazie al suo impegno al tempo stesso critico e politico, scientifico e sociale, viene ricordato come il fondatore dell’antropologia italiana». «Una figura - prosegue Bray - che ancora oggi è cruciale per il dibattito contemporaneo sul patrimonio immateriale e sul rapporto tra cultura e politica e la cui ricerca era mossa da un’attenzione straordinaria per gli “sconfitti” dalla storia; per quelle forme di cultura che erano relegate al ruolo di “relitti” di una civiltà e, infine, per la sua attenzione acutissima al folklore delle regioni del Meridione d’Italia, le più povere del nostro Paese, che senza l’impegno di De Martino rischiavano di vedere dimenticata una parte molto significativa del loro patrimonio culturale».

 
A curare la “trattativa” tra la vedova di De Martino e la fondazione è stato Andrea Carlino, docente di Storia della Medicina presso l’Università di Ginevra, originario di Lecce, ideatore delle manifestazioni per il cinquantenario della morte di De Martino, cui prese parte anche Vittoria De Palma.
«L’idea è tradurre in chiave contemporanea e pertinente spunti e suggestioni in arrivo dall’archivio. - spiega Carlino - Lontani dalle rievocazioni e nostalgie sull’argomento».
L’idea infatti è non solo digitalizzare il materiale, rendendolo finalmente accessibile a tutti, ma anche di dedicare all’opera dell’antropologo una serie di eventi, che partiranno nell’immediato: il primo è una residenza artistica che si terrà in estate a San Cesario di Lecce, con la fondazione Lac o Le Mon. Ma altro potrebbe riguardare a breve anche la Biennale di Venezia. Lo spirito di De Martino, insomma, presto tornerà ad aleggiare prepotentemente e non solo nel suo magico Sud.

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