Quando le è chiara, all’orizzonte, la sua terra, arrivando da nord?
«Comincio a sentirmi a casa già a Termoli, appena si profilano i trabucchi sul mare. Poi, il Tavoliere. Infine inizia la discesa degli ulivi fino al mare, quello serio, celeste, pescoso, profumato. Invincibile rispetto al Tirreno che Marisa Laurito mi continua a proporre in confronto».
«Non ce n’è bisogno. Città ideale. Questa è una Puglia strana per noi settentrionali foggiani, è quasi Sicilia. Con i suoi colori, le luci, i profumi, le belle donne».
«Sì, ma non dimentichiamo personaggi come Fernando Di Leo, foggiano, amato da Quentin Tarantino. Ne ho parlato nel documentario “Un pugliese a Roma”».
«Potrei raccontare dei miei amici di Altamura, di “Focaccia blues” e di Nico Cirasola. O di Sergio Rubini che sta celebrando Matteo Salvatore. Prima eravamo quasi soffocati da una forma di provincialismo autocritico: ma chi te lo fa fare; se non vai via da qui, non combini niente. Adesso, anch
«A parte la Taranta che va benissimo, tra i musicisti amo Gianluca Petrella, il più bravo trombonista che ci sia. Adesso gli americani devono imparare da noi. È cresciuta una formidabile generazione di jazzisti. Sono i figli, i nipoti dei nostri bandisti».
«“Passione”, cchiù luntana mme staje, cchiù vicino te sento….la suonava mia madre al pianoforte e la cantava mia sorella Elena».
«Non ho toccato né la melodia, né l’armonia. I testi poi sono così poetici, alla pari solo con quelli messicani e francesi. Ho solo ritoccato i ritmi. Ed
Cosa pensa di Arbore compositore?
«Nel libro ho inserito una sola canzone, “Io faccio ’o show”. Forse quella fatta con maggiore sentimento. Le altre corrispondo al mio versante ironico. A me sono sempre piaciute le canzoni della gita, da cantare a squarciagola in compagnia: “La canzone del sole” di Lucio Battisti, “Azzurro” di Paolo Conte. le mie hanno quell’impronta. Forse la più importante è “Sud”, cantata da Pietra Montecorvino».
«Credo che sia importante prendersi in giro. Io lo faccio. Anche se adesso, con l’età, con questi libri, comincio a capire che devo darmi un po’ di arie. Se penso alla tv, per esempio, i miei programmi erano dei prototipi: primo contenitore, “L’altra domenica”; primo talk- show, ancora prima di Costanzo, “Speciale per voi”».
«Non riesco ancora a parlarne».
«Mi sento in dovere di renderle giustizia come donna. Giancarlo Giannini, ricordandola, ha detto che era la più grande nel teatro drammatico e nel cinema impegnato come in quello comico. Ma c'è dell’altro: in 42 anni, anche quando siamo stati lontani, non abbiamo mai litigato. Vorrei far conoscer le sue qualità, la sua generosità, la nobiltà d’animo».
«Uno che sta appresso alla musica. Lo diceva mio padre: “Stai sempre appresso alla musica, studia!, non riuscirai mai a laurearti”. Era il suo slogan».