PUGLIA MON AMOUR/Giovanni Veronesi: «Nella provincia batte il cuore del Salento»

PUGLIA MON AMOUR/Giovanni Veronesi: «Nella provincia batte il cuore del Salento»
di Valeria BLANCO
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Sabato 5 Luglio 2014, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 15:07

C’è chi la sceglie per il mare cristallino, chi per la bellezza delle campagne punteggiate da ulivi secolari, chi per la movida e chi ancora per il buon cibo. La Puglia è ormai una delle mete di viaggio più ambite dai turisti. Tra questi, anche tanti ospiti “speciali”: artisti nazionali e internazionali che vi hanno acquistato casa, eleggendo la regione a buen retiro, oppure che ci tornano ogni anno semplicemente per qualche giorno di relax. Questa rubrica dà loro voce per raccontare i tanti volti del territorio dal punto di vista di chi lo ha scelto come “casa”.

Questa rubrica si inaugura con l'intervista al regista toscano Giovanni Veronesi.

Ha definito la Toscana come sua moglie e il Salento come la sua amante: com’è nata questa passione?

«È nata subito, appena mi ci hanno portato per la prima volta. Eppure sono stato il più reticente tra i registi italiani a venire a girare in Puglia. Sono sincero: ero un po’ snob nei confronti di un Salento che va troppo di moda per i miei gusti. Poi ho conosciuto Giuliano Sangiorgi, che mi ha invitato a casa sua, e Domenico Procacci, il produttore della Fandango, che mi ha convinto a girarci un film. Ci sono stato per due mesi e mezzo, coccolato come un cucciolo da Antonio D’Alba, che è titolare con la moglie di Masseria Prosperi a Otranto ed è diventato il mio migliore amico».

Un amore passeggero?

«Macché. Sono un toscano con casa in Maremma, ma siamo e luglio e non vedo l’ora di venire giù in masseria anche quest’anno. Non posso più farne a meno: il Salento è diventato la mia droga».

Da acuto osservatore come dimostra di essere nei suoi film, è riuscito a cogliere l’essenza della “salentinità”?

«I salentini sono tra gli esseri più ospitali al mondo, ma sono anche molto diffidenti.

Per essere accettati non bisogna fare i turisti, ma vivere il Salento insieme a loro come l’ho vissuto io. Nella gestione del turismo, poi, dimostrano generosità e intelligenza: doti che mancano in altre regioni, che pure ospitano tanti turisti, ma senza saperlo fare».

Ha un luogo del cuore?

«Senza dubbio Frassanito, nella zona dei laghi Alimini».

Il ricordo più bello legato al Salento.

«Ha a che fare con il cibo: in masseria, Antonio veniva a svegliarmi presto la mattina e invece delle brioches mi portava un piatto di ricci. Facevo colazione con questo buon sapore di mare che mi metteva in una condizione di grande entusiasmo per andare sul set».

Il territorio è di fronte a un bivio: mare e party in spiaggia o silenzio e passeggiate nella natura?

«Quando, l’anno scorso, ho visto arrivare i turisti e scatenarsi la movida, tutti mi dicevano che il Salento sarebbe stato più bello alla fine dell’estate. Non ci credevo, ma poi ho visto i turisti andare via, gli ombrelloni scomparire dalle spiagge, ho visto arrivare il brutto tempo e le mareggiate».

E le è piaciuto?

«Ho capito che avevano ragione: il Salento ha delle coste e un mare bellissimi, ma ce ne sono di ugualmente suggestivi in altre parti d’Italia. Sono gli ulivi, le campagne, le masserie ad essere uniche e straordinarie. Per me, il salentino vero non è uomo di mare, ma ha uno spirito agreste. Ho preferito girare nell’entroterra ed è lì, piuttosto che sulle spiagge, che ho trovato il cuore del Salento».

Cosa le manca della Puglia, quando non è qui?

«Mi manca il mio amico Antonio, che incarna lo spirito del tipico salentino: lui vive in masseria e coltiva la terra, sta in pace con la natura e con gli animali. Mangia bene: gli piace il pesce, ma non è un uomo di mare. Quando mi manca lui, mi manca tutto il Salento».

Cinema e Puglia: come spiega l’exploit degli ultimi anni?

«La Puglia è ormai una specie di Cinecittà: tante produzioni vengono a girare lì non solo per le location e la luce, ma soprattutto perché l’Apulia Film commission è furba. Per un regista, oggi, scegliere la Puglia non è solo trovare luoghi bellissimi, ma soprattutto avere la logistica: negli ultimi anni il territorio ha imparato a mettersi a disposizione delle produzioni. Ha fatto scelte oculate, riuscendo ad arginare le cose brutte e a valorizzare quelle belle. Dal punto di vista culturale, il presidente Vendola ha fatto un lavoro fantastico».

Insomma, dal cibo alle location mozzafiato, le piace proprio tutto del Salento?

«Una cosa che proprio non sopporto c’è: la pizzica. Le tradizioni popolari sono belle se rimangono misteriose, ma se in tutti i posti a una certa ora arrivano “quelli della pizzica”, davvero si arriva a un punto in cui non se ne può proprio più».

Bocciata anche la Notte della Taranta?

«La Notte della Taranta mi piace, ma credo che dovrebbe essere l’unico momento in cui la regione si scatena, se no alla fine si fa indigestione».

Quest’anno tornerà in Puglia da turista. A quando un altro film nel Salento?

«Non so quando, ma ci sarà».

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