Improbabili eroine a cavallo tra le due guerre nel nuovo libro di Fullin

Improbabili eroine a cavallo tra le due guerre nel nuovo libro di Fullin
di Claudia PRESICCE
5 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Dicembre 2021, 05:20

La disastrosa guerra tra Russia e Giappone ad inizio ‘900, provocata da Nicola II, ha finito per accelerare la fine dell’impero zarista. E tra i tanti danni conseguenti, è arrivata anche nell’ottobre del 1904 a portar via il marito alla pittrice Vanessa Borowski. Sarà anche per questo che “Vanessa detesta lo zar – scrive Alessandro Fullin, e incalza – non possiamo darle torto. Nicola II è bellissimo e contemporaneamente un idiota: è incredibile come i russi abbiano la capacità di affidarsi sempre a uomini che sembrano tanto rassicuranti e che invece sono degli autentici criminali…”. 

Storia e ironia nella Russia zarista


Nessun riferimento al presente, per carità: siamo a pagina 9 di un romanzo intrigante, inzuppato di Storia e di Letteratura, e rinfrescato da una shakerata di acuta ironia. Ficcante e contagiosa di cui si è appena letto un assaggio. Si tratta di “Nudo maschile in arancione e giallo” (Manni; 15 euro; 192 pagine) di Alessandro Fullin che segue la storia della pittrice Vanessa, nata a Varsavia nel 1881, in una città polacca che però è in mano ai russi. Lei, tra le sue predilezioni, al di là di tristi nature morte, si scopre innamorata della composizione di ritratti di corpi maschili senza veli. E già solo per questo, dunque, conquista per il suo essere un’irresistibile anticonformista. 
Siamo al centro della roboante Europa, nel fermento dei primi anni del ‘900, tra una Polonia centro di mire di potere, in parte invasa dai russi, e una terra tedesca in cui la nostra pittrice si sposterà inseguendo l’idea di un ambiente artistico più vivace. Ed è lì, a Wroclaw, dove gli alberi si specchiano nell’Oder ricordando i quadri di Monet, che la storia accompagna il lettore davanti ad un altro grande personaggio femminile di questo libro, destinato a ‘restare’, come l’intraprendente Vanessa, e si tratta della contessa Aleksandra Zadkaja.

Improbabili eroine e artisti spregiudicati

L’antica famiglia di questa contessa disponeva di immense fortune per aver introdotto in Slesia la coltivazione della patata, tanto da esibirla nello stemma di famiglia, tra un orso e una lumaca. Eppure la nobildonna organizza strane cene, con stoviglie pur pregiatissime riempite però solo da una brodaglia di piselli secchi, e guarda caso proprio nel giorno in cui la sua storica donna di servizio, Elsa, è libera. Qualcosa non quadra intorno a lei, visto che peraltro i pregiati quadri di famiglia sono andati via via scomparendo dalla magione, che la povera Elsa è ormai defunta e che non c’è attività commerciale in città a cui la contessa non debba dei soldi. “Come spesso succede nella storia di una dinastia – scrive Fullin – basta un unico membro scellerato per disperdere la ricchezza accumulata da generazioni…”. Si sente sempre tra le pagine l’eco della Storia che tante cose insegna, e che se venisse più studiata e conosciuta aiuterebbe sovente l’uomo del presente, avvantaggiandolo con le esperienze di chi lo ha preceduto.

Invece pare funzioni solo il meccanismo vichiano, quello dei corsi e ricorsi. Ma tant’è. Tornando al libro, è proprio nei quadri venduti di nascosto dalla scellerata contessa e nella loro imperdonabile ombra lasciata sulle pareti (che va coperta), che si crea l’incastro per il quale entrerà in gioco la nostra pittrice Vanessa. La contessa infatti ha preso a frequentare gli artisti del suo tempo, giammai per comprare i loro quadri, ma per farseli prestare per coprire quel vuoto lasciato dalle opere precedenti con la promessa di mostrarli a cotanti ospiti danarosi, dunque potenziali compratori. Ed ecco che le famose cene in casa Zaskaja diventano luogo di incontro di riccastre signore da un lato e di artisti in cerca di gloria (e danari) dall’altro. E com’è intuibile da miscele così ben assortite non possono che nascere siparietti particolari, laddove compaiono alcune signore interessate più agli artisti che all’arte in generale. E così, visto che le occasioni di incontro per questi due mondi sono veramente poche, oltre qualche vernissage, questi lunedì dalla contessa diventano imperdibili. In una di queste serate verrà invitata anche la nostra Vanessa, per il tramite di un’altra artista. E la storia prenderà così vita, mentre fuori infuriano i venti di guerra mitteleuropei che condurranno presto alla Grande Guerra. “Ci sono due cose particolarmente imprevedibili: il tempo atmosferico e i percorsi dell’arte. Come spiegare se no l’improvvisa svolta che avviene nel 1919? Finita la guerra, dal giorno alla notte, termina l’avanguardia. Chi era stato cubista, costruttivista, dadaista si ritrova in mutande…” scrive Fullin. Se il nome dell’autore del brillante romanzo, Fullin, rievoca qualcosa nella mente di qualcuno, va presto detto che è un attore teatrale, e non solo in realtà: è un comico ricercato, noto per le sue cromie di spessore. Molti infatti ricorderanno la Professoressa Fullin, l’archeologa impegnata a non disperdere la lingua tuscolana (risalente all’omonima civiltà) che appariva sul palco dello Zelig di Milano. E se già allora si era notata la sua sensibilità nel disegnare personaggi femminili, nella costruzione di personalità credibili e brillanti, qui si troverà la sorpresa di un romanzo con una costruzione efficace, divertente e anche ricca di riferimenti culturali (che non sono mai banali citazioni). Si tratta di elementi portanti intorno a cui ruota la storia, finezze che purtroppo vanno scomparendo in tanta (spesso frettolosa e avventata) letteratura contemporanea “incolta”. E invece funzionano, e laddove compaiono con tanta freschezza ci fanno ricordare quanto se ne senta la mancanza. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA