Ploutonion, la porta degli Inferi riapre
La missione è guidata da Unisalento

Ploutonion, la porta degli Inferi riapre La missione è guidata da Unisalento
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Domenica 4 Novembre 2018, 14:14 - Ultimo aggiornamento: 18:42
Il turismo di massa non è un fenomeno solo dell'epoca contemporanea. Migliaia di visitatori frequentavano nell'antichità i luoghi di culto più famosi. Uno di questi, il Ploutonion di Hierapolis, da qualche giorno è tornato accessibile al pubblico grazie al lavoro della missione archeologica italiana in Turchia.
Alla direzione della missione, dal 2000 fino a pochi mesi fa, c'è stato l'archeologo Francesco D'Andria, professore emerito dell'Università del Salento. A lui e alle sue intuizioni si deve la scoperta del Ploutonion che era considerato dagli antichi la porta degli Inferi, da dove si entrava nel regno dei morti governato da Ade e Proserpina.
Una sfida archeologica lunga ma piena di soddisfazioni che D'Andria ha concluso lo scorso 19 settembre con l'inaugurazione del percorso di visita del santuario, che si trova all'interno del sito archeologico di Hierapolis, dal 1988 nella lista Unesco dei luoghi Patrimonio dell'Umanità.
Questo atto finale ha sancito il passaggio di consegne, alla direzione, fra D'Andria e Grazia Semeraro, che ha preso il suo posto anche come ordinario di Archeologia classica dell'ateneo salentino, confermando, quindi, il ruolo guida di Unisalento in una missione la più antica in Turchia, partita nel 1957 a cui partecipano altre prestigiose università del nostro Paese. La competizione internazionale è massima ma gli archeologi italiani, sotto la direzione salentina, hanno saputo farsi valere grazie alle loro importanti scoperte.
«Negli anni scorsi racconta D'Andria, che dirige scavi nella città frigia dal 1974 abbiamo restaurato il teatro di Hierapolis, ricostruendo la facciata lunga 40 metri, e la porta di Frontino, ma le due scoperte che hanno suscitato un interesse mondiale sono state la tomba di San Filippo, uno dei dodici apostoli di Gesù martirizzato proprio a Hierapolis, e il Ploutonion, uno dei santuari più famosi dell'antichità. Era considerato, infatti, la porta degli Inferi. Trovandosi in una zona molto sismica, da un'apertura della terra vengono fuori ancora oggi gas, come il biossido di carbonio, letali per gli esseri viventi. Il fatto che chi si addentrasse in questa grotta morisse era attribuito all'intervento di Plutone. Gli antichi credevano fosse avvenuto proprio lì il ratto di Proserpina. Intorno a questo luogo, si è sviluppata una costruzione mentale, mitologica e anche architettonica».
Oltre ai gas, dalla grotta fuoriesce anche l'acqua di un grande centro termale, famoso per le sue cascate bianche di travertino.
L'identificazione del Ploutonion da parte dell'équipe guidata da D'Andria è avvenuta nel 2012, all'interno di un'area archeologica che si estende per più di 80 ettari. Ma come ha capito D'Andria quale fosse il punto preciso? «Strabone, il più grande geografo dell'antichità, parlando del santuario di Plutone a Hierapolis, evidenziava con grande stupore spiega l'archeologo che gli uccellini che si avvicinavano alla grotta morivano. Durante i miei sopralluoghi nei pressi della più importante sorgente di acqua termale, notavo sempre uccellini morti. Quindi, ho deciso di iniziare gli scavi da lì».
Nel 2010 c'è stato un primo momento decisivo: il ritrovamento del busto senza testa della statua di culto di Ade, mentre, nel 2012, sotto un muro crollato nel X sec. d. C., è stato individuato l'arco d'ingresso della grotta con sopra l'iscrizione dedicatoria a Plutone e Proserpina. «Non c'erano più dubbi aggiunge D'Andria che si trattasse del Ploutonion, anche perché subito dopo abbiamo rinvenuto i gradoni del teatro che, sempre in base alle fonti antiche, circondava la grotta, dietro e su due lati. Da lì, a distanza di sicurezza, i fedeli potevano osservare il sacrificio dei tori, che avveniva non per sgozzamento, ma per soffocamento a causa dei gas, dando la sensazione che fosse la mano invisibile della divinità a prendersi la vittima».
Dopo la scoperta, si è passati grazie anche al sostegno finanziario della Fiat turca (Tofa) al restauro e alla ricostruzione di alcune parti del teatro danneggiate dai terremoti, alla creazione dei percorsi di visita controllati per i turisti e poi alla realizzazione di una copia della statua di culto di Ade con accanto il cane a tre teste Cerbero e due serpenti, da ricollocare sul posto. Il tutto reso possibile dalle nuove tecnologie. «Ci siamo affidati sottolinea D'Andria a una ditta pugliese, la Digitarca, per i rilievi laser dei pezzi del teatro e della statua, usando per la testa mancante di Ade un'altra statua più piccola che avevamo avuto la fortuna di trovare nel teatro e per le teste di Cerbero l'unica che era rimasta intatta. Abbiamo inviato i file a un'impresa specializzata di Afyon, uno dei luoghi più importante in Turchia per l'estrazione del marmo, che ha realizzato la statua in travertino con una stampante laser 3D».
Dell'équipe che ha affiancato D'Andria nel restauro del Ploutonion fa parte l'archeologo Pio Panarelli, che ha lavorato anche al restauro dell'anfiteatro di Rudiae. «Mi piacerebbe conclude D'Andria usare le stesse tecniche che abbiamo sperimentato al Ploutonion per ricostruire in pietra leccese le parti mancanti dell'anfiteatro di Rudiae».
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