La sintassi dei corpi negli scatti di Garzia. La mostra a Lecce

La sintassi dei corpi negli scatti di Garzia. La mostra a Lecce
di Marinilde GIANNANDREA
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Lunedì 22 Novembre 2021, 09:25

Il suo archivio fotografico è inesauribile come il deposito delle storie che ha attraversato. Carlo Garzia (Bari, 1944) è in mostra da oggi a Lecce al Castello Carlo V con Ce qu'il reste, un'antologica di 180 foto (inaugurazione alle 20). La mostra è curata dell'associazione Positivo Diretto ed è un omaggio a un autore della fotografia italiana che ha contribuito a ridefinire l'immagine del paesaggio mediterraneo. A Bari negli anni Ottanta ha fondato la galleria Spazio Immagine e ha partecipato nel 1984 a Viaggio in Italia, la mostra curata da Luigi Ghirri che ha segnato profondamente l'idea di fotografia. L'antologica al Castello è prima tappa del programma di Bitume Copy/Past* per il progetto Puglia Luoghi della Bellezza di Liberrima che comprende tra la fine di novembre e il mese di dicembre anche una mostra virtuale di giovani fotografi che potrà essere vista con un QR code installato su pannelli nel Parco urbano del Galateo e una serie di incontri con autori, editor e artisti presso la libreria Liberrima a Lecce. Andrea Laudisa di Positivo Diretto ha visitato il ricco archivio di Garzia e fatto una scelta che procede per temi più che per cronologie. Le immagini di apertura sono chiavi di lettura del suo mondo e Garzia, che sarà presente all'inaugurazione, racconta la storia di queste fotografie. La prima è un occhio tagliato che ricorda quello di Un chien andalou di Luis Buñuel. «Forse - dice Garzia - ma in realtà è un'altra storia. Nella cultura del Positivismo medico belga, forse un po' ciarlatano, che per motivi didattici e scientifici aveva realizzato una serie di manichini in cera con dei movimenti meccanici, quasi dei robot. Erano andati dispersi, furono poi in parte recuperati e esposti in una mostra circolante sotto un tendone. La vidi durante uno dei miei soggiorni in Francia e mi colpì molto. L'occhio tagliato è quello di uno di quei manichini».
Poi c'è l'immagine di un metro scolpito in un muro.
«Durante la rivoluzione francese furono unificati i sistemi di misura e si decise che il metro decimale doveva diventare quello ufficiale. La parola mètre insieme all'immagine esatta del metro fu scolpito in otto punti di Parigi. Ne sono sopravvissuti due, quello della fotografia è collocato nei pressi del Ministero della Giustizia e mi è sembrato un omaggio allo spirito della ragione perché penso come Ghirri che la fotografia è una forma di pensiero».
Come si sviluppa il percorso?
«Questa mostra è stata una piacevole e inaspettata sorpresa. Quando Andrea Laudisa è venuto a trovarmi l'archivio analogico era abbastanza in ordine mentre quello digitale era molto disordinato anche perché l'accumulo di fotografie nella memoria di un computer rende difficile la selezione. Il percorso procede per temi e assonanze. La prima sezione è dedicata al Sud e alla religiosità. Del rito mi interessa soprattutto la struttura della festa e la sintassi dei corpi, quella che provoca in chi guarda un sentimento che oscilla tra empatia e rigetto».
Una sezione è anche dedicata al circo.
«A quelli grandi, ma soprattutto a quelli piccoli che venivano a Sud perché il clima mite rende il lavoro più facile. Li ho frequentati costantemente, più dello spettacolo mi interessava il backstage e ho cercato di fotografarli in maniera lontana dalle suggestioni felliniane».
Le fotografie dedicate a Parigi e alle città testimoniano la sua passione per la Francia e per i viaggi.
«Ho viaggiato molto e in motocicletta e ho attraversato gli Stati Uniti con lo sguardo del documentarista. Il corpo più importante è naturalmente quello su Parigi. Ho insegnato letteratura francese in un liceo barese e il premio per la maturità fu un viaggio a Parigi ma il vero impatto con la fotografia è stato con il Surrealismo e in particolare con la lettura di Aragon. Il mio sguardo è soprattutto quello del flâneur e sono debitore a Walter Benjamin che rileggo continuamente».
La mostra sarà aperta dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, fino al 20 gennaio. Tutte le info su http://www.bitumephotofest.it/.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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