Guccini, due giorni nel Salento con le sue canzoni raccontate in un libro

Guccini, due giorni nel Salento con le sue canzoni raccontate in un libro
di Eraldo MARTUCCI
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Venerdì 26 Aprile 2019, 20:23
Le canzoni sono fatte di musica e parole. Ma cosa viene prima? Il dilemma in realtà attraversa tutta la storia musicale della nostra civiltà, e ha visto soprattutto l'opera lirica offrire soluzioni diverse nel corso dei secoli. Tutte le canzoni, d'altronde, raccontano una storia, e molte di esse rappresentano la colonna sonora della nostra vita. Ma come la raccontano? Intanto bisogna premettere che scrivere in italiano non è assolutamente semplice, per dirla con Francesco Guccini. Però proprio il contastorie modenese, come lui stesso amava definirsi, costituisce uno dei massimi esempi di racconti in musica dove prima nasceva il testo e poi la melodia.
Vere e proprie liriche che non a caso sono finite nelle antologie poetiche del 900 al pari di quelle di altri giganti del cantautorato. E proprio su questo aspetto si è soffermata Gabriella Fenocchio, filologa e studiosa di letteratura italiana del 900, nel suo recente volume Francesco Guccini. Canzoni, edito da Bompiani, che raccoglie alcuni tra i suoi più amati testi.
L'autrice ne ha scelti 43, trattandoli appunto come poesie, analizzando in maniera colta e approfondita ciascuno di essi, senza tralasciare la struttura metrica e aggiungendo note a pie' di pagina.
Il tutto senza fare un solo cenno alla musica che ha reso questi testi delle canzoni. «Una scelta naturalmente voluta - spiega la Fenocchio - e condotta con la convinzione che quei testi, soprattutto quando escano dalla penna di Francesco Guccini, possono autonomamente a buon diritto collocarsi nel panorama poetico del Novecento italiano, non solo per la qualità dell'elaborazione formale, ma nondimeno per la densità letteraria e i molteplici echi intertestuali di cui la gran parte delle parole risuona».
«D'altro canto - continua - se è vero che lo statuto alla canzone si identifica con l'intreccio di parole, musica e voce, in molti casi appare piuttosto evidente che al testo possa essere riconosciuta una vita autonoma, soprattutto quando, depositato sulla pagina, sia in grado di svelare con maggiore intensità la propria fisionomia letteraria. L'operazione del commento si è peraltro potuta avvalere degli autografi dello scrittore, il cui procedimento correttorio, spesso tormentato, vale come testimonianza della sua lunga fedeltà a un metodo di composizione inteso a diffidare di parole usurate, a ricondurre ogni scelta lessicale alla pregnanza del significato, e a farne al tempo stesso un centro di sonorità che si irradia al di là dei propri confini».
Certamente le parole di Francesco Guccini hanno la capacità di interpretare la realtà in cui vivono, e anche la sua voce ha fatto la storia contemporanea. Infatti è grazie ai suoi testi di grande attualità che l'Equipe 84 e i Nomadi raggiunsero vertici di assoluta notorietà: Auschwitz, Per fare un uomo, Noi non ci saremo, Noi, Dio è morto, Canzone per un'amica, che sono peraltro brani «che riflettono perfettamente - scrive il critico Felice Liperi - ansie e passioni della gioventù più sensibile e inquieta dei primi anni Sessanta. Ecco perché nel caso di Guccini si può parlare di canzone politica, però vista attraverso una lettura personale, filtrata con la sensibilità di un autore a cui stanno a cuore soprattutto la convivenza civile, la giustizia, il rispetto umano».
Racconti in musica, si è detto prima, e non è stato appunto un caso che all'inizio della sua carriera le sue canzoni venissero interpretate meglio da altri artisti. È dal 1987, con Signora Bovary, che i suoi brani, pur senza mutare stile e contenuti, si trasformano in composizioni più complesse: la musica diventa più raffinata e c'è una maggiore cura riservata agli arrangiamenti.
Il titolo deriva evidentemente dal celebre romanzo di Flaubert pubblicato nel 1857, ma l'autrice in una nota ricorda le parole dello stesso Guccini contenute in Se io avessi previsto tutto questo: «Non si tratta di quella importante, personaggio di un romanzo, ma la signora Bovary che è in tutti noi, una piccola borghese che si strascina giorno per giorno in una vita forse inutile».
Quanto al testo, alla domanda su cosa ci sia al fondo del cammino, «il suo pregio - scrive la Fenocchio - sta proprio nel fatto che la domanda non venga espressa con il pathos che le sarebbe appropriato, ma scorra in una sorta di andamento carsico».

Francesco Guccini sarà protagonista di due eventi gratuiti a Melpignano: l'apertura del giardino storico del Palazzo marchesale De Luca e la rassegna Incontri d'autore.
Il primo, oggi alle 17.30, vedrà il cantautore partecipare alla visita nello storico giardino, nell'ambito della rassegna Mediterranea Giardini e paesaggi aperti 2019, organizzata dal'Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, tra frutti antichi e piante ornamentali che incorniciano viali ortogonali. Una visita insieme con i responsabili della nuova primavera botanica e architettonica, i progettisti-architetti Tiziana Lettere e Giuseppe Stefanizzi, assieme alla Sovrintendente alle Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto Maria Piccarreta, al sindaco di Melpignano Ivan Stomeo, al presidente nazionale Aiapp Luigino Pirola.
Domani, invece, protagoniste assolute saranno le parole delle canzoni di Francesco Guccini, attraverso il libro Canzoni curato dalla filologa Gabriella Fenocchio in cui sono state racchiuse quasi cinquanta tra le più amate canzoni di Guccini. L'incontro con l'autrice e con il cantautore avrà inizio alle 19.30 nello stesso giardino storico del palazzo marchesale e sarà moderato dalla giornalista Alessandra Lupo.
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