Dalì e De Chirico, a Lecce i maestri del surrealismo

Dalì e De Chirico, a Lecce i maestri del surrealismo
di Eraldo MARTUCCI
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Lunedì 30 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:10

Se il mondo è un grande palcoscenico, allora uno dei più grandi interpreti ad aver calcato le scene è certamente Salvator Dalì: considerato un surrealista, sarebbe forse più giusto definirlo un artista performativo, il primo in assoluto. Tutto ciò che faceva era studiato per stupire, sbalordire e divertire il pubblico. perfino il suo aspetto fisico era più un travestimento che altro.

Da Salvador Dalì a De Chirico

Ma l’arte del Novecento ha conosciuto tanti altri immortali geni, fra cui Giorgio de Chirico, che alla sua molteplice attività tra pittura, scrittura e scultura, ha anche affiancato la realizzazione di scenografie e costumi teatrali, tra il 1924 e il 1971. E alcune opere scultoree di entrambi sono ora presenti nella nuova e importante esposizione di Art&Co Gallery a Lecce, uno splendido contenitore di 700 metri quadrati su più piani che costituisce la più grande Galleria privata italiana e che da oggi torna a essere aperta al pubblico, dopo la chiusura per il periodo estivo. Una struttura che non vuole essere solo galleria d’arte contemporanea per le grandi mostre, ma anche un luogo con una sua identità e con spazi intrisi di cultura, accoglienza e musica. Tutto questo grazie a Tiziano Giurin, milanese di origine veneta, ma ormai leccese d’adozione per averla eletta sua residenza non solo lavorativa.

La scultura rappresenta uno dei medium espressivi più significativi della storia dell’arte. Alla scultura, per la generale resistenza dei suoi materiali è spesso toccato, suo malgrado, il ruolo di trasmettere i valori dell’arte antica alle generazioni moderne, facendo sì che fosse un ponte tra le generazioni di artisti di epoche diverse e lontane nel tempo. Per questo, gran parte della storia della scultura può essere riassunta nell’alternarsi tra allontanamenti e riscoperte del modello classico attraverso i materiali, le tecniche e le evoluzioni stilistiche, il corpo ed i significati, i valori, le tensioni espressive, l’anima.

Art&Co Gallery ha perciò selezionato per questa importante esposizione un equilibrio tra realismo e idealizzazione contaminando il modello classico di due maestri della scultura internazionale come Giorgio de Chirico e Salvador Dalì con le viscerali provocazioni di Emanuele Giannelli. L’artista romano, che vive e lavora in Toscana, sembra infatti possedere la sintesi dell’equilibrio perfetto tra arte figurativa e arte concettuale, tra corpo e anima, tra i corpi di “Ettore e Andromaca” di Giorgio de Chirico e le anime surrealiste delle sculture di Salvador Dalì, come i celebri e inconfondibili orologi.

"Ettore e Andromaca" di Giorgio de Chirico

La passione per la mitologia ha caratterizzato buona parte della produzione artistica di De Chirico, in cui spiccano come protagonisti gli eroi dei miti greci e i temi tratti dall’“Iliade” e dall’“Odissea”. Ed ecco allora che nelle sue opere la figura umana non compare se non nelle sembianze di manichini, immobili e privi di umanità, senza braccia, senza bocca, senza occhi: statue cieche come Omero, Tirsia ed Edipo, figure che derivano da una cultura in cui il non vedere era indice di saggezza e implicava una capacità di vedere oltre.
Caratteristiche che si trovano appunto in “Ettore e Andromaca”, statua in bronzo di 175 centimetri di altezza tratta dal gesso originale del 1971. Quest’opera fa parte di un’edizione di dodici esemplari autorizzata dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa del Maestro.

Il "Bipede" di Emanuele Giannelli

L’altra imponente scultura, il “Bipede” di Emanuele Giannelli, «forse più di altre dà l’idea della contraddizione che vede l’uomo artefice e carnefice di se stesso – si legge nel catalogo – il proprio desiderio di auto-perfezionamento a tutti i costi, la patologica insoddisfazione della propria condizione ci costringe ad operare su noi stessi, ad agire e, in un secondo momento, subire l’ardire delle nostre azioni».
Queste sono le ultime opere prestigiose esposte in galleria, ma negli spazi del Palazzo sono da tempo presenti le più importanti opere del Novecento italiano ed internazionale

«Si possono infatti ammirare le ceramiche di Picasso – ricorda Giurin - alcune opere della Francis Bacon Collection con un importante nucleo di lavori su carta dell’artista irlandese, e altre provenienti dal Dalì Universe».

Quello di Giurin è stato infatti un grosso investimento imprenditoriale che lo ha portato a comprare e a ristrutturare un palazzo dei primi del ‘900, a pochi metri dall’ultima sede della galleria. Una struttura imponente, arricchita anche da un lampadario di oltre trentaquattro metri realizzato dall’artigiano e fabbro leccese Gianni Bursumando come omaggio a Lucio Fontana.

«Un vero e proprio Palazzo delle Arti, dove stiamo portando le mostre storicizzate – conclude il gallerista - come quella della Fondazione Vaff che racchiude, con le sue tremila opere, una delle collezioni italiane private più importanti al mondo che comprende opere di De Chirico, Boccioni, Carrà, solo per citarne alcuni».

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