Cursi, l'arte del ricamo per riconnettere il passato e il presente della comunità

Cursi, l'arte del ricamo per riconnettere il passato e il presente della comunità
di Carmelo CIPRIANI
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Domenica 18 Novembre 2018, 20:44 - Ultimo aggiornamento: 20:46
Prosegue a Cursi, piccola località a sud di Lecce, il progetto “Parco Senza Confini”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, nell’ambito dell’avviso pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”, e promosso dall'Ecomuseo della Pietra leccese in collaborazione con otto partner attivi sul territorio, tra cui Nextab, presieduta da Luigi Manca, a cui è affidata la curatela delle manifestazioni afferenti le arti visive. Partito nel 2016, il progetto prevede la costituzione di un sistema di governance di sviluppo, occupazione e imprenditorialità giovanile che coniughi i temi dell’arte, del turismo, della cultura e dell’enogastronomia.

Una delle attività principali del progetto mira a promuovere un modello di ospitalità e residenzialità artistica, finalizzata alla fruizione dialogica dei luoghi e dei contesti territoriali attraverso le forme del contemporaneo (land art, visual art, design). Iniziata con l'artista romana Guendalina Salini, la sezione delle residenze continua oggi con la residenza “Ricami di pietra” (iniziata il 27 ottobre), ideata dall’artista leccese di nascita ma romano d'adozione Gianfranco Basso. Come rivela il titolo, quasi un ossimoro in cui si incontrano arti antiche e apparentemente inconciliabili, l’obiettivo prioritario è quello di recuperare e valorizzare due specifiche tradizioni del luogo, da un lato il ricamo, medium moderno e remoto insieme, che in sé riesce a coniugare l’idea artistica con la maestria artigianale, dall'altro quello dell’estrazione della pietra, peculiarità geologica del sottosuolo salentino, oltre che essenziale fonte di reddito. Ad affiancare Basso in questo percorso di (ri)scoperta vi è stato Giovanni Gaggia, noto performer marchigiano che nel ricamo ha scoperto il medium ideale per intrecciare passato e presente, esistenza individuale e storia collettiva. Accanto a loro tre giovani artiste, fresche di studi accademici, Giulia Gazza, Maria Cristina Frisullo e Serena Laterza, anche loro accomunate dalla medesima scelta espressiva. Una call rivolta a giovani under 35 ha inoltre condotto a Cursi altre tre artiste volontarie, Santa Scioscio, Maria Vittoria Stampete, Anna Lucia Rizzello, che hanno avuto la possibilità di seguire lo svolgersi della residenza realizzando propri lavori e sperimentando per la prima volta la tecnica del ricamo.

Punto di partenza dell’intero percorso è stato il confronto con le ricamatrici locali, intercettate dalla locale Pro Loco che, con l’amministrazione comunale, offre spazi di lavoro e supporto organizzativo e logistico al progetto. Le ricamatrici, custodi dei segreti e dei valori identitari della tecnica, rappresentano il tramandarsi del ricamo nel territorio, testimoni di un’arte a cui sempre più artisti guardano riscoprendone la versatilità e la straordinaria modernità.

Gianfranco Basso ha ricamato sugli indumenti degli antichi “cavamonti” donati dalla comunità cursese, con il preciso intento di unire le due antiche tradizioni a cui la residenza è dedicata. Maglie, cannottiere e fazzoletti appartenuti agli estrattori della pietra leccese si sono trasformati in reliquie della fatica umana ma anche dell’ingegno, testimonianze di storie che si susseguono e si tramandano di generazione in generazione determinando il progredire di un’intera comunità.

Giovanni Gaggia invece si è concentrato sui motivi che spingono molti ad emigrare. “Semplicemente corro” è la scritta che l'artista ha ricamato sul suo arazzo, sintesi di una condizione esistenziale comune, fatta di molteplici vissuti registrati su un file audio ricavato rivolgendo sempre la medesima domanda: “Qual è stato l’avvenimento più importante della tua vita che ti ha spinto a fare la valigia?". Ne sono emerse speranze e aspettative emblematicamente riassunte dall'immagine della valigia e soprattutto da quel verbo “correre”, non scelta individuale ma imposizione dettata da condizioni extrapersonali.

Il progetto di Giulia Gazza “Eia accurite ad Mariam” é un omaggio alla storia e alla figura di Santa Marina, vergine e martire assai venerata nel Salento, dove ogni estate i festeggiamenti in suo onore si susseguono a ritmo serrato a Muro Leccese, Salve e naturalmente Cursi, dove sussiste una piccola cappella eponima. Ed è nella piccola chiesa, punto di partenza della processione che ogni anno, in occasione della festa, accompagna il simulacro della santa alla Chiesa Madre, che sarà collocato il ricamo di Gazza con la silhouette della Santa, accompagnato da un file audio di un antico inno che testimonia la secolare venerazione della Santa nella piccola cittadina.

È partito da un drammatico evento di cronaca, invece, il progetto “Io e l'altro, unità di un tutto” di Maria Cristina Frisullo. Com'è noto lo scorso 29 settembre, a Cursi, in via Tevere, una banale lite tra vicini è precipitata in un triplice omicidio. L’artista, ricamando un antico lenzuolo, simbolo intimo e accogliente del focolare domestico, ha riflettuto sul complesso rapporto tra gli uomini, denunciando l’assenza di comprensione, nonostante la nostra sia un’epoca connotata da un eccesso di comunicazione.

Ha ricamato un antico lenzuolo anche Serena Laterza, che nel suo progetto “Intimità” ha scelto di indagare il privato delineando corpi nudi di donna. L’obiettivo preposto dall’artista è stato duplice: da un lato restituire naturalezza a momenti di cui spesso ci si vergogna, dall'altro sondare il disagio di chi guarda, al fine di attenuarne gli effetti demotivanti e trasformarlo in consapevolezza.

Prima del termine dell’intero progetto, fissato al 2 marzo 2019, sarà allestita l’esposizione di tutte le opere realizzate in residenza in Palazzo De Donno, storico palazzo collocato nel centro cittadino. In quell’occasione, insieme ai ricami eseguiti dagli artisti, saranno esibiti anche le loro riproduzioni su pietra leccese, unendo simbolicamente le due tecniche, ma anche il loro passato e il loro futuro, tra saperi tramandati e innovazioni tecnologiche.


 
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