De Giorgi, i mille volti di un uomo di scienza: con Quotidiano in regalo i suoi "Bozzetti di viaggio" sul Salento

L'opera monumentale dello studioso in quattro preziosi volumi: da sabato prossimo l'omaggio del giornale a tutti i suoi lettori

De Giorgi, i mille volti di un uomo di scienza: con Quotidiano in regalo i suoi "Bozzetti di viaggio" sul Salento
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Domenica 19 Marzo 2023, 18:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 18:47

Nato a Lizzanello il 9 febbraio 1842, Cosimo De Giorgi nel corso della sua vita affiancò alla professione di medico quella di insegnante alla Scuola Tecnico-Normale di Lecce e presso l’Educatorio Femminile, oltre a un’intensa attività di ricerca e di studio in numerosi campi, paleontologia e paletnologia, archeologia e geografia, idrografia e meteorologia, geologia, sismologia, agricoltura e igiene. A lui si deve la fondazione, nel 1872, dell’Osservatorio Meteorologico di Lecce e, tra l’altro, la scoperta dell’Anfiteatro Romano.
In occasione del centenario dalla morte, avvenuta il 2 dicembre del 1922, Nuovo Quotidiano di Puglia regala ai suoi lettori l’edizione moderna del suo libro “La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio” (1882-1888). Pubblicata dalle Edizioni Grifo, con il contributo fondamentale della presidenza del Consiglio della Regione Puglia, e suddivisa in quattro volumi, l’opera sarà nelle edicole in abbinamento gratuito con Nuovo Quotidiano per quattro sabati consecutivi, a partire dal 25 marzo.
Di seguito, pubblichiamo un estratto dell’introduzione al primo volume, realizzata dal professor Alessandro Laporta.

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di Alessandro LAPORTA

Una famosa caricatura di Cosimo De Giorgi (1842-1922) ce lo presenta di profilo, con il caratteristico pizzetto, la barba rada, gli occhiali, un cappellaccio in testa, e soprattutto i rozzi e sformati scarponi da lui usati "sul campo". Non molto dissimile il ritratto che gli scolpì Bortone, aggiungendo il terzo elemento fondamentale per il suo lavoro, la fedele tracolla atta a custodire le matite, i pastelli ed i preziosi piccoli taccuini. E così dobbiamo immaginarlo, nelle sue operose mattine di lavoro, quelle che la scuola gli lasciava libere, pronto a partire, con un ben preciso programma in mente ed una gran voglia di visitare le più sperdute località dell'amato Salento. È questa la sua principale occupazione, ed ancora una volta, come è spesso accaduto, sorprende e spiazza i suoi abituali lettori: scienziato o medico? storico o geografo? saggista o cronista? Pochi fra i tanti interrogativi che si pongono a chi apre i suoi libri e non ne conosce l'enciclopedica versatilità: possiamo dire che esercitò a Lecce con grande umanità e professionalità la medicina, che all'insegnamento e all'educazione dei giovani si dedicò instancabilmente, che gli scritti pubblicati sono oltre trecento e che la Società Geografica Italiana, riconoscendone i meriti, gli offrì una medaglia nel 1900. Ma tutte queste facoltà non ne esauriscono l'incontenibile esuberanza, non sono sufficienti a tracciarne un profilo verisimile, ed è compito arduo tentare di contenerlo nello spazio di una presentazione. Ma qui siamo di fronte all'opera più famosa, che gli ha dato la fama e che continua ancora oggi ad essere legata indissolubilmente al suo nome: "La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio", e dobbiamo fare i conti con una personalità sicuramente eccezionale.

L'impatto più immediato è proprio con la grinta del curioso per natura, che si trasforma nel fiuto del ricercatore, nel metodo dell'esploratore: "Ben pochi dei nostri salentini, posso affermarlo, hanno camminato quanto me ogni contrada di quest'angolo d'Italia". Ed ecco il grande camminatore, che si vanta del fatto che "non vi è collina del Valdarno per esempio che non sia stata calcata dal mio piede, e della quale non sia restato un ricordo nei miei album da viaggio": ricordi di gioventù, felici tempi della goliardia, certo, ma senza quegli anni di preparazione non capiremmo l'altro più importante viaggio, quello nel Salento. È dunque facile ricordarlo alla guida del calesse, fermarsi e scendere, chiedere e risalire, avviarsi lentamente con in mano l'immancabile sketch-book e camminare, camminare, fino a raggiungere la meta della sua passeggiata, osservarla, studiarla, riviverla e poi appropriarsene per trasferirne, nella pace dello studiolo, il ricordo sulla pagina. Si tratti di una pietrafitta, di un monumento, di una chiesa, di un castello o di qualunque altro cimelio degno di memoria, il suo sguardo osserva, collega, cattura: ci saranno poi i suoi amici Pietro Cavoti e Stanislao Sidoti, maestri del disegno e della pittura, a perfezionarne le impressioni per la versione definitiva, ci sarà Giuseppe Spacciante "che ha saputo elevare la Tipografia Salentina a livello delle prime d'Italia, introducendovi anche la litografia", a formarne una elegante edizione, e con loro Pietro Barbieri, il modenese che si era imposto a Lecce "colle sue belle fotografie" aprendo studio in via dei Templari.

Tutti insieme, in un "gentile concorso" senza pari, per dare alla Provincia quell'identità che fino allora era stata solo tentata: Luigi Giuseppe De Simone con lo pseudonimo di Ermanno Aar andava pubblicando nell'"Archivio Storico Italiano" i suoi Studi Storici, e Giacomo Arditi si era avventurato nella Corografia fisica e storica della Provincia di Terra d'Otranto che risultava in quel momento "tuttora in corso".

La strada imboccata da De Giorgi era diversa, e infatti afferma: "Lo dirò schiettamente, ho voluto fare il censimento di tutti i monumenti di arte antica e moderna che ho incontrato nelle mie escursioni"; progetto ambizioso, non c'è che dire, ma che completa in qualche modo il quadro e le tre operazioni sembrano integrarsi mirabilmente. In più De Giorgi sceglie la forma del bozzetto e confessa di non voler appesantire il libro "con note, citazioni e documenti", per non riuscire noioso al lettore, lasciando agli altri illustri colleghi questo compito, ed aggiunge che le sue sono "impressioni da artista". Gli stanno a cuore i monumenti perché ama l'arte e la bellezza e le cerca, le insegue, le presenta. Il censimento e l'ordinamento cronologico del patrimonio monumentale del Salento sono i suoi due obiettivi.
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Fermamente convinto che un paese tanto vale quanto è geograficamente conosciuto, egli con grande precocità fa pubblicità al suo Salento, in concorrenza con quanto avveniva nel resto della nazione: era doveroso tenersi informato su quanto si faceva e veniva pubblicato nelle altre regioni, informatissimo sulle ricerche degli altri (la sua sconfinata competenza bibliografica intimorisce ancora oggi) ed i bozzetti, caso forse unico, si mostrano sicuramente alla pari. La geografia è la giusta chiave di lettura dell'opera, ma è l'intreccio con la storia che sorprende, e del resto i suoi maestri, nei confronti dei quali si dichiara in debito, sono Antonio De Ferraris ("ho seguito l'esempio del Galateo") e Girolamo Marciano, campioni dell'erudizione antiquaria ed al tempo stesso antesignani della storiografia moderna di Terra d'Otranto, classici affabulatori si potrebbero definire. De Giorgi va oltre, riesce a mantenersi in perfetto equilibrio fra scienza e letteratura, come era negli intenti di una importante rivista di Bari, alla quale collaborò nel decennio 1892-1902, e che si intitolava appunto "Rassegna Pugliese di Scienze Lettere ed Arti". Stupisce infatti l'apertura a problematiche che definiremmo più del nostro secolo che del suo: la salvaguardia del territorio e la conservazione per le generazioni a venire, la meteorologia e la climatologia, lo studio dei terremoti e dell'acqua. Su queste basi si dispiegano le luminose pagine dei bozzetti, costati quindici anni di esplorazione e preparazione, con immutata fede nel suo ideale.
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La genesi, i "dodici album manoscritti che fornirono la materia", la lunga durata della ricerca, e l'approdo, la stampa nel 1882 del primo (392 pagine) e nel 1888 del secondo volume (440 pagine), sono testimonianza di un travaglio almeno ventennale, che non si esaurisce certamente con la pubblicazione, ma connota uno stile di vita, un metodo, una travolgente passione di raccoglitore e di divulgatore. E si torna così, con immutato stupore, alla icastica immagine concepita da Francesco Gabrieli, a quel "biroccino o cavallo di san francesco" cui si affidava Cosimo De Giorgi "sotto il sole dardeggiante e la pioggia battente, tra l'indifferenza o la sospettosa ostilità dei paesani locali, mosso solo da una indomita sete di sapere e dalla carità di patria pugliese", preciso ritratto, quanto mai vero, e si torna al viaggio Bozzetti di viaggio è il titolo che è anche metafora della vita, nel nostro caso della sua vita. Fa forse capolino il sogno all is but a dream within a dream in cui il viaggio è collocato, in una provincia ubicata fra sogno e realtà, e non ci fa meraviglia che sia lo stesso sogno di Arditi e De Simone, di chi si ostinava a cercare nel presente il passato, le tracce di civiltà estinte nei menhir, nelle necropoli, nelle cripte bizantine di cui è costellato il Salento. È una provincia di periferia, perduta, definitivamente sparita. Una provincia che non c'è più, ed è di questa provincia che chi vuole si può (e mi viene da dire si deve se è almeno un poco sensibile ai fatti della cultura) riappropriare leggendo De Giorgi.
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Per farlo leggere, ben conoscere, apprezzare di nuovo, non si poteva che pensare a questa edizione, che può finalmente andare per le mani di tutti. Certamente migliore omaggio non gli si poteva fare in questo centenario, e certamente il libro confermerà il ruolo di Cosimo De Giorgi come protagonista, grande protagonista, di uno dei più vivaci periodi della storia e della letteratura salentina.
 

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