Il rincorrersi del tempo nella terra del desiderio

Il rincorrersi del tempo nella terra del desiderio
di Claudia PRESICCE
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Martedì 17 Marzo 2020, 20:39 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 20:13
Mi sei comparsa davanti agli occhi la notte di San Lorenzo, d'improvviso a tradimento. Sei stata un desiderio che non avevo espresso, esaudito da una stella che non avevo visto cadere. Mi commuovevo facilmente, in quel periodo. Era una mollezza inconsueta per me, un'ipersensibilità che si acquisisce solo dopo i cinquanta, tipo medaglia al valore per i sopravvissuti all'esistenza mi commuoveva il tempo, tutto quanto, indistintamente, solo per il fatto che fosse trascorso. E naturalmente mi commuovevi tu, che ancora del tempo potevi infischiartene.

Sulla terrazza dello stesso ristorante al mare mentre lui, che viaggia oltre i cinquanta, cena mestamente con sua moglie, a un tavolo di fronte si palesa lei, giovane, potente e attraente da fare rabbia. Tra quell'alba della femminilità e quel tramonto del maschile a confronto si costruisce in un attimo quella terra di mezzo instabile nella quale, prima o poi, tutti transitiamo: la terra del desiderio proibito. È lì che si incontrano scintille e silenzi troppo lunghi, sogni patetici e illusioni epiche, detti e non detti che cambiano l'esistenza, voragini profonde, risalite e spazi aperti in cui danzano le emozioni più vere, dei vivi. Di tutti i vivi (e chi scrolla le spalle davanti a queste, chi non le prova più e crede che siano leziosità adolescenziali probabilmente non è più tra i viventi, e non lo sa).

Questo incipit che travolge e tira subito all'interno di una storia che si preannuncia brillante e tempestosa è tratto da Gli estivi (La Nave di Teseo; 18 euro) ultimo romanzo di Luca Ricci. Chi conosce lo scrittore pisano, romano d'adozione, sa che non può essere un caso che questo titolo stagionale segua un altro romanzo che l'autore ha pubblicato un paio d'anni fa, Gli autunnali appunto (che rientrò nelle selezioni del Premio Strega).
Al centro di questa storia c'è un'estate, anzi per l'esattezza ce ne sono quindici: e come un appuntamento annuale ci sono persone che si cercano, altre che si ritrovano un po' per caso o un po' per noia, un po' perché una certa Roma va al Circeo e lì trascorre le vacanze, passeggia, va al mare. E mentre succedono queste cose terrene ai normali vacanzieri, tutto un altro film si svolge nella testa del protagonista. Lui è un personaggio vero e sia pur inventato è molto sincero: è annoiato, sposato e fa lo scrittore. Quindi parla molto di scritture, autori, libri, letterature e compagnia bella (e in questo forse, pur essendo più anziano, assomiglia pure a Ricci).
«Gli estivi è il secondo tassello di una quadrilogia sulle stagioni che è iniziata nel 2018 con la pubblicazione di Gli autunnali', i personaggi sono sempre diversi, a tornare sono i temi: amore, disamore, mondo culturale, Roma, il tempo (il senso del tempo, il sentimento del tempo)», spiega Ricci.

Nessuno quindi si aspetti un serial, un commissario con nuovi casi da risolvere in nuovi libri o una storia d'amore divisa in stagioni con sfumature rosse, nere e grigie. Assolutamente niente di tutto ciò. Qui ci sono personaggi che in comune con l'altro primo romanzo hanno solo la ricerca tipica dell'uomo di comprendere la vita e le emozioni, la caducità dei sentimenti e la forza di pulsioni impreviste che, svegliandoti all'improvviso con le loro folate di vento ti ricordano, in ogni stagione della vita, di essere vivo. E anche la fatica di esserlo.
«Oggi è di moda il concetto di serie e serialità continua Ricci mentre a me interessa di più la variazione, un procedimento più musicale che letterario, mi piace pensare ai miei romanzi sulle stagioni anche come una serie del profondo, più ampia delle trame dei singoli libri».

Se c'è qui tanta speculazione interiore dell'immaginario di un uomo, anche su quello più espressamente erotico (che poi non è quello principale?), sulle speranze e sull'impatto con la realtà, sulle allucinazioni spesso provocate dal solleone o su quelle coltivate nel silenzio freddo nei mesi invernali e poi esplose nell'estate bollente, va anche detto che lo sguardo qui (come nel precedente romanzo, e più in generale nelle narrazioni di questo scrittore) rispecchia una personalità fortemente maschile. È un uomo il narratore che racconta la sua vicenda umana, la sua ossessione estiva, e il luogo da cui nasce la sua prospettiva è profondamente maschile. Questa forzatura porta ovviamente ad un ridimensionamento sostanziale delle figure femminili. E che non sia casuale, né artatamente cercato a tavolino, sembra evidente nello scorrere delle pagine in cui il disincanto e le fragilità tipiche maschili sono talmente tangibili e convincenti da lasciare poco spazio a tutto il resto.
C'è in sostanza in queste pagine la disperazione' (anche ironica) di un uomo di mezza età messa in scena senza pudori falsi e né edulcorazioni poetiche. Esiste e va guardata dritta in faccia, con tutte le approssimazioni che questo comporta rispetto allo sguardo sul mondo: il sesso è al centro del suo tutto, e di fronte a questo maschile le figure femminili sono strumentali (vogliamo fare finta che non sia così, facciamolo pure e scriviamo favole). Ma, nonostante tutto, qui di amore si vagheggia. Se ne parla e riparla: di quello asciugato dalle coppie troppo solide e troppo datate, che sembrano esposte alla condanna perenne di stare insieme per forza ogni cena, ogni pranzo, ogni notte, ogni giorno in quella vita a due che sembra piuttosto un campo di concentramento a misura di coppia. E poi si parla di quell'amore cantato in letteratura che fa scoppiare il cuore, di desiderio e sogni, e che quindi non si può realizzare mai, per contratto: altrimenti come un palloncino forato si sgonfia e vola via. A gambe levate.
 
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