Quell'estate con papà, cialtrone e divertente

Quell'estate con papà, cialtrone e divertente
di Claudia PRESICCE
4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Marzo 2020, 20:07
Il padre gli regala un paio di occhiali scuri con la montatura nera uguali ai suoi: Che strage di cuori faremo insieme'.
Quell'estate del '77 in cui Giuliano a dieci anni venne affidato dalla madre al papà Geremia per andare in vacanza è destinata a diventare per quel piccolo uomo l'avventura più bella della sua vita. Lui inzuppato dalle regole sul bene e sul male di una mamma molto rigorosa (che lo fa partire col bloc-notes pieno di divieti da rispettare), inciamperà invece su un papà cialtrone e irresponsabile, ma terribilmente divertente in quel viaggio indimenticabile a bordo di una Giulia super color amaranto tra San Felice al Circeo, Capri e la Liguria. In poche parole, quel Geremia di cui il figlio serba solo pochi scomodi ricordi è davvero Il contrario di padre come recita il titolo del libro di Sebastiano Mondadori, pubblicato da Manni editore, e la storia di questo incontro intenso e circoscritto nel tempo di un'estate (il padre poi non si farà mai più vivo) ha il retrogusto salato e forte di un tuffo in mare da un scoglio molto alto, molto ben rappresentato nella copertina del libro.
Il romanzo, uscito qualche mese fa è stato tra i 54 segnalati del Premio Strega 2020 (non entrando nella dozzina, ma conquistando molti apprezzamenti dalla critica).

Mondadori com'è nato Il contrario di padre?

«I libri di solito nascono da suggestioni, avevo letto un romanzo americano con un rapporto tra un padre un figlio, e mi ha interessato tanto da ispirarmi. Mi sono accorto poi di aver messo sempre nei miei libri precedenti figure paterne positive e ho pensato che mi sarebbe piaciuto confrontarmi con una figura diversa, affascinante, ma di certo non confortante e paterna. E poi avevo il desiderio di raccontare un anno in particolare, il '77 che ricordo anch'io con gli occhi di un bambino. Così è nata questa storia on the road lungo la costa tirrenica italiana, con un ritmo deciso forte e una grande leggerezza».

La leggerezza del racconto di quell'estate che si avverte subito dà un respiro letterario caratterizzante a questa storia e ai suoi protagonisti. Ma chi sono questi due ritratti maschili così precisi?

«Il bambino è quello che racconta la storia, e quindi la felicità di sguardo fresca che tutto filtra è la sua, anche se poi quel ricordo è rivisto a trent'anni di distanza, quando dunque è ormai uomo. È un bambino che dalla vita fatta di certezze, che sono le regole e gli orari della madre, piomba improvvisamente nella vita avventurosa del padre, fatta di incertezze, e deve completamente rivedere tutto».

Rivedere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato.

«Esattamente, perché scopre che tra il vero e il falso esiste anche l'immaginazione, esistono anche le bugie a fin di bene, e che quindi tutta la vita può assumere colori diversi. Il padre Geremia invece è imprendibile, anche perché lo cogliamo attraverso lo sguardo di un bambino impreparato alla vita, non ancora adolescente, in quell'età sospesa tra lirismo e magia, tra dubbi e paure. Lui guarda con questi occhi alla vita, e a questo padre di cui non riesce ad afferrare il carattere, perché se è affascinante è anche pericoloso e completamente inaffidabile. E vivrà dopo con vergogna il ricordo di quei tre mesi folli di vacanza, come giorni da nascondere perché avvertiti come i più belli della sua vita. Quando gli toccherà però, davanti alla morte del padre, rievocare quel periodo si vergognerà invece di che cosa è diventato lui, rovesciando completamente il gioco di una vita».

Tipi come Geremia, padri un po' sbruffoni e irrisolti, ce ne sono tanti in giro, o no?

«Sì sì, ne ho conosciuti eccome. E poi c'è una citazione esplicita del personaggio del Sorpasso di Risi, di Vittorio Gassman, a quella figura tra lo spocchioso e il patetico molto italiana, un padre inaffidabile che non sa prendersi responsabilità, sostanzialmente una persona immatura. Qui ha dei toni a tratti anche un po' troppo spinti, ma direi che è una figura ricorrente».

Veniamo alla scelta dell'editore pugliese, lei ha un rapporto intenso' con gli editori (Sebastiano che ha un cognome esplicito, è stato consulente editoriale per diverse case editrici, ha diretto la casa editrice di saggistica universitaria Cardano e la collana Ricerca di Bruno Mondadori): come è arrivato a Manni?

«Questo libro è molto piaciuto ad Agnese Manni, ci ha molto creduto e mi ha conquistato il suo entusiasmo, peraltro per varie traversie questa storia non trovava editori. Hanno avuto grande cura del mio manoscritto, anche con una copertina molto azzeccata, e niente, il rapporto umano in queste cose è importante. Sulla vita dei piccoli medi editori so che fanno gran fatica, ma è perché non ci sono lettori, è un mestiere difficile in questo momento in Italia».

Lei si occupa di insegnare a scrivere, fa dei corsi di scrittura creativa ecc: ma insegnare a leggere si può?

«Io faccio soprattutto quello, perché se non si ha la sensibilità critica di cogliere un libro, di catturarne i segreti e l'anima non si può scrivere. Senza leggere anche fare un racconto resta una cosa dilettantesca, non si maturano neanche gusti letterari. Speriamo che in questo momento difficile qualcuno prenda i libri in mano per passare il tempo, visto che questo spazio di solito non c'è».
 
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