Cinema del reale, Pisanelli: «La nostra cultura di comunità che abita i luoghi»

Paolo Pisanelli e Letizia Battaglia
Paolo Pisanelli e Letizia Battaglia
di Alessandra LUPO
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Sabato 20 Luglio 2019, 20:39 - Ultimo aggiornamento: 21:22
Sedici anni di Cinema del reale e tre manieri conquistati dall'evento. Il bilancio di Paolo Pisanelli, documentarista e animatore del festival, anzi della festa, dedicata al cinema documentario che ogni estate si tiene nel Salento, è una riflessione profonda, che parte dall'ormai riconosciuta portata dell'evento per allargare lo sguardo al territorio che da set diventa generatore di cultura come patrimonio durevole e sociale.
Paolo Pisanelli, quest'anno è riuscito a portare nel Salento anche Letizia Battaglia, altra icona del reportage di frontiera. Il festival intanto ha cambiato casa, da Specchia a Corigliano. Cosa è cambiato?
«In realtà, come molti ricorderanno, Specchia non è stata la prima casa di Cinema del reale: partimmo nel 2004 a Galatone, dove restammo per tre anni abitando il Palazzo marchesale praticamente inutilizzato prima dei lavori di restauro. Non avevamo pensato a una competizione ma a una festa, intesa come momento di incontro tra persone. Invitammo veri e propri pionieri del genere come un po' ci sentivamo noi: venne Vittorio De Seta, poi Matteo Garrone. Ricordo l'applauso ad Alina Marazzi per Un'ora sola ti vorrei. Il festival nacque sotto una buona stella. Poi cambiò l'amministrazione e non se ne fece più nulla».
Che faceste allora?
«Dopo varie peripezie ci ritrovammo a Specchia, in un territorio che non sapeva nulla di cinema documentario e che viaggiava su altro genere di eventi. E ripartimmo».
Eppure ne diventò una sorta di capitale...
«A Specchia crescemmo ancora: abbiamo avuto una lunga serie di ospiti di cui andiamo molto fieri. E tra loro la figura insostituibile di Cecilia Mangini, da anni al nostro fianco. Guardando l'orizzonte sconfinato di terra che si apriva dalle terrazze di palazzo Risolo capimmo anche che la festa finale, quella che si terrà anche stanotte, doveva essere qualcosa di diverso: una sorta di rito collettivo in cui si festeggiava l'esperienza appena conclusa lasciandosi con la promessa di ritrovarsi. In 12 anni si sono stabiliti rapporti umani, professionali, collaborazioni. Sono stati riaperti frantoi e chiese. L'intero borgo, già di per sé bellissimo, ha respirato un clima di sperimentazione e scoperta. Tutto bellissimo, finché è durato».
Quest'anno avete terrazze, altrettanto belle però.
«Certo e ne siamo felici. Ma non è stato semplice cambiare casa in poco tempo. Quello che qualcuno non capisce è che organizzare appuntamenti articolati e di contenuto come questi è un lavoro culturale serio, che parte dalla conoscenza di un territorio per poi passare alla sua valorizzazione».
Fare cultura e non intrattenimento insomma..
«Esatto, un evento per quanto bello, poi finisce. La cultura invece è un processo che cambia nell'intimo una comunità, cambia il modo con cui le persone si pongono di fronte alle cose e come da allora in poi percepiranno e si prenderanno cura dei propri luoghi».
I luoghi non come semplici location, insomma?
«Il nostro è un cinema di comunità e per funzionare ha bisogno di persone che ci credano a tutti i livelli, cittadini, operatori culturali e ovviamente istituzioni. Per noi è impossibile scindere ciò che facciamo da dove e con chi lo facciamo: i luoghi non sono semplici fondali e se vengono violati perdiamo una parte di noi stessi. Ogni scelta deve avere una sua sostenibilità».
E adesso?
«A Corigliano da quando esiste il Castello volante (gestito dall'Ats Core a Core) il Comune ha dato prova di crederci davvero. La Regione e Apulia Film Commission hanno contribuito a sostenere il progetto, e i risultati si vedono: il castello è diventato un centro espositivo: quest'anno in ogni torre accade qualcosa di inedito, grazie al lavoro di creativi, artigiani. L'intero paese è un laboratorio e ci ha stimolato a lavorare anche sul borgo antico, con la mostra nel mercato coperto e le sonorizzazioni della quercia vallonea. La gente si è immediatamente appropriata di quanto sta accadendo ed è questo lo spirito di meraviglia che cerchiamo».
Un esperimento costante insomma?
«Una sorta di cittadella del cinema che diventa comunità».
Quest'anno sarete anche a Tiggiano, sabato 27, per la notte bianca di Cinema del reale.
«Sì, a Tiggiano c'è un bosco giardino meraviglioso e poco conosciuto che ospiterà l'evento. L'idea è del sindaco e ci saranno anche i due premi Oscar ormai parte integrante del paese, l'attrice Helen Mirren e il regista Taylor Hackford, suo marito. Un altro luogo con cui misurarci».
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