Ecco “il mondo a scatti” dell’intellettuale Cecilia Mangini

Ecco “il mondo a scatti” dell’intellettuale Cecilia Mangini
di Giorgia SALICANDRO
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 05:00

In principio era l’obiettivo. Quello della macchina fotografica, ben prima della macchina da presa. 
È accaduto così nella storia del cinema e anche nelle loro vite. Cecilia Mangini, la pioniera del documentario italiano, inizia la sua carriera come fotografa, e solo nel 1958, dopo aver realizzato un reportage dietro le quinte del film “La legge” di Jules Dassin, decide di seguire la via del cinema. 

Anche Paolo Pisanelli, film maker e direttore artistico della Festa di cinema del reale - che tanto, negli anni, ha contribuito a divulgare il lavoro di Mangini – da studente al Centro sperimentale di Roma aveva scelto la classe di Fotografia, e per lungo tempo ha lavorato come fotografo di scena e fotoreporter, fissando tra gli altri i volti degli albanesi al loro primo arrivo in Italia nel ‘91. Due «fotografi autopromossi documentaristi», come si presentano insieme, tornano infine all’origine, alla folgorazione dell’immagine fissa, del movimento da catturare furtivamente, da rubare al flusso del tempo per farne un documento e un simbolo di un’epoca. Nasce così “Il mondo a scatti”, il documentario firmato a quattro mani da Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli, con il montaggio di Matteo Gherardini, ultimo lavoro della grande signora del cinema del reale prima della sua scomparsa, a oltre novant’anni, lo scorso gennaio, a film quasi chiuso.

Il lavoro è prodotto da OfficinaVisioni e Istituto Luce Cinecittà con Rai Cinema, con il sostegno di Istituto superiore regionale etnografico della Sardegna, Sardegna Film Commission, in collaborazione con Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Cineteca lucana, Home Movies, Kinè, Erratacorrige, Big Sur, Archivio Cinema del reale, Regione Puglia, Apulia Film Commission. Verrà presentato oggi in Laguna in uno speciale evento di pre-apertura di Notti Veneziane realizzato da Giornate degli Autori, la sezione autonoma della Mostra del cinema di Venezia, in collaborazione con Premio Bookciak Azione! e Isola Edipo. 

Il film

Dopo un quindicennio di collaborazione e amicizia, “Il mondo a scatti” rappresenta la summa antologica del lavoro di Mangini come fotografa e intellettuale militante, rivissuto e raccontato insieme a Paolo Pisanelli. Un viaggio che attraversa lo sconfinato universo di archivi e storie di Mangini, riaperti dopo decenni di oblio, indagati e interrogati, tra ritrovamenti e scoperte sorprendenti. Un percorso passato da diversi step intermedi, con la realizzazione di mostre fotografiche, corti e lungometraggi dedicati a questo vasto patrimonio: tra questi, le mostre “Visioni e passioni. Fotografie 1952-1965”, “Isole, un viaggio a Panarea e Lipari”, curate da Pisanelli e Claudio Domini, e i film “Facce”, “Un viaggio a Lipari”, “Grazia Deledda la rivoluzionaria”, “Due scatole dimenticate” – quest’ultimo, nato dal recupero fortuito di due scatole di negativi del 1965-66, risalenti ai sopralluoghi del progetto filmico “Le Vietnam sera libre”, poi mai realizzato a causa del complicarsi della guerra - firmati a quattro mani a Mangini e Pisanelli.

L'incontro a Martano

«Ho incontrato Cecilia nel 2004 grazie al critico Mirko Grasso, originario del Salento, che mi parlò di un’autrice che negli anni ‘50 aveva girato un film sul pianto rituale a Martano, “Stendalì”. Organizzammo una presentazione dei tre corti girati con Pier Paolo Pasolini; nel giro di pochi anni saremmo stati a Cracovia, Vienna, Berlino, Parigi a parlare dei suoi film, e Cecilia sarebbe diventata la “madrina” della Festa di Cinema del reale.

A questo è legata la nostra amicizia».

Il mondo a scatti” riassume e questo duplice percorso – di Mangini come autrice, e nel suo rapporto con il “discepolo” Pisanelli – ma è anche un’indagine, aperta e non retorica, sul senso dell’immagine, sulla storia dell’analogico a confronto con la velocità fulminea della produzione digitale, della tempesta di immagini memorizzate sui cellulari, degli sconfinati archivi custoditi nei cloud che sembrano trattenere ogni singolo dettaglio del reale, ma che proprio per la loro reperibilità e sovrabbondanza finiscono per subire il pericolo dell’evanescenza. 

Ragazzi-soldato vietnamiti che puntano dritto il cannone davanti all’obiettivo, i volti “umani” di Pasolini, Fellini, Chaplin, la Milano bombardata e piegata dalla guerra, il biancore accecante delle cave di Lipari, l’Italia del boom economico e delle devastazioni ambientali: la macchina di Cecilia sapeva catturare in uno scatto i significati e le contraddizioni del suo tempo, e consegnare a quelle immagini il valore di monumento di un’epoca. 

I "volti" di Rutigliano

Le prime scene del film si aprono con i volti dei cittadini di Rutigliano venuti a sentire la banda del paese, che davanti alla “fotografa-sciamana” sgranano gli occhi, fissano l’obiettivo che, a sua volta, fissa le loro espressioni rendendole iconiche. Facce che, da perfette icone, tornano nel film modificate e risemantizzate, coperte da mascherine, in un cortocircuito di spazio-tempo che riporta agli ultimi mesi di vita di Cecilia. E ancora, i viaggi degli anni ‘50-’60 e quelli degli anni 2000 per festival in tutto il mondo, in Europa, in Canada, in Iran, in un percorso biografico e poetico senza soluzione di continuità. Le musiche di Egisto Macchi, storico collaboratore di Mangini e del marito, il regista Lino Del Fra, e quelle di Admir Shkurtaj, legato a Pisanelli da un lungo sodalizio artistico. Le immagini che parlano da sole e quelle che si raccontano per bocca di Cecilia, come nella preziosa conversazione con un’altra grande cineasta e fotografa, Agnès Varda, ripresa dall’Archivio di Cinema del reale. «Caro Paolo, in una autobiografia sono le connessioni che contano, il rapporto tra la fotografia e la poesia, l’intreccio sotterraneo tra il verso e l’immagine», rifletteva Cecilia in una mail scritta durante il work in progress del lavoro. Che quella fosse la sua eredità, doveva saperlo. “Carpe Diem” di Orazio era una delle sue poesie preferite: l’aveva ritradotta lei stessa, e inviata a Pisanelli in quelle settimane. Cogliere l’attimo del reale era la sua passione e insieme la sua missione.

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