Cassiano, lo storico dell’arte “dimenticata”

Cassiano, lo storico dell’arte “dimenticata”
di Claudia PRESICCE
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Lunedì 3 Luglio 2017, 13:04
Una raccolta di studi per ricordare Tonino Cassiano, appassionata, corposa, sentita, scientifica quanto divulgativa. Perché lui, lo storico dell’arte, studioso, direttore di lungo corso del museo Castromediano di Lecce, animatore culturale presente dietro (o in primo piano) alle più qualificate iniziative artistiche nel Salento del secondo ‘900 e primo decennio (e oltre) del 2000 ha sempre messo davanti l’uomo. Cioè le “accademie”, per quanto dedito a studi rigorosi e sempre sotto l’egida della scienza le abbia anche rappresentate, ad un uomo come Cassiano stavano strette. Per questo accanto al piglio scientifico, nell’introduzione ad un monumento o ad una storia, ha sempre ricalcato il lato umano, le motivazioni del committente o dell’autore, il coinvolgimento con la società che lo ha accolto, quell’aspetto dei beni culturali che va oltre la fredda pietra e coinvolge più da vicino i sentimenti e le storie di una comunità. È stato certamente questo uno dei tanti segreti del successo di Cassiano, l’aver fatto della divulgazione culturale una strada per coinvolgere e per animare le menti, una via percorribile da tutti, senza esclusioni e disagi, per crescere insieme.
Alcuni dei suoi tanti amici, che hanno ben presente tutto questo, in suo onore hanno pubblicato una raccolta di studi che sarà presentata questa sera, alle 18.30, presso il Museo Provinciale Castromediano a Lecce, in viale Gallipoli 30, la sua “casa” per tanti anni. Si tratta del grande volume “Per le Arti e per la Storia. Omaggio a Tonino Cassiano” (Mario Congedo editore; 28 euro) a cura di Vincenzo Cazzato, Regina Poso e Giancarlo Vallone.
A parlarne con gli autori oggi pomeriggio ci saranno Maria Andaloro dell’Università della Tuscia e Amerigo Restucci dell’Università Iauv di Venezia.
Nessuna pretesa, per gli studiosi-amici impegnati in quest’operazione, di esaustività rispetto all’impegno e al lavoro di Cassiano: al museo dal 1994 al 2012, e prima, durante e dopo impegnato come direttore del Museo della Civiltà Bizantina di Santa Maria di Cerrate, dirigente del Servizio Attività Culturali e Sistemi Museali della Provincia di Lecce, Presidente del Centro di Studi Salentini, negli ultimi anni nel Consiglio di Amministrazione dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e nel Consiglio d’indirizzo presso la fondazione Cassa di risparmio di Puglia.
Regina Poso, Vincenzo Cazzato e Giancarlo Vallone parlarono con lui, nel maggio 2015 nella sua casa di viale Lo Re, di una miscellanea di studi in suo onore (sarebbe poi scomparso nel luglio successivo). Lui, sempre schivo, approvò e decise per una piccola raccolta di cui scelse anche gli autori: diciotto nomi di chi, tra i tanti, con lui aveva lavorato, condiviso ricerche, studi e in alcuni casi accolto il suo magistero. Anche l’editore Mario Congedo va aggiunto al gruppo storico di amici, sempre presente.
<CF4001>Intellettuale militante, Cassiano arrivato da Taranto era attivo dal tempo della sua laurea all’allora Università di Lecce, nel lontano 1974, con una tesi su Vincenzo Ciardo richiesta dalla relatrice Maria Luisa Ferrari: da allora in poi concorsi vinti, insegnamento, musei, incarichi prestigiosi, ma soprattutto tanta terra sotto ai piedi per andare a toccare con mano e vedere tutto da vicino, oltre che sui libri. Fino agli ultimi giorni, la sua luce celeste negli occhi non ha mai smesso di raccontare curiosità e conoscenza.
Ecco quindi comparire, sin dal primo saggio di questa raccolta, un’altra anima di Cassiano, quella per la tutela e la valorizzazione di luoghi “minori” perché semplicemente un po’ dimenticati, come piccole pregevoli chiese di campagna spesso obnubilate da grandi cattedrali. Era una delle sue tante preziose manie e il primo saggio di Valentino Pace sulla chiesa di confine San Pietro a Crepacore la testimonia perfettamente. Sorta tra terre longobarde e bizantine, vicino al “Limitone dei Greci”, racconta il dialogo tra le due culture e rispetta le caratteristiche anche del vicino Tempietto di Seppannibale di cui tanto Cassiano amava raccontare (lo aveva fatto anche con noi di Quotidiano convincendoci a dedicargli una pagina nell’estate 2014). Restando in agro di Brindisi, il secondo saggio di Marina Falla Castelfranchi racconta il ciclo pittorico della chiesa di SantaMaria a Cerrate, con le sue unicità e le sue ricchezze. Anche questo era un tema caro a Cassiano che con la studiosa aveva anche progettato di scrivere una monografia su questo straordinario complesso monastico italo greco e in particolare sulla produzione pittorica bizantina d’età tardocomnena che raccoglie.
Senza poter citare tutti i lavori intensi che custodisce questo volume, tutti corredati da immagini (spesso anche inedite di luoghi non più rintracciabili), basterà spiegare che ognuno racconta una specialità per cui il nostro territorio è riconoscibile e unico, e in qualche modo omaggia così la figura dello storico dell’arte che tanto si è dedicato a questo patrimonio. Dagli affreschi bizantini della cappella dell’Assunta di Botrugno studiati da Michel Berger al castello di Lecce con la storia descritta da Benedetto Vetere, e tanto altro, molte opere appaiono oggi restaurate e recuperate anche grazie agli sforzi di Cassiano, alle sue denunce garbate che non sono mancate mai, alle scoperte (anche di altri) che lui ha segnalato ed enfatizzato fino a ricevere l’attenzione necessaria, alle tante pubblicazioni che ha voluto, incoraggiato, promosso, firmato.
Per questi, e tanti altri motivi, un volume per ricordare Tonino Cassiano è necessario e opportuno, veicola contenuti da non disperdere, interventi da rinfocolare alla luce di studi nuovi e di nuove consapevolezze, rinforza una divulgazione che ha bisogno di sorgenti continue a cui attingere. Ma non sarà mai abbastanza per riparlare di quella bella mente, enciclopedica ed emotiva, che si apriva dietro due occhi chiari luminosi di scienza e curiosità, vividi di semi di sapienza e di umanità fortissima.
 
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