La vedova di Bene: «Una grande officina come voleva Carmelo»

La vedova di Bene: «Una grande officina come voleva Carmelo»
di Eleonora Leila MOSCARA
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Lunedì 13 Settembre 2021, 05:00

«Abbiamo finalmente compiuto le volontà di Carmelo, non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta. Ritengo di aver semplicemente fatto il mio dovere, era un grandissimo artista anche se lui non voleva essere chiamato così, ed è giusto che tutto sia stato raccolto in uno spazio unico, proprio come lui voleva».

È così che Raffaella Baracchi commenta la realizzazione del Fondo–Archivio Carmelo Bene che stamattina verrà inaugurato all’interno del Convitto Palmieri di Lecce. La cerimonia inizierà alle 9.30 alla presenza di Massimo Bray, assessore alla cultura della Regione Puglia, e di Annalisa Rossi, soprintendente ai Beni archivistici e librari per la Puglia. L’allestimento - abiti di scena, 5000 libri della sua biblioteca personale e altri materiali - è stato coordinato da Luigi De Luca, direttore del Polo Biblio-Museale, su un percorso espositivo realizzato interdisciplinarmente dagli architetti, storici dell’arte e operatori museali Brizia Minerva, Alice Bottega, Sara Saracino, Raffaela Zizzari, Donata Bologna, Lilian Indraccolo, Silvia Gussoni, Claudio Pedone.

«Tanti hanno parlato e non hanno fatto nulla, ci abbiamo pensato io e Salomè assieme ad altre persone che sono state fondamentali come la soprintendente Maria Piccarreta, che mi ha aiutato per il trasferimento dei beni conservati a Roma, e le monache benedettine che mi hanno aiutato a restaurare i manoscritti di Carmelo - continua la vedova di Carmelo Bene - per questo mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile tutto ciò e che hanno lavorato in silenzio».

Il fondo è stato acquisito nel 2019 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica di Puglia e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, a seguito dell’accordo firmato con lei e sua figlia Salomè. Com’è stato riordinare l’immenso patrimonio artistico di Carmelo Bene?

«Ho dedicato quasi gli ultimi 20 anni della mia vita a questo progetto, ho dovuto letteralmente salvare alcune opere visto che molti scritti e costumi di scena erano stati trafugati, e poi ho provveduto a recuperare, ripristinare e restaurare ogni bene. Volevo (come Carmelo) che fosse un ente statale a detenere e curare il tutto, infine abbiamo pensato di istituire un comitato, una forma giuridica più snella che ci permette di essere più veloce nelle varie attività che faremo».

Lei lo ha definito “un lungo ed estenuante lavoro”, perché?

«Non è stato facile perché ho lavorato nel silenzio e facendo quattro passi indietro rispetto a me stessa, con l’unico fine di mettere avanti l’arte di Carmelo. L’ho fatto secondo la regola benedettina dell’Ora et Labora che applico alla mia vita, perché negli anni tanti hanno detto falsità e maldicenze sul mio conto e su Carmelo, parole alle quali non ho risposto perché non ho bisogno di attirare l’attenzione su di me, quello che è davvero importante è Carmelo, uno dei più grossi geni della storia, e vorrei che fosse ricordato esclusivamente per la sua arte e non per il gossip».

Com’è stato rivivere Carmelo Bene, affrontare la sua persona nonostante la sua assenza?

«Avvertivo la sua presenza e sapevo di essere nel giusto, sapevo di avere il suo appoggio.

Non è stato facile perché spesso ho dato spazio alla commozione, ma era il sentiero giusto e sono contenta di essere arrivata alla meta, anche se non ho ancora finito. C’è ancora un obiettivo da raggiungere per Carmelo, e piano piano ci arriverò».

Quale?

«E’ presto per parlarne, quando sarà il momento si saprà».

Adesso che questo percorso sarà finalmente fruibile a tutti, cosa crede che Carmelo stia regalando a chi sceglierà di vivere questa esperienza?

«Solo stare a contatto con i libri a lui appartenuti, toccati e letti da lui, penso che sia una grandissima emozione che non poteva essere lasciato al privato. Ognuno recepirà ciò che potrà e ciò che vorrà recepire, sarà un percorso guidato ma anche libero e individuale che non necessita di dottrina ma solo di emozioni e sentimenti. Sarà una grande officina, Carmelo aveva il dono di suscitare nelle persone delle emozioni incredibili, lui riusciva a toccare l’inconscio delle persone e, a parte il discorso storico che è in mano agli esperti, il resto sarà tutta emozione pura».

Come ha affrontato questo percorso sua figlia Salomè?

«Salomè è una persona realizzata, molto equilibrata e intelligente. Ha affrontato tutto con maturità e consapevolezza».

Cosa spera che accadrà ora, dopo aver realizzato tutto questo?

«Ci sono persone che sapranno gestire il fondo, le ho scelte perché mi fido di loro e credo di aver fatto la scelta giusta. Nel fondo sostanzialmente c’è tutto, ma ci sono delle cose che non si conoscono e forse un giorno le tirerò fuori».

Chi è stato Carmelo Bene per lei, anche a fronte di ciò che altre persone hanno detto di lui?

«Io non ho più avuto nessun uomo al mio fianco, avevo 38 anni quando Carmelo è morto. È stato l’uomo della mia vita. Nel bene e nel male, come posso aprire bocca io davanti a tanta immensità, che diritto ho io di giudicare qualcosa di così grande, posso solo portare rispetto e compiere al meglio tutto ciò che lui desiderava. Mi resta solo una cosa da fare che lo riguarda. Dopo di che tornerò a occuparmi del mio presente».

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