Intervista (impossibile) a Carmelo Bene: «Io, Dioniso contro Apollo»

Illustrazione di Giulia Tornesello
Illustrazione di Giulia Tornesello
di Stefano CRISTANTE
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Domenica 5 Novembre 2017, 19:44 - Ultimo aggiornamento: 20:04
Intervistatore: Maestro, che profonda emozione poterla finalmente incontrare!
Carmelo Bene: Il mio cuore invece non batte, immobile e indifferente al suo. Ma non ne faccia un caso personale. Lei è uno, perduto tra le moltitudini. Esse m’incontrano, ma io non incontro loro.
I: Non mi aspettavo accoglienza diversa, Maestro. Le sue intemperanze hanno sempre provocato fiumi di inchiostro, quindi ero preparato.
CB: Fiumi di inchiostro. Fiumi di: inchiostro. Li vede? Riesce davvero a vedere i maledetti fiumi d’inchiostro?
I: Ma è solo un’immagine Maestro, non intendevo fissare l’attenzione su di essa.
CB: Le metafore sono inganni fino a che la maschera non cala su di esse e non le trasfigura, consentendo al poeta la voce.
I: Non vedo il nesso, mi scusi.
CB: Ahimè, che pochezza d’ingegno! Vuole Lapalisse? Avrà Lapalisse: basta tormentare le metafore! Ci vorrebbe anzi una moratoria per le metafore, creando per esse un apposito cimitero, dove possano estinguersi senza passare per la foresta bruciata degli anacronismi.
I: Pensavo che per lei l’anacronismo non esistesse. Pensavo si sentisse contemporaneo di ogni epifania, parole sue.
CB: Non cerchi di imbrogliarmi con le mie stesse parole. Ogni singola parola, ogni singolo concetto, ogni singola filosofia è triturata dal possesso della macchina attoriale. Io sono oltre le mie singole parole. Resta solo un imperativo: risalire alla voce! Per il resto, tutto è solo scrittura, un male necessario ma detestabile. Cerchiamo di non infliggerci nuove comunanze attraverso le orrende metafore di sempre.
I: Senta, con numerosi altri operatori e intellettuali leccesi poco più di un anno fa abbiamo lanciato un appello: vorremmo dare il suo nome alla piazza su cui si affaccia il teatro Apollo, togliendolo invece da Foro Boario, che attualmente le è dedicato come “piazza Carmelo Bene”: un grande parcheggio di interscambio all’ombra di un hotel prominente.
CB: Lei e i suoi amici avete un cervello di gallina: si tratta di un caso di sicura evidenza.
I: È un insulto o una semplice similitudine?
CB: Pura constatazione.
I: Ma scusi, che male c’è se vogliamo poter leggere il suo nome in un luogo importante per la cultura cittadina?
CB: Il vostro cervello, evidentemente non molto ampio, non riesce a cogliere il meraviglioso regalo fattomi chiamando il parcheggio “piazza Carmelo Bene”. Ero morto da poco eppure già si sbracciarono a impossessarsi del mio nome: la legge non lo consentiva, eppure andarono in deroga e sostituirono il nome del secolare luogo di scambio con il mio.
I: E quindi? Davvero le piace questa operazione?
CB: Sì, mille volte sì se la soluzione è profanare il mio nome accostandolo a quello del dio Apollo. Sono stato dionisiaco, tragico, comico e delirante, ma giammai sono stato apollineo.
I: Ma scusi, è stato dedicato un anonimo parcheggio a lei che non aveva nemmeno la patente!
CB: Una meraviglia! Mi hanno dedicato un luogo che è l’assoluta assenza da me, la maggiore distanza tra me e l’essere, tra me e il mio tempo. Tra me e la mia signora!
I: Il suo punto di vista mi affascina. In effetti il suo nome in un luogo tipico del centro storico suonerebbe come un’assimilazione ormai compiuta della sua rivoluzione.
CB: Una specie di orrenda fermentazione, direi. I rapporti con le città del mio vivere sono stati dei non-rapporti. È perciò perfettamente corretto che il mio nome sorregga un non-luogo.
I: Mi ha convinto, farò mia la sua posizione.
CB: Ecco, evitate di fare altri danni. Siate composti.
I: A Lecce molta gente si vanta di esserle stata amica e di averla frequentata.
CB: Qualcuno c’è stato davvero, qualcun altro millanta. A me premeva principalmente Bodini.
I: Nelle sue autobiografie si parla infatti di un ultimo Borgogna da lei portato e scolato mentre Bodini si spegneva a Roma(1).
CB: Lei ha studiato, parrebbe.
I: Sono dritte che mi ha dato il giovane studioso Simone Giorgino, per l’esattezza.
CB: Un altro chiosatore?
I: No, non direi. L’esigenza posta da Lucio Giannone, Luigi Santoro, Simone Giorgino, Simone Franco, Maurizio Nocera e altri studiosi e artisti è legata all’idea di poter visitare i luoghi dove lei creò, potendo maneggiare i manoscritti, i bozzetti, scorgere le sue glosse in margine ai libri da lei consultati. Carmelo Bene è stato un vulcano e un titano, ma i frammenti delle sue opere sono sparsi in una miriade di luoghi difficilmente accessibili.
CB: Lo Stato trovi una soluzione. Ma lo Stato è stato. Finora nessuno si è davvero dato da fare per giungere a una soluzione con i miei eredi.
I: Maestro, ho sentito pareri assai contrastanti a riguardo, sembra che le sue vicende di eredità siano complicatissime.
CB: Ora alloggio altrove, come sa.
I: A proposito: come si trova ora?
CB: Nell’Ade intende?
I: Nell’Ade, Maestro.
CB: La temperatura è un po’ troppo bassa, ma lo stato umbratile mi si confà. Quando sciolgo la mia voce varie nebbie mi si fanno d’intorno. Mi sembra di stare in Versilia da Montale, quando io e Bodini abbaiavamo versi mentre l’Eusebio(2) scarabocchiava foglietti con fondi del caffè. Comunque: per la maggior parte del tempo insidio Giovanna D’Arco.
I: Con quale intento?
CB: Sentirmi traversato dalla catastrofe della voce di Dio.
I: Avrei giurato che Dio non l’interessasse.
CB: Anche Dio può dare una mano se l’obiettivo è ribaltare il teatro, vale a dire l’uomo.
I: Per quanto odiato da alcuni benpensanti, lei è universalmente considerato un genio. Ci regali un ultimo pensiero, Maestro, prima di lasciarci.
CB: A me interessa solo la prostituzione, perché ho superato l’arte, e come direbbe Cioran è quanto attiene più al vizietto dei santi. Sono dalla parte della legge, quindi mi prostituisco. Signori, vi lascio perché ho un appuntamento(3).
I: Buon rientro Maestro, il mondo è infinitamente più triste e sciocco senza di lei.



Le note a piè di pagina:
Artista tra i più grandi, geniali e controversi, Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene (questo il nome per intero) è stato insieme attore, regista, drammaturgo, scrittore e poeta. Nato a Campi Salentina il 1° settembre 1937, è morto a Roma il 16 marzo 2002. A lanciarlo nel cinema fu Pier Paolo Pasolini. Le note. 1) Tratto da L’ultimo trovatore. Le opere letterarie di Carmelo Bene, di Simone Giorgino, Milella 2014, p. 43. 2) Modo in cui Bodini e Bene chiamavano Eugenio Montale. 3) Ultime parole pronunciate da Carmelo Bene a un incontro pubblico con gli studenti universitari all’ex Cotonificio Veneziano per discutere degli esiti della Biennale Teatro da lui diretta (Venezia, 22/09/1989).

 
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