Cannoletta racconta l'Italia: «Basta tendere l'orecchio, tutto intorno a noi vuole raccontarci una storia»

Cannoletta racconta l'Italia: «Basta tendere l'orecchio, tutto intorno a noi vuole raccontarci una storia»
di Valeria BLANCO
5 Minuti di Lettura
Martedì 15 Novembre 2022, 17:01 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 12:12

Da Vittorio Emanuele a Keith Haring: le storie delle persone e spesso dei personaggi per raccontare l'Italia e alcuni dei suoi monumenti più o meno noti. A fare da filo conduttore c'è sempre la curiosità: la cifra stilistica che da sempre caratterizza Massimo Cannoletta, professione divulgatore, salentino di Acquarica, ma ormai patrimonio dell'umanità. Almeno da quando, come concorrente dell'Eredità, ha vinto tutto dimostrando non solo una conoscenza poliedrica e sconfinata, ma anche che conoscere (e studiare per conoscere) non deve essere per forza un'attività noiosa. Cannoletta - che oggi fa parte del cast fisso della trasmissione Oggi è un altro giorno su Rai 1 - ha appena esordito come autore del libro "Storie d'Italia. Vite straordinarie che raccontano un paese meraviglioso".


Cannoletta, in questo libro ha unito le sue passioni: i viaggi e la propensione alla divulgazione, dimostrando ancora una volta che quando si ama quello che si fa, tutti i lavori possono diventare divertenti. E lei, quanto si è divertito?
«Questo è il mio primo libro.

Prima di iniziare immaginavo lo scrittore chiuso in una stanza a scrivere, magari ascoltando musica classica in sottofondo. Invece non è stato affatto così: ho scritto nei ritagli di tempo, saltando da un treno all'altro. È stata una gestazione frenetica, ma i momenti di scrittura sono state piccole oasi di serenità perché ho potuto dedicarmi a quello che mi piace di più».


Come mai la scelta di raccontare i luoghi attraverso le persone?
«È quello che ho sempre cercato di fare: camminando guardo, osservo. Poi, indagando, scopro che dietro una targa, una lapide o un monumento c'è una persona con la sua vicenda straordinaria».


Come ha scelto le 21 storie che racconta nel suo libro?
«È stato difficile: sono tutte figure che conoscevo e che ho approfondito proprio in vista della scrittura, ma non sono partito da una lista. Finito di scrivere il primo capitolo ho proceduto con il secondo, quasi improvvisando. L'unico filo rosso, il legame che c'è tra tutti i personaggi è che sono legati in maniera forte all'Italia, anche quelli che non sono italiani».


La sua caratteristica predominante è la curiosità: si può imparare a essere curiosi?
«Bisogna essere curiosi perché la curiosità non ti delude mai, scopri sempre qualcosa di nuovo: che poi è la filosofia del libro. Se camminando per strada ci guardiamo intorno, tutto ci parla, tutto ci vuole raccontare una storia. Basta tendere l'orecchio».


C'è una storia a cui è particolarmente legato?
«Inevitabilmente la prima, che è una sorta di prefazione e riguarda il mio bisnonno paterno Michele Cannoletta, soldato semplice morto a 32 anni sul monte Cimone. Mio padre ha raccolto tutte le lettere inviate dal fronte a mia nonna e da lì sono partito per questa avventura. Poi ho voluto chiudere con il racconto di don Milani, che per me è sempre un faro».


Una delle sue caratteristiche è quella di parlare a tutti con chiarezza e semplicità. Si sente un po' l'erede di Piero Angela?
«Abbiamo in comune il linguaggio e l'intento divulgativo, lo scopo di rendere interessanti cose che forse per loro natura non lo sono, di suscitare la curiosità di chi ci ascolta o ci legge. Ma per il resto lui faceva cose molto diverse».


Riesce a farsi capire proprio da tutti: dallo studente delle medie fino alla nonna che la guarda in Tv. Qual è il segreto del suo modo di comunicare?
«Io mi occupo di divulgazione, che è proprio parlare di alcuni temi a persone che non hanno le basi per comprenderle. Se parlo d'arte, ad esempio, non pronuncio la parola Barocco dando per scontato che l'interlocutore sappia di cosa sto parlando. Non dare mai nulla per scontato, questo è il segreto».


Ha esplorato diversi mezzi di comunicazione: dal podcast alla Tv e ora è approdato alla scrittura. Con quale si sente più a suo agio?
«Il podcast è stato uno sfogo durante i mesi di pandemia. Mi sono chiuso in casa e ho sublimato il desiderio di raccontare in quel podcast registrato in maniera amatoriale, con il microfono tra il lavabo e il fornello. Poi è arrivata l'Eredità e il linguaggio è di nuovo cambiato, in seguito la scrittura per Focus e Focus Storia, poi infine è arrivato questo libro. Trovo molto divertente esplorare vari linguaggi e vari mezzi, ma la finalità rimane sempre quella di accendere una luce, far venire la curiosità di approfondire e di conoscere sempre di più».


E come va in Tv con Serena Bortone?
«Ognuno di noi ospiti fissi ha un ruolo ben preciso, il mio è quello del quiz. È molto divertente conoscere tutte le persone che vengono a trovarci: io ad esempio ho ballato il Tuca Tuca, ho cantato con Fabio Concato, tutte esperienze che mai mi sarei sognato di provare».


Ha cambiato molte vite negli ultimi anni: come si vede nel 2032?
«Spero di continuare a divertirmi, a essere coinvolto in progetti interessanti. Mi piacerebbe tornare a viaggiare, mi manca ad esempio molto il Giappone che è una terra a cui sono molto legato. Ecco, un libro sul Giappone? Perché no».

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