L'altra faccia dei Beatles raccontata dalla segretaria Freda

L'altra faccia dei Beatles raccontata dalla segretaria Freda
di Simona Orlando
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Lunedì 12 Maggio 2014, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 10:31
C’ sempre qualcosa da aggiungere sui Beatles. Stavolta a raccontarli ci pensa Freda Kelly nel documentario La segretaria dei Beatles, presentato ieri a Milano proprio da lei, Gino Castaldo, Franco Zanetti e i Beatlesiani associati d’Italia, e in uscita nelle sale del circuito Nexodigital solo il 27 maggio.



È uno dei pochi progetti sostenuti dalla band, con musiche originali, proprio in virtù di una vecchia, leale amicizia. Freda, a 68 anni, fa ancora la segretaria in un anonimo ufficio. Non ha parlato per quarant’anni, non ha scritto libri, invece di fare soldi, nel 1974, ha regalato autografi e rarità ai fan. Non ha mai spifferato indiscrezioni e non lo fa nemmeno ora. Ma il mondo dei Beatles visto da dentro, visto da lei, regala un senso di normalità a un fenomeno straordinario.



LA STORIA La registrazione natalizia dei Fab Four del 1963, al grido di “Evviva Freda!”, basta a capire quanto le fossero grati. Aveva 17 anni quando finì per caso al Cavern di Liverpool, un seminterrato che puzzava di frutta marcia, sudore e disinfettante. Su un palchetto di legno suonavano quattro ragazzi vestiti di pelle, che scambiavano battute col pubblico: John, che sembrava arrogante e invece non vedeva bene senza occhiali, lunatico perché non fingeva mai. George il più pacato, Paul il più gentile. Credette subito nel loro talento, convinta che sarebbero diventati famosi. Non immaginava quanto. È un susseguirsi di aneddoti dall’arrivo del manager chic e irascibile Brian Epstein, che ingaggiò la band e lei come segretaria, nell’ufficio sopra il negozio di elettrodomestici e dischi.



LE LETTERE È incredibile pensare a come, da sola, questa briosa ragazzina potè gestire un incarico simile. Era una fan, ma integra e riservata. Ideò il fanclub e ingenuamente diede l’indirizzo di casa sua: prima riceveva duecento lettere al giorno, poi duemila, poi interi furgoni di posta. Rispondeva a tutti, si immedesimava con quelle ragazze innamorate. Così dal barbiere raccoglieva i capelli dei Beatles e li distribuiva, fece dormire Ringo su una federa che poi spedì a una sua fan, si rifiutò di usare i timbri in serie e costrinse i Beatles a firmare uno ad uno gli autografi. In undici anni di servizio, portò lo stesso rispetto ai fan e al gruppo. Era un membro della famiglia, anello di congiunzione fra i Beatles in giro per il pianeta e i loro genitori rimasti a Liverpool. Freda prendeva il tè con la mamma di Ringo, ballava il valzer col papà di George, andava a bere col padre di Paul, era ammessa in casa della severa Mimi, zia di Lennon. Ma poi Epstein morì, i Beatles si separarono e lei dovette comunicarlo ai fan: «È finita, per favore non scriveteci più». Dal 9 all’11 giugno torna al cinema anche il film A Hard Day’s Night restaurato. La parola fine proprio non riguarda i Beatles.