«Musica, fonte di vita. Ci avvicina all’infinito»

«Musica, fonte di vita. Ci avvicina all’infinito»
di Adelmo GAETANI
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 05:00

Qualcuno ha scritto: “I medici curano il corpo, gli scrittori curano l’anima”. Forse per questo il dottore Antonio Montinaro, noto e apprezzato neurochirurgo, ha voluto associare la scrittura alla sua attività professionale. Lo ha fatto trovando “tra le note (…) della musica” (W.A.Mozart) la fonte di ispirazione primaria, il linguaggio universale non delle semplici parole, ma di qualcosa “che parla” al cuore e alla mente e si fa capire (L.V.Beethoven).

«Innanzitutto, c’è una considerazione da fare - spiega Montinaro - l’arte medica non deve avere davanti a sé la malattia, ma l’uomo che si ammala; solo approfondendo in tal modo il problema si capisce meglio il disturbo e si può curare meglio la persona malata. Qui si inserisce prepotentemente il discorso sulla musica, perché lo stimolo proveniente dalle note coinvolge l’intero nostro cervello con i suoi cento miliardi di neuroni per i quali la musica stessa diventa fonte di energia e di vita».

Musica e Cervello

Sul rapporto tra Musica e Cervello, Antonio Montinaro ha mandato in stampa negli ultimi dieci anni quattro libri, frutto di studi e di riflessioni sull’attività clinica, sull’esperienza in sala operatoria e sul rapporto con la malattia e il malato. Un lavoro complesso, con una forte impronta autobiografica, giocato tra la professione medica e l’amore per la musica. 
Sono stati lavori ben riusciti che hanno trovato riscontro e apprezzamento ben oltre i confini nazionali. Uno scavo nella mente umana, una ricerca sul nostro essere e sulle difficili prove chiamati ad affrontare da prigionieri dell’eterno dilemma che il sociologo Zygmunt Bauman ha così sintetizzato: “Nel dare forma alla nostra vita, siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la palla? Siamo noi a giocare, o è con noi che si gioca?”.

Interrogativi, legati al mistero dell’esistenza, che permeano “Musica e Destino”, il quinto libro di Montinaro dove la scrittura va oltre gli aspetti meramente “tecnico-scientifici” per diventare il racconto emozionale di un viaggio attraverso le esperienze, a volte tragiche altre volte salvifiche, di persone per le quali la musica ha avuto un ruolo di primo piano. Personaggi celebri, come Freddie Mercury, Janis Joplin, Ezio Bosso, Maria Callas, Pier Paolo Pasolini, Daniel Barenboim, Riccardo Muti, Virgilia Woolfe e meno noti al grande pubblico, come Lippi Francesconi, Alan Turing, llse Weber, Viktor Ullmann: tutti accomunati dall’aver lasciato un segno indelebile nella storia degli ultimi due secoli. Per loro la musica è stata come un “rifugio” che li ha affrancati dalle sofferenze anche quando era difficile o impossibile rimuoverle. Maya Angelou, poetessa e scrittrice afroamericana, così ha parlato della sua vittoria contro l’emarginazione: “Ho potuto strisciare nello spazio tra le note e dare la schiena alla solitudine”.

La musica come terapia

La musica come terapia, come sogno, come ribellione, come fratellanza, come amicizia, come resistenza anche di fronte al male assoluto dei campi di concentramento nazisti; in conclusione come àncora di salvezza che, se non è in grado di redimere il mondo, riesce - purtroppo, non sempre - a mutare favorevolmente il percorso di un destino segnato, com’è accaduto a Fania Fenelon, Esther Béjarano, Vladimir Spiltzman e tanti altri, sottratti ad una morte certa.

«La musica è per tutti ed è di tutti - sottolinea Antonio Montinaro - per questo ho avvertito dentro di me la necessità e l’urgenza di scrivere quest’ultimo libro incentrato sulle storie di personaggi emblematici per il loro vissuto, a volte tragico, ma sempre animato da una profonda speranza e da un senso di sollievo che solo l’amore per la musica può dare».

Trenta storie

Musica e Destino” ci consegna trenta storie che ci emozionano, ci affascinano e ci chiamano in causa, come la vicenda umana di Ezio Bozzo, immobilizzato da una malattia neurologica degenerativa senza mai perdere la forza di testimoniare l’amore per la musica che rende liberi; il destino crudele di Alan Turing, uno dei padri dell’informatica che nel 1951 trasformò il computer in uno strumento musicale; i bambini rinchiusi nei lager che trovano nella musica un momento di conforto; il pianista americano che in piena Guerra Fredda, ribaltando ogni ragionevole previsione, trionfa nel Concorso Internazionale pianistico “Ciaikovskij”, organizzato dalla ministero della Cultura dell’Unione Sovietica, dando un simbolico colpo alla Cortina di ferro; l’effetto terapeutico della musica contro l’Alzheimer per gli anziani, contro l’autismo per i bambini e contro lo stress, diffusa patologia di una società che non concede tempi alla riflessione e all’amore per le cose belle; il pianista, come raccontato nel film di Polanski, che grazie alla musica riesce a salvarsi dalla furia nazista; i concerti per la pace e l’amicizia tra i popoli mentre infuriano i combattimenti in Siria.
Queste e tante altre commoventi storie arricchiscono e rendono particolare, per la sua originalità e la profonda ispirazione, il lavoro di Montinaro. 

Si dice che ognuno sia artefice del proprio destino, ma sappiamo che non sempre è così.

Soprattutto quando si perde la fiducia in se stessi. In molti casi, però, l’energia interiore che la musica stimola e fa crescere nel tempo, può illuminare la vita anche di fronte a passaggi particolarmente difficili.

«Mi è stato chiesto spesso - dice Antonio Montinaro - da dove nascano il mio amore per la musica e la mia dedizione professionale alla neurochirurgia. E’ una storia molto triste, dalla quale, per fortuna e per la mia forza d’animo, sono uscito fortificato. Avevo 7 anni quando ho perso mia madre per un tumore cerebrale. Lascio immaginare la sofferenza inconsolabile per un bambino. Mio padre lavorava e spesso era fuori casa. Sono rimasto solo e cresciuto solo. La musica, scoperta in tenera età, ha sostituito l’amore materno. A 13 anni la mia passione era matura e totale. Sono vissuto e cresciuto con la musica, per me è stato un fatto fondamentale. Diventato neurochirurgo, come avevo promesso a me stesso e giurato sulla memoria di mia madre, ho portato la musica in sala operatoria con risultati sorprendenti. La musica è l’ideale compagna della nostra vita perché ci avvicina all’infinito, riempie di emozioni il cuore, arricchisce la nostra mente, alimenta il senso di umanità, svolge una funzione terapeutica, senza nulla chiede in cambio, se non un briciolo della nostra attenzione. E’ tanto. Teniamolo presente». 

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