Green pass, infettivologi e virologi sono concordi: «Con la variante Delta, è sbagliato rilasciarlo già dopo la prima dose». Gli esperti lanciano anche un monito: «In Italia manca un programma nazionale di sequenziamento».
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La variante Delta continua a preoccupare l'Europa e sono diversi gli esperti che non concordano con la decisione dell'Italia di rilasciare il 'Green pass' già dopo la prima dose. Con la variante indiana, infatti, recenti studi hanno dimostrato che una sola dose di vaccino ha un'efficacia troppo bassa. «È insensato dare il green pass dopo la sola prima dose, non si è protetti abbastanza e può diventare un rischio» - spiega Massimo Andreoni, primario di Infettivologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, ospite di Agorà Estate su RaiTre - «Non è fare terrorismo, ma solo buon senso di fronte ad una malattia che ha ucciso centinaia di migliaia di persone in Italia».
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Dello stesso avviso anche Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'Humanitas di Milano. «Il Green pass va dato dopo una dose solo a chi è già guarito, l'Italia è in ritardo perché non ha un programma nazionale di sequenziamento delle varianti e non siamo in grado di capire se e quanto siano pericolose. Abbiamo un nemico che cambia e non possiamo non conoscerlo, la variante Delta è la quarta che preoccupa, ma ce ne sono state tante e altrettante arriveranno. Bisogna prepararsi, dobbiamo sequenziare, vaccinare e proteggere i 400mila italiani vulnerabili» - spiega l'immunologo a La Stampa - «Due dosi di vaccino proteggono molto dall'ospedalizzazione, quelli a m-Rna funzionano anche per gli adolescenti.