Prendere un aereo ha un rischio di trombosi superiore rispetto a fare il vaccino anti-Covid di Astrazeneca. A sostenerlo, nel giorno in cui l'Agenzia europea dei medicinali Ema ha ribadito il positivo rapporto rischio-beneficio di questo farmaco, è Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell'Università di Padova, mentre il presidente della Società italiana di ematologia (Sie) Paolo Corradini sottolinea come sia l'enorme vastità della campagna di vaccinazione di massa in atto a evidenziare eventi collaterali in realtà rarissimi.
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«Penso che AstraZeneca sia un vaccino sicuro, anzi tra i più sicuri. Su 35 milioni di persone immunizzate abbiamo una sessantina di casi di reazioni avverse, di cui forse dieci-venti con decessi - spiega Crisanti -. È un vaccino che ha una complicazione grave ogni 2 milioni e mezzo di casi, difficilmente si raggiungono livelli di sicurezza come questo». Dunque, «ci preoccupiamo tanto di un caso ogni 2 milioni e mezzo per eventi trombotici, ma prima di questa pandemia in Italia c'erano 200 milioni di persone che prendevano l'aereo, con una probabilità di 100 su un milione di sviluppare complicazioni trombotiche, e non mi pare che ci siamo stracciati le vesti. Prendere l'aereo ha un rischio cento volte superiore di fare il vaccino, non lo dico io - sottolinea - ma lo dicono le statistiche».
Il punto, rileva Corradini, «è che non sono mai state fatte così tante vaccinazioni in un arco di tempo così breve e così concentrate: se si vaccinano milioni di persone al mondo in un giorno, anche eventi ultra rari diventano molto evidenti.
Quanto ai «maggiori o minori rischi rispetto ad altri vaccini largamente impiegati - osserva il farmacologo Antonio Clavenna, del dipartimento Salute pubblica dell'Istituto Mario Negri di Milano - è impossibile fare dei paragoni». Infatti, chiarisce, «il vaccino antinfluenzale, ad esempio, utilizza una piattaforma differente, ovvero si avvale dello stesso virus inattivato o di componenti del virus - e non di un vettore virale differente come per AstraZeneca - e dunque non paragonabili sono gli effetti collaterali, e per l'antinfluenzale non si segnalano reazioni autoimmuni». Inoltre, conclude, «l'Ema non ha identificato fattori di rischio collegati a età o sesso. Il fatto che le trombosi rare si siano rilevate maggiormente in donne sotto i 60 anni, infatti, potrebbe essere dovuto alla circostanza che proprio questa fascia di età e le donne sono state le categorie maggiormente immunizzate con il vaccino AstraZeneca».