Anziani morti in Norvegia dopo il vaccino Pfizer: «Nessun legame diretto tra decesso e dose ricevuta»

Anziani morti in Norvegia dopo il vaccino Pfizer: «Nessun legame diretto tra decesso e la dose ricevuta»
Anziani morti in Norvegia dopo il vaccino Pfizer: «Nessun legame diretto tra decesso e la dose ricevuta»
di Simone Pierini
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 08:08

Le autorità sanitarie norvegesi hanno affermato che non ci sono prove di un legame diretto tra la recente serie di decessi tra gli anziani vaccinati contro il Covid-19 e la dose ricevuta. A riportare la notizia è Bloomberg che chiude di fatto le polemiche legate a quanto accaduto qualche giorno fa con l'agenzia del farmaco della Norvegia che ha registrato 23 morti, tra persone anziane e fragili con il sospetto che potessero essere «associate alla vaccinazione anti-Covid» di Pfizer-BioNtech.   

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L'Agenzia norvegese per i medicinali sta tuttavia cercando di affrontare i timori emersi che l'assunzione del vaccino possa essere troppo rischiosa per le persone anziane già gravemente malate. «Chiaramente il Covid è molto più pericoloso per la maggior parte dei pazienti sottoposti a vaccinazione», ha dichiarato a Bloomberg Steinar Madsen, direttore medico dell'Agenzia norvegese per i medicinali che ha aggiunto: «Non siamo allarmati». 

«Tutti questi pazienti hanno avuto gravi malattie di base - ha sostenuto Madsen - non possiamo dire che le persone muoiano a causa del vaccino. Possiamo dire che potrebbe essere una coincidenza. È difficile dimostrare che è il vaccino sia la causa diretta». 

La Norvegia ha somministrato almeno una dose a circa 42mila persone, concentrandosi su le fasce considerate più a rischio in caso di infezione Covid, compresi gli anziani. Madsen ha dichiarato come sia possibile che gli effetti collaterali dell'immunizzazione possano, in alcuni casi, «spingere i pazienti verso un decorso più serio della malattia sottostante. Non possiamo escluderlo», ha spiegato aggiungendo che la Norvegia ha già vaccinato tutti i pazienti delle case di cura e le vittime riportate sono «ben inferiori di una su mille».

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