Zes, preoccupazione per le scelte: «Brindisi fortemente penalizzata»

Zes, preoccupazione per le scelte: «Brindisi fortemente penalizzata»
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Sabato 2 Giugno 2018, 06:50
BRINDISI - C’è preoccupazione, a Brindisi, per la definizione delle aree da inserire nella Zes adriatica, la Zona economica speciale, che nonostante le speranze dei mesi scorsi potrebbe vedere il capoluogo messapico pesantemente penalizzato. A denunciare quello che viene definito un «vero e proprio complotto istituzionale» è il deputato di Forza Italia Mauro D’Attis.
«La città di Brindisi - incalza infatti l’onorevole - che ospita infrastrutture strategiche come, su tutte, il porto e una retroportualità importante, sarà fortemente penalizzata dalle scelte che la Regione Puglia sta definendo sulle Zes. Un vero e proprio “complotto istituzionale” sta riducendo al minimo le aree con agevolazioni fiscali previste a Brindisi: la Zes che stanno prevedendo riguarda aree prevalentemente inutilizzabili dagli eventuali investitori. La conseguenza è che i vantaggi previsti dalle Zes andranno prevalentemente ad altri territori, come quello leccese, in forza di una grande sponsorizzazione politica di chi oggi partecipa al comando della Regione Puglia».
La definizione è ormai in fase di completamento e dunque i tempi per intervenire sono molto stretti. Eppure, per il parlamentare azzurro ancora non tutto è perduto. «A questa ennesima mortificazione di Brindisi – conclude infatti D’Attis - io personalmente (e spero tutti i rappresentanti locali politici, delle imprese e dei lavoratori) non assisterò passivamente e utilizzerò tutti gli strumenti parlamentari e di giustizia amministrativa per interrompere i piani di chi intende allontanare gli investimenti da Brindisi a favore di altri territori meno dotati di infrastrutture strategiche».
Anche perché la Zes ed i suoi effetti di semplificazione amministrativa e fiscalità permetterebbero alle imprese che ruotano attorno al porto ed al retroporto di Brindisi un rilancio produttivo notevole, garantendo nuove occasioni di reddito e di lavoro.
Alla Puglia, attraverso il decreto Mezzogiorno approvato dal Parlamento dell’agosto del 2017, sono stata assegnati 4.408 ettari di aree Zes divisi tra 1.800 ettari destinati alla Zes jonica (che fa perno attorno a porto di Taranto) e 2.600 ettari circa destinati alla Zes adriatica. Quest’ultima, che riguarda Brindisi ma non solo, è infatti di natura policentrica e include dunque non solo lo scalo messapico ma anche i porti di Manfredonia, Barletta, Bari e Monopoli, nonché le aree aeroportuali di Foggia, Bari e Brindisi, aggregando anche le aree produttive che gravitano intorno ai quattro poli principali di Foggia, Barletta, Bari e Brindisi-Lecce.
Proprio il polo di Brindisi-Lecce risulta, in teoria, il più importante dei quattro previsti nella bozza di Piano strategico della Zes adriatica, con una estensione di circa 1.250 ettari su 2.600. Gli snodi logistici strategici sono rappresentati dal porto e dall’aeroporto “Papola”. Ma secondo la denuncia di D’Attis, il rischio è che la presenza brindisina rimanga solo sulla carta e non produca benefici concreti per il territorio.
Eppure, tra gli obiettivi delle Zes c’è quello di rafforzare e promuovere ulteriormente alcuni settori produttivi già esistenti e altri per i quali ci sono tutte le condizioni per un insediamento in tempi molti brevi, con la possibilità di beneficiare dell’Autorizzazione unica richiesta da Confindustria Puglia e condivisa dal presidente dell’Autorità portuale di sistema del Basso Adriatrico Ugo Patroni Griffi. A beneficiare del regime della Zes dovrebbero essere settori come aeronautica e aerospazio, nuovi materiali, industria farmaceutica, biotecnologie, nanotecnologie, industria chimica e delle materie plastiche biodegradabili, energie alternative e relative tecnologie, hotellerie, nautica da diporto.
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