Zona franca nel porto, ma anche nella centrale: il piano per Brindisi

Zona franca nel porto, ma anche nella centrale: il piano per Brindisi
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Venerdì 6 Novembre 2020, 11:32

Non solo Zes. In un periodo particolarmente difficile, anche il percorso verso la transizione energetica, che teoricamente a Brindisi dovrebbe essere destinato a ridurre drasticamente l'occupazione, offre nuove opportunità. La zona industriale infatti, ed in particolare aree della centrale Enel Federico II non utili al percorso di transizione energetica, potrebbero essere riutilizzate in un'ottica di economia circolare e di nuove opportunità per il territorio e l'occupazione. Tra queste, la possibilità di essere ricomprese nel processo in atto per il riconoscimento di una Zona franca doganale, una opportunità per incrementare il traffico merci nell'area brindisina della quale si discute ormai da tempo ma che sta cominciando a prendere forma.


I possibili scenari sono stati esaminati nel corso di un confronto video tra il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna, il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi e il direttore di Enel Italia Carlo Tamburi. Il riutilizzo di strutture esistenti, nel rispetto dei principi dell'economia circolare, permetterà secondo le intenzioni dei protagonisti di questa operazione notevoli vantaggi ambientali grazie all'estensione della vita delle aree che verranno riconvertite; economici, con la valorizzazione di competenze e asset esistenti; e sociali, attraverso la creazione di nuove opportunità per il tessuto imprenditoriale e i lavoratori locali.


«Le Zone franche doganali - ha sottolineato il presidente dell'Autorità di sistema portuale - sono il volano strategico delle Zes. Le imprese che si insediano in queste aree, in aggiunta ai vantaggi delle Zes (semplificazioni e credito di imposta), hanno la possibilità di gestire le merci in transito e di produrre autentico made in Italy in sospensione di Iva e dazi». Queste Zone franche, dunque, sono «calamite per nuovi insediamenti logistici e industriali».

E Brindisi, in questo senso, «è il candidato ideale». L'attenzione di Enel, ha aggiunto, «ci consentirà di sviluppare sinergicamente il piano che potrà essere attuato una volta individuate le aree di proprietà di Enel da includere nella Zfd e quelle afferenti al Demanio marittimo candidate a Zfd e di cui l'Autorità si appresta a completare l'infrastrutturizzazione». Tutto questo, ha concluso Patroni Griffi, «ci permette di guardare con fiducia al futuro del porto di Brindisi e di governare il processo di transizione energetica senza pregiudicare le aspettative delle imprese e dei lavoratori».


Per il direttore dell'Agenzia delle dogane, si tratta di «un altro tassello del progetto autostrade del mare che trova attuazione. Zona franca doganale interclusa e Zona economica speciale, ha aggiunto, «trovano applicazione in un progetto di economia circolare e di digitalizzazione avanzata. Un'azione congiunta e sinergica di fondamentale importanza per il sistema Paese».


La professoressa Paola Balducci, delegata dalla sottosegretaria del ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde a seguire il tavolo di crisi di Brindisi, esprime «viva soddisfazione per il percorso che oggi si avvia e che, unitamente a una accelerazione nella realizzazione degli interventi infrastrutturali previsti a Brindisi, potrà concorrere a traghettare il sistema produttivo sino alla ripresa, consentendogli di cogliere appieno, alla fine dell'emergenza pandemica, tutte le opportunità offerte dalle Zes e dalla Zona franca».
Quest'ultima, nelle intenzioni di coloro che lavorano per questa prospettiva, potrà essere un ulteriore tassello per accompagnare il processo di transizione energetica che prevede a Cerano la progressiva dismissione dell'impianto a carbone e la realizzazione di nuovo polo energetico innovativo costituito da impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo di energia e un impianto di produzione energetica a gas naturale.

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