Xylella, scoperti tre focolai nel Brindisino
Monitoraggi anche a Bari e a Foggia

Xylella, scoperti tre focolai nel Brindisino Monitoraggi anche a Bari e a Foggia
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 25 Settembre 2017, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 11:24
Mentre prosegue il rimpallo di responsabilità per i ritardi con cui si è fronteggiata la batteriosi e per l’ennesimo rinvio di Bruxelles sulla votazione per il reimpianto, la xylella fastidiosa prosegue indisturbata nel suo cammino, continuando a guadagnare sempre più spazi e a mettere sotto scacco altre importanti porzioni di territorio.
Grazie all’intensa attività di monitoraggio - l’unica cosa certa che al momento sta dando i suoi frutti - sono stati scoperti tre nuovi focolai, tutti nel Brindisino: uno a Ceglie Messapica, che ricade nella zona di contenimento, uno a Cisternino e uno a Ostuni, entrambi rinvenuti nella fascia cuscinetto. Per fortuna - stando a quanto rivelano fonti regionali - non ci sono ulivi monumentali, per cui si potrà procedere a tamburo battente, così come pretende l’Europa, con l’abbattimento delle piante malate, fonti di inoculo, e di quelle sane anche nei cento metri».
L’accertamento dei focolai è stato certificato dai campionamenti e dall’incrocio dei dati analizzati in più laboratori, come prevede la normativa. Procedura che consente, già a partire dai prossimi giorni, di procedere con i tagli, operazione necessaria per impedire l’eventuale espansione dell’epidemia nel Nord della Puglia e, magari, anche fuori regione. Per questo le squadre di agenti fitosanitari, in forza all’Arif (Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali), stanno monitorando quotidianamente anche i territori della zona indenne, fino a Bari e a Foggia, per verificare, tramite analisi e campionamenti, l’eventuale presenza di xylella.
La Regione Puglia, come del resto ha fatto finora, comunicherà i risultati del monitoraggio a Bruxelles, per dimostrare che gli impegni presi vengono mantenuti. Del resto sono stati proprio i risultati dell’attività di monitoraggio a tranquillizzare gli esponenti del Comitato fitosanitario permanente, e lo stesso commissario Ue Andriukaitis, incattiviti per l’inadempienza legata agli abbattimenti, molti dei quali bloccati dalla giustizia amministrativa.
 
Ora, in attesa che il Comitato Ue si riunisca di nuovo il 18 e il 19 ottobre, per votare finalmente il via libera al reimpianto, la Regione Puglia viene incontro alle richieste di aiuto degli olivicoltori e rende disponibili i 5 milioni del pacchetto dei fondi per lo sviluppo e per la coesione. È già pronta una delibera che andrà in giunta nei prossimi giorni, con la quale si approverà una sorta di bando pubblico per stanziare le risorse destinate esclusivamente alle aziende olivicole e ai frantoi. Il bando saranno chiariti tutti i criteri per i beneficiari, quante risorse saranno assegnate, quelli saranno i criteri per la selezione nel caso in cui le richieste dovessero essere moltissime.
Infine, un’altra novità: sono anche in dirittura d’arrivo le risorse previste per la calamità naturale. In questi giorni è stato ultimato l’inserimento dei dati da parte dei Comuni, ora entro i primi di ottobre i tecnici potranno caricare le pratiche di danno. Il governo regionale spera di poter cominciare a liquidare le somme tra la fine del mese di ottobre e i primi di novembre.
Nel frattempo, la Regione farà pressing sul ministero delle Politiche agricole, e già da questa mattina avvierà un confronto con Roma. perché si comincino a preparare gli atti nazionali necessari per rendere operativo il diritto di impianto di ulivi in zona infetta.
«Questo per far sì che l’impianto di nuove cultivar - ha ribadito l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Leonardo Di Gioia - possa divenire realtà appena la decisione europea entrerà in vigore». «Chiederemo inoltre a Roma di far presente alla Commissione europea che qualora le divergenze di vedute tra gli stati membri sui punti contestati della decisione dovessero protrarsi, sarebbe saggio - ha aggiunto Di Gioia, ricordando quanto già detto dopo la notizia del rinvio della votazione a Bruxelles - dividere il testo in due parti, portando così al voto in ottobre gli articoli su cui vi è unanime consenso».
Secondo l’europarlamentare Paolo De Castro, si tratta di una richiesta «senza senso, perché ormai le proposte italiane sono state approvate e non si tornerà più a discuterne. Ora si tratta solo di attendere tre settimane, poi il voto arriverà». Non resta che incrociare le dita, ben sapendo che di tempo a disposizione per confinare la batteriosi, come dimostrano i tre nuovi focolai scoperti nel Brindisino, ne è rimasto veramente poco.
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