«Un consolidato e sistematico mercimonio dei poteri pubblici»

«Un consolidato e sistematico mercimonio dei poteri pubblici»
di Roberta GRASSI
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Martedì 24 Ottobre 2017, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 12:05

La funzione pubblica messa “in vendita”. Non hanno dubbi i magistrati sul fatto che tre sindaci (due dei quali arrestati) e due vicesindaci abbiano asservito il proprio incarico pubblico agli interessi dei privati, in cambio di denaro. In cambio di poche lire. Gli amministratori sarebbero stati “dediti a un sistematico mercimonio dei poteri pubblici loro assegnati attraverso un persistente asservimento agli interessi privati della società Reteservizi, con reiterate e continuative violazioni dei doveri di imparzialità, correttezza e buon andamento dell’operato della pubblica amministrazione”.
Il primo accordo corruttivo su cui sono stati condotti approfondimenti è quello che riguarda l’ex sindaco di Torchiarolo, Giovanni Del Coco, per cui il pm aveva chiesto l’arresto, non disposto dal gip che ha effettuato valutazioni sulla non sussistenza delle esigenze cautelari, non rivestendo più l’indagato la carica di primo cittadino. Le elezioni a Torchiarolo si sono tenute poi nel 2015. E secondo quanto è emerso dalle indagini dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, Leobilla & co. pur di garantire vantaggi alla società Reteservizi, impegnata nel settore dei rifiuti, sarebbero stati disposti a foraggiare entrambe le fazioni contrapposte per la corsa al governo del piccolo centro al confine tra le province di Brindisi e Lecce.
“Il duo Leobilla – Pecere – fa notare il gip – in pieno svolgimento della campagna elettorale per le votazioni amministrative comunali del maggio 2015, se da un lato stila il patto corruttivo con il sindaco uscente (Giovanni Del Coco) dall’altro e contestualmente garantisce appoggio elettorale a Nicola Serinelli tramite un finanziamento illecito pari a 3mila euro, ciò al fine di preservare la posizione egemonica della Reteservizi nella gestione del servizio di nettezza urbana, qualunque sarà l’esito delle votazioni amministrative”.
Si tratterebbe di un meccanismo corruttivo che registra “una allarmante continuità e sinergia tra i rapporti di favoritismo anche pregressi all’acquisto della qualifica di pubblici ufficiali”, a parere dei magistrati.
Altro capitolo è quello che riguarda Villa Castelli “dove emerge con chiarezza un rapporto duraturo di reciproco scambio di favori tra la Reteservizi e il sindaco Vitantonio Caliandro, dapprima in quanto candidato sindaco – è precisato nel provvedimento che ne dispone la custodia cautelare – e il riferimento è all’elargizione della somma in denaro di 5mila euro quale contributo per la campagna elettorale, e successivamente in quanto sindaco eletto, momento in cui Pecere e Leobilla elargiscono altre somme in denaro ottenendo in cambio la promessa di corsie preferenziali nell’affidamento della gestione del servizio di raccolta rifiuti del Comune”.
La “dazione” di denaro a Serinelli viene videoripresa all’interno del bar Liberty. La conversazione telefonica con cui viene fissato l’appuntamento è stata intercettata dai carabinieri.
Emerge che la coppia al vertice (di fatto) della Reteservizi srl sarebbe stata in grado di “pagare qualunque forza politica, quindi al di là del colore politico di riferimento, pur di ottenere – è riportato – corsie preferenziali per vincere gare d’appalto epr la gestione del servizio di nettezza urbana, quanto corsie privilegiate nelle attività pubbliche di controllo del corretto adempimento degli obblighi contrattuali”.
Ma non è solo denaro quello che transita. Anche posti di lavoro che sarebbero stati, ad esempio, imposti dal sindaco Serinelli: “Sono nominativi di quei due dell’anno scorso, sono quelli che ci dettero l’opposizione ora è maggioranza da quelli là”.
Quanto alle mazzette e alle prestazioni sessuali, il fatto che si tratti di somme tutto sommato limitate viene sottolineato da pm e gip che lo ritengono un elemento di maggiore gravità delle condotte emerse: “La circostanza che talvolta vengano promesse o consegnate ai pubblici ufficiali poche migliaia di euro o che vengano pagate prestazioni sessuali con escort, lungi dal poter essere letta quale sintomatica di una minore pericolosità degli indagatati, evidenza invece il peso di fatto nullo assegnato dal pubblico ufficiale alle proprie pubbliche funzioni”.
“Ciò a voler dire – si conclude – come i pubblici ufficiali (e cioè gli amministratori e i funzionari, ndr) abbiano finanche svenduto le proprie funzioni, circostanza questa indicativa del più spregevole e marcato senso del crimine”.
 

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