Truffa ad Al Bano con le casse di vino: assolto un 32enne

Truffa ad Al Bano con le casse di vino: assolto un 32enne
di E.Zan
3 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Maggio 2022, 22:02 - Ultimo aggiornamento: 22:03

Il fatto non sussiste, non commise il reato che la Procura di Brindisi a suo tempo gli contestò. Il 36enne Francesco Vagali, di Oria, è stato assolto in abbreviato dal gup del Tribunale di Brindisi dall’accusa di tentata truffa in concorso per la quale la Procura di Brindisi aveva chiesto per lui una condanna a nove mesi di reclusione. Vagali, difeso dall’avvocato Maurizio Besio del Foro di Taranto, poco e anzi nulla ebbe a che fare con un tentativo di truffa nientemeno che ai danni del celebre cantautore Al Bano Carrisi o, meglio della sua, altrettanto nota, impresa vitivinicola con sede a Cellino San Marco. Non partecipò, neppure secondo il giudice, a quell’azione delittuosa né ad altre dello stesso tenore che sarebbero state, invece, architettate da un’altra persona – nel frattempo deceduta – che tentò di far rifornimento gratis delle pregiate bottiglie di “Don Carmelo”, il top di gamma della “scuderia” enologica Carrisi. I fatti risalgono al 2018 e furono denunciati dal cantante in persona che si recò presso la caserma della guardia di finanza di San Pietro Vernotico.

La vicenda e la denuncia

Tutto ebbe inizio, stando allle ricostruzioni dell’epoca, da una mail che arrivò sulla posta elettronica dell’azienda cellinese. La mail conteneva la richiesta di un ordine di trenta casse di vino da parte di un acquirente, identificato successivamente. Un paio di giorni dopo quell’ordine, nella stessa casella di posta elettronica di Carrisi era giunta una seconda mail con quietanza di un bonifico di 2.538 euro eseguito mediante il servizio online di una banca con sede a Las Palmas nelle Isole Gran Canarie. Nella mail in questione erano indicate, sempre stando alle ricostruzioni delle fiamme gialle, le modalità di ritiro della merce. Nello stesso pomeriggio nel quale fu effettuato l’ordine, secondo quanto riferito da Al Bano, nella “cantina” di Cellino si presentarono due individui che, infatti, caricarono le bottiglie a bordo di un furgone e in seguito si allontanarono. Il carico fu intercettato in seguito dai militari della Finanza, ma all’appello mancava parte della merce commissionata. Quanto allora recuperato fu restituito al legittimo proprietario che decise di denunciare il tutto. Le indagini proseguirono e il procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Brindisi, Antonio Negro, procedette con citazione diretta a giudizio. Successivamente il procedimento è andato avanti, ma il principale imputato è deceduto. 
A giudizio è rimasto soltanto Vagali che, difeso dal suo legale Besio, ha resistito e infine è riuscito a dimostrare la propria innocenza. Infatti, sempre stando a quanto emerso a processo, era legato al principale imputato da un rapporto di colleganza e amicizia. Quel giorno alle soglie dell’estate 2018, dette semplicemente una mano al suo collega e amico – poi morto – nel caricare quelle trenta casse nel furgone a loro disposizione. Quello, del resto, fu un brutto periodo per l’artista di fama internazionale: in quello stesso periodo qualcuno s’introdusse nella sua tenuta cellinese e rubò circa 240 pali in ottone senza aver arrecato danno ai pregiati filari di famiglia. In quel caso si ipotizzò l’esistenza di una banda specializzata nel fare incetta di metalli. In quest’altro caso, invece, si è giunti alla conclusione che Vagali non avesse la benché minima consapevolezza del tentato reato ai danni di Al Bano. Non per nulla è stato mandato assolto con formula piena. L’uomo sbagliato nel posto e nel momento sbagliato.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA