Lo sbarco in Italia, la fuga dall'Albania: «Sognavamo l'America, ma qui ho trovato la mia strada»

Lo sbarco in Italia, la fuga dall'Albania: «Sognavamo l'America, ma qui ho trovato la mia strada»
di Danilo SANTORO
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Mercoledì 3 Marzo 2021, 17:48 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 09:35

Per molti di loro l’Italia era la “Terra Promessa”. La liberazione e la presunta certezza di una vita migliore. Almeno agli inizi, però, per tanti la realtà è stata ben diversa. Assolutamente lontana dalle aspettative. Ed il racconto di Rudi Damini, 17enne nell’agosto del 1993, oggi padre, marito e piccolo imprenditore, parte proprio dal suo arrivo ad Ostuni, il comune nel quale ha trovato il primo alloggio in quella estate che non potrà mai dimenticare: «Sono partito da Tirana, non ancora maggiorenne, sognando l’Italia cosi come si sogna l’America. Il primo ricordo che ho, invece non è un sogno, ma una casa, nel centro storico di Ostuni, senza acqua e senza luce. Ai limiti della vivibilità. È come se ad un bambino doni un regalo, ma quando scarta la confezione trova una scatola vuota. Così è stato il mio primo approdo in Italia». Ma c’è un altro elemento di quelle interminabili ore nell’Adriatico sognando una vita nuova. «Io fortunatamente sono arrivato con un’imbarcazione. Comunque libero. C’è chi, invece, ha viaggiato stipato nelle cisterne delle navi». Nelle sue parole c’è emozione. Ma anche orgoglio: quello di un ragazzo che sognava di diventare un ingegnere in Albania, costretto alla fuga dal “Paese delle Aquile”, e che a distanza di anni è riuscito a realizzarsi, nonostante le tante difficoltà iniziali.

«Non nego che all’inizio ho pensato di ritornare in Albania, dove avrei intrapreso la carriera universitaria. Poi l’arrivo in Italia e la grande delusione. Ho sofferto tanto nei mesi iniziali ad Ostuni. Ma non mi sono mai arreso. Ho lavorato prima in campagna, raccogliendo le olive. Poi con i muretti a secco. La mia fortuna - spiega Rudi - è stata quella di incontrare persone che mi hanno preso davvero a cuore, permettendo il mio graduale inserimento nel mondo del lavoro.

Tra questi un ruolo importante lo ha avuto l’imprenditore Mimino Sasso». Anni di sacrifici. Anche duri. Più di 20 anni come dipendente.

Poi il grande passo: mettersi in proprio. «È stata quasi una sfida con me stesso. Volevo mettermi alla prova nel Paese che mi ha accolto per capire se fossi in grado di condurre un’azienda in maniera autonoma. Ad un certo punto mi sono chiesto: continuerò per tutta la vita ad essere un dipendente, o posso dimostrare di poter gestire direttamente in prima persona un’impresa? Ho scelto la seconda strada e mi è andata bene». Quella sfida oggi è stata vinta da parte di Rudi Damini. Più forte anche della burocrazia, che non lo ha certo agevolato all’inizio, quando ha deciso di aprire la propria Partita Iva.

Ora però è perfettamente integrato tra le aziende di costruzioni della Città Bianca. Così come integrata ad Ostuni è la sua famiglia: il 46enne è sposato con una connazionale e tra poche settimane diventerà padre per la terza volta. Gabriel, il suo figlio più grande, ha sei anni e frequenta la scuola elementare. «Di lui e del suo rapporto con gli altri coetanei sono davvero contento. Mai nessun problema fino a questo momento. Ad esempio, noi non siamo cattolici. Però ho chiesto a lui - riferisce Rudi - di frequentare anche l’ora di religione, perché è giusto che si possa rispettare anche un culto diverso dal nostro». E così di quell’arrivo triste nel 1993 restano i primi momenti bui. Poi almeno per lui e la sua famiglia, la vita è cambiata davvero. In meglio. «Nel mio cuore l’Albania c’è sempre. Per me ed i miei figli, però, il futuro sarà qui in Italia».

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