Costruzioni abusive e natura deturpata
«Abbattere il Guna Beach»

Costruzioni abusive e natura deturpata «Abbattere il Guna Beach»
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Venerdì 25 Marzo 2016, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 19:22
Dopo le segnalazioni dello scorso anno da parte del consorzio di gestione di Torre Guaceto, arriva l’ordinanza di abbattimento per il Guna Beach, accusato di diverse violazioni non solo dal punto di vista demaniale ma anche ambientale e della tutela del bene mare.

Tutto era partito da una corposa denuncia, con tanto di immagini fotografiche a corredo, da parte del Consorzio di gestione di Torre Guaceto e sulla quale nello scorso mese di agosto si era espressa la Commissione paesaggistica del Comune di Brindisi. Quest’ultima, poi, ha girato tutta la documentazione al Comando della polizia municipale, che è intervenuto sul posto diverse volte per sopralluoghi, al fine della comunicazione alla Procura della Repubblica degli indizi del reato di distruzione e deturpamento di bellezze naturali, che già di per sé prevede in caso di condanna una multa compresa tra i 1.032 ed i 6.197 euro.
 
La  lista delle contestazioni mosse al rappresentante legale della società che gestisce il lido, la Acquadueo di Massimiliano Di Cicco, è lunga e comprende la modifica generale dell’assetto idrogeologico e morfologicio dell’area privata e del demanio marittimo, in assenza delle previste autorizzazioni paesaggistiche e idrogeologiche; il prosciugamento di un bacino naturale temporaneo con l’utilizzo di una pompa idrovora e poi attraverso la realizzazione di un canale per far defluire le acque in mare; la modifica dell’assetto dunale e della macchia mediterranea sovrastante; la realizzazione di viabilità in breccia o, in alcuni casi, con sabbia e ciottoli provenienti dall’area costiera; l’eliminazione del canneto esistente e la piantumazione di bambù, una specie antagonista dell’habitat autoctono (e protetto); la realizzazione di manufatti in assenza delle previste autorizzazioni paesaggistiche. Questo solo per quanto riguarda le contestazioni sul fronte paesaggistico e ambientale.

A questo si aggiungono quelle relative alle norme di tutela del bene mare, tra le quali l’occupazione di un’area demaniale libera, già posta sotto sequestro dalla Capitaneria di porto la scorsa estate; la mancata delimitazione delle aree ad alto rischio di crollo (anche questa già contestata); la mancata delimitazione dell’accesso sicuro nella spiaggia a nord, come previsto dal progetto presentato per eliminare i vincoli dovuti alle perimetrazioni dell’Autorità di bacino; mancata delimitazione e uso di viabilità pubblica; mancata delimitazione delle aree demaniali in concessione; sovradimensionamento delle aree destinate a parcheggio; ostruzione e impedimento dell’accesso alla spiaggia (uno dei punti maggiormente contestati da diversi bagnanti); occupazione di aree adiacenti alla linea demaniale.
Tutte queste contestazioni hanno comportato, oltre alla segnalazione alla Procura della Repubblica, l’emissione di un’ordinanza di abbattimento dei manufatti irregolari e ripristino dello stato dei luoghi, prontamente inviata nei giorni scorsi.

«Va sottolineato anche che - fa sapere il consorzio di gestione di Torre Guaceto - lo stesso privato che oggi è destinatario della disposizione, solo due mesi fa si era rivolto al Tar di Lecce nel tentativo di bloccare il procedimento per l’ampliamento del perimetro della riserva finalizzato alla tutela degli habitat naturali, previsto finanche dal Ministero dell’Ambiente e approvato già nel 2013. Il soggetto ha invocato l’intervento del Tribunale asserendo che l’espansione dell’area protetta avrebbe leso i suoi interessi in zona Apani in quanto gestore dello stabilimento balneare “Guna Beach”. Oggi, dopo gli illeciti edilizi commessi, il Comune di Brindisi gli impone di abbandonare l’area e di riportare i luoghi allo stato originario. E “dulcis in fundo”, in sede giudiziaria, lo stesso operatore rinuncia alla sospensiva dei provvedimenti conseguenti al Piano di ampliamento della Riserva chiedendo l’abbinamento al merito e, di fatto, smontando la sua stessa tesi circa il presunto e conseguente danneggiamento dei suoi interessi».
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