L'area marina protetta si amplia: a Torre Pozzelle e Giancola due nuove zone di pesca vietata

La riserva di Torre Guaceto
La riserva di Torre Guaceto
di Danilo SANTORO
3 Minuti di Lettura
Lunedì 17 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:11

Non solo l’estensione via terra: la riserva di Torre Guaceto potrebbe presto ampliare i suoi confini di controllo anche via mare. Da mesi infatti è stato portato avanti l’iter per la creazione di due zone di “pesca protetta” e che coinvolgerà anche un terzo Comune, dopo Brindisi e Carovigno. L’estensione infatti ricadrà per 600 ettari a Torre Pozzelle, sul tratto di mare prospiciente il territorio di Ostuni. A Sud della riserva, invece, altri 90 ettari a “pesca protetta” davanti a Torre Giancola, nel mare di Brindisi.

L'iter avviato

Potrebbe essere questo il primo step per concretizzare in una seconda fase l’allargamento dell’Area marina protetta di Torre Guaceto. L’idea è quella che la riserva possa coincidere con i confini dell’attuale ed omonima Zona speciale di conservazione (da Villanova di Ostuni, a Punta Patedda di Brindisi). Ma l’estensione verso la Città Bianca non sarà l’unica: si punta infatti anche ad altri 90 ettari a Giancola (Brindisi). Tutte possibilità e valutazioni che rientrano all’interno del progetto “Mava per il quale il Wwf - si legge in una nota - in collaborazione con il consorzio di gestione dell’Amp di Torre Guaceto, ha facilitato il processo partecipativo”. 
Si tratta di un modello di sviluppo dell’ambiente marino per fronteggiare la crisi della pesca che riguarda l’interno mar Mediterraneo. Da qui il controllo da parte di un ente di gestione. Questo nascerebbe da alcuni studi approfonditi dell’ecosistema marino nella quale si evidenzia che “l’impatto negativo esercitato dalle attività dell’uomo sul mare ha portato ad una riduzione del 41% delle popolazioni di mammiferi marini del Mediterraneo e al sovrasfruttamento dell’80 percento degli stock ittici”.

Gli effetti positivi della pesca controllata

Piccole oasi felici sono risultate essere le Aree marine protette e, soprattutto, le zone nelle quali vige il divieto di pesca le “no take zone” che, allo stato attuale, coprono solo lo 0,04% del bacino mediterraneo, spiega la nota. Stop così a breve a quelle che sono le attività di pesca da parte di semplici appassionati o dilettanti che frequentano l’intero tratto del litorale a sud della Città Bianca, ai confini tra i territori di Ostuni e Carovigno, e a nord del capoluogo. Il processo che porterà anche alle attività di controllo di questa vasta Area marina protetta potrebbe essere fissato contestualmente con quelle che saranno le autorizzazioni da parte del ministero della Transizione ecologica per la definizione dell’ampliamento.

Le conseguenze pratiche

Una maggiore estensione che all’atto pratico si concretizzerà in un assoluto divieto di pesca in questa zona individuata, anche con possibili profili penali per coloro i quali non rispetteranno quelli che saranno i nuovi limiti per svolgere la semplice attività amatoriale. «L’esito del progetto Mava per noi è molto confortante e riafferma ancora una volta quanto sia importante nelle aree protette condividere i processi di sviluppo e di cambiamento, coinvolgendo sin dal primo momento tutti i portatori di interesse del territorio», è quanto dichiara in un nota il presidente del consorzio di Torre Guaceto, Rocky Malatesta. «Se a Torre Guaceto è stato possibile raggiungere tale traguardo in così breve tempo è perché questa modalità operativa noi la adottiamo da sempre, ottenendo che l’intera comunità cresca coesa e consapevole e che si innalzino costantemente gli standard di qualità ed efficacia delle nostre azioni di tutela ambientale.

Grazie al Wwf - conclude - per questo fruttuoso percorso e grazie alla nostra comunità di pescatori, i veri protagonisti del cambiamento possibile e realizzabile»

© RIPRODUZIONE RISERVATA