«Su Enel pochi i passi avanti: non si parla di dismissione»

«Su Enel pochi i passi avanti: non si parla di dismissione»
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Domenica 14 Maggio 2017, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 13:37
È tutt’altro che soddisfatto lo zoccolo duro del fronte ambientalista rappresentato in consiglio comunale. Tra Brindisi Bene Comune e Movimento 5 Stelle, infatti, tutti contestano l’esito dell’ultimo incontro sull’Autorizzazione integrata ambientale per la centrale Enel “Federico II” di Cerano. A suscitare le critiche dei gruppi di opposizione è, in particolare, la mancata richiesta da parte dell’amministrazione, al vertice con la presidenza del Consiglio dei ministri, dell’avvio di un tavolo per cominciare a discutere della dismissione della centrale.
«Non ho ancora letto alcuna carta dunque - chiarisce prima di ogni altra cosa il capogruppo di Brindisi Bene Comune Riccardo Rossi - non posso dare valutazioni più precise. Detto questo, dal comunicato della sindaca non mi sembra un risultato particolarmente importante per la città. A parte qualche adeguamento, infatti, non si è affrontata la questione principale, vale a dire l’impatto sanitario della centrale».
Gli ambientalisti, in effetti, avevano consegnato alla sindaca Angela Carluccio tutti gli studi sull’argomento degli ultimi anni, in modo che fossero sottoposti alla presidenza del Consiglio dei ministri. «Ma nella nota della sindaca - fa notare Rossi - non c’era nessun riferimento. Per questo vorrei capire meglio cosa è stato detto, anche perché mi sembra importante che l’Aia non possa essere concessa senza la conclusione dell’indagine epidemiologica che la Regione Puglia ha affidato alla direzione del dottor Forastiere».
Ma questo non è l’unico problema. «In conferenza dei capigruppo - ricorda infatti il consigliere di Brindisi Bene Comune - abbiamo chiesto alla sindaca di attivarsi perché la presidenza del Consiglio aprisse un tavolo ufficiale per affrontare il superamento della centrale di Cerano. Ma mi pare che anche di questo non ci sia traccia. Eppure, credo che i 10-15 anni di cui parla Starace per l’uscita dal carbone siano anche troppi. E questo è un processo che dobbiamo governare, non subire. Per il superamento della centrale servono investimenti del governo, fondi comunitari e regionali e risorse Enel. Mi pare che anche di fronte a questo, l’azione della sindaca sia insufficiente».
Sul fronte appalti, infine, Brindisi Bene Comune ritiene che «quanto accade in termini di trasparenza, legalità e livelli occupazionali è preoccupante ed il silenzio della sindaca è assolutamente ingiustificabile. Servono iniziative dell’amministrazione per governare questi processi, altrimenti il territorio è completamente in mano a queste multinazionali come Enel che si dimostrano permeabili a fenomeni corruttivi».
La sindaca invece, conclude Rossi, «non si interessa di cosa succede rispetto agli appalti, non si interessa di governare i processi che porteranno all’uscita dal carbone. Vedo, invece, solo sterili comunicati che non risolvono nulla».
 
Ritiene che il parere negativo sull’Aia sia un fatto dovuto, invece, il capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Alparone, con trascorsi da “No al Carbone”. «Noi - rivendica - abbiamo sempre posto la questione di prospettiva.
Oggi la politica si trincera dietro la necessità di tutelare i livelli occupazionali ma non dice come. Le ultime crisi occupazionali, invece, dimostrano quello che ripetiamo da anni: se non si programma una data certa, che deve essere a brevissimo e non nel 2030, non si può costruire un percorso chiaro per salvaguardare i posti di lavoro e riqualificare l’area, magari recuperando più posti di quanti se ne perdono».
Per questo, è il cruccio dei 5 Stelle, «l’occasione del vertice di fronte alla presidenza del Consiglio dei ministri era un’opportunità ghiotta, da sfruttare per creare un tavolo per arrivare alla chiusura della centrale. Altrimenti, se la politica continua a rifiutare la realtà, avremo molti problemi. Una forza politica che ignora queste prospettive è una forza politica che tira a campare, senza una visione, e che creerà un grave problema per il nostro futuro. Per la dismissione servono tempi certi e fondi. Perché noi vogliamo chiudere la centrale al più presto ma non così, per sport. Perché quella rischia di diventare, oltre ad una bomba ecologica, anche una bomba occupazionale mentre bisogna pianificare un percorso di riconversione».[SIGLA]
 
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