Start-up fittizia per ottenere i fondi: tre imprenditori brindisini denunciati per truffa

Start-up fittizia per ottenere i fondi: tre imprenditori brindisini denunciati per truffa
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Giovedì 25 Agosto 2022, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 09:05

La loro azienda era priva dei requisiti per ottenere i fondi farantiti dal ministero dello Sviluppo economico a sostegno delle imprese, hanno costituito una start-up fittizia con sede a Brindisi, intestandola a due prestanome. In questo modo erano riusciti ad ottenere da Invitalia circa 191mila euro. Ma i finanzieri hanno scoperto la truffa e sequestrato la somma indebitamente percepita, denunciando tre persone.

Il sequestro

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno dato corso al sequestro preventivo finalizzato alla confisca di disponibilità finanziarie, quote societarie e beni immobili per un valore superiore a 191 mila euro. Nel provvedimento del giudice è stata riconosciuta l’esistenza di un concreto quadro indiziario a carico di due imprenditori, soci di un’azienda con sede nel nord-est dell’Italia, nonché di due altri soggetti che si sarebbero interposti ai primi, per l’ipotesi di reato di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” a danno di Invitalia. 

Il meccanismo della truffa

In estrema sintesi, le attività investigative condotte dalle Fiamme Gialle portano a ritenere che due imprenditori, non potendo finanziare la produzione e la commercializzazione di un prodotto hi-tech attraverso il programma di investimenti pubblici “Smart & Start Italia”, essendo la loro azienda priva dei requisiti di ammissibilità richiesti dal Ministero dello Sviluppo Economico, hanno costituito ad hoc una start-up, le cui partecipazioni sociali sarebbero state fittiziamente intestate a due soggetti compiacenti.

Il progetto “Smart & Start Italia” si rivolgeva ad aziende di piccole dimensioni, recentemente costituite ed impegnate nello sviluppo, produzione o commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico, e prevedeva un finanziamento a tasso zero a parziale copertura delle spese ammissibili da sostenere che, per alcune regioni del Sud Italia tra le quali la Puglia, veniva restituito alle aziende beneficiarie nella misura del 80% del suo valore.

La start-up fittizia

La nuova start-up, dunque, avrebbe inoltrato la domanda di finanziamento per la realizzazione di un impianto produttivo in provincia di Brindisi, da destinare alla produzione e commercializzazione di una innovativa TV interattiva a comando vocale, ottenendo in questo modo, in più soluzioni, fondi pubblici per poco più di 191mila euro. 

In realtà la start-up, che aveva formale sede in provincia di Brindisi (nello stesso luogo dove già operava un’altra società sempre riconducibile ad uno dei due imprenditori) non ha mai realizzato alcuno stabilimento o stabilito un’unità operativa in Puglia e, quindi, secondo l’ipotesi investigativa che dovrà trovare conferma in sede giudiziaria, null’altro sarebbe se non un clone dell’azienda operante nel nord Italia di fabbricazione di apparecchi di riproduzione suoni e immagini, impossibilitata ad accedere ai benefici economici ottenuti, invece, dalla società brindisina.

I sospetti di Invitalia

E' stata Invitalia a notare qualche inadempimento sospetto nelle pratiche e a chiedere quindi gli accertamenti da parte della Guardia di Finanza.

La sollecitudine delle indagini e delle verifiche ha consentito di interrompere l’erogazione di un finanziamento complessivo di circa 929mila euro.

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