Per sette mesi ai domiciliari ma la pena era stata sospesa

Per sette mesi ai domiciliari ma la pena era stata sospesa
di Danilo SANTORO
3 Minuti di Lettura
Sabato 6 Novembre 2021, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:34

Sette mesi agli arresti domiciliari, nonostante la pena sospesa: a chiedere giustizia dopo un errore materiale nella trascrizione della sentenza è Teodoro Locorotondo. L'uomo è stato rimesso in libertà nei giorni scorsi dopo l'ulteriore istanza presentata dai suoi legali di fiducia Angelo Brescia e Valeria Volpicella.

La correzione dell'errore

È stato lo stesso pubblico ministero, Roberto Felici, nell'atto con cui ha rimesso in libertà il 69enne, ad accertare l'errore. «Trattatasi di pena sospesa, e vi è stata correzione dell'errore materiale effettuata in 27 ottobre 2021»: è quanto si legge nel provvedimento. La vicenda trae origine da una denuncia disposta nei confronti dell'uomo per il reato di porto illecito d'arma, a margine di un episodio avvenuto nel maggio del 2015. Locorotondo, che in passato ha svolto l'attività di guardia giurata, si trovava a Roma in piazza San Pietro.

Fu lui stesso ad accorgersi che all'interno di un marsupio in suo possesso nella Capitale aveva dimenticato un caricatore di pistola, legalmente detenuta, e sei cartucce. Il 69enne decise di raggiungere nell'immediatezza gli agenti di polizia presenti in quelle ore in uno dei varchi presenti nella centralissima piazza, durante l'udienza del Papa, per dichiarare questa sua dimenticanza. Locorotondo fu identificato da parte delle forze dell'ordine, con gli accertamenti immediati nei suoi confronti.

L'autorità giudiziaria, acquisita la sua testimonianza, contestò, però l'assenza del titolo abilitativo per il possesso di quella parte d'arma fuori dalla propria residenza. Il 69enne, così, finì a processo, dove venne assistito da un difensore d'ufficio.

Atti trascritti in maniera incompleta


A distanza di quattro anni, nel marzo del 2019, il giudice del Tribunale ordinario di Roma ritenne colpevole Locorotondo, condannandolo a 10 mesi di reclusione. Nel dispositivo del Tribunale, a margine dell'udienza, viene inserita la dicitura pena sospesa. Trascrizione incompleta, però, degli atti successivi della sentenza, con la condanna che diventa esecutiva, per l'errore materiale. Il 69enne della Città Bianca ha avuto contezza di tutto ciò, e quindi dell'esistenza del procedimento, solo quando si è visto notificare il provvedimento con cui di disponevano gli arresti domiciliari. Nelle scorse ore, poi, l'istanza dei due legali Brescia e Volpicella, con l'autorità giudiziaria che ha rimesso in libertà l'uomo.
Ora gli stessi avvocati annunciano che sarà avanzata richiesta di risarcimento per l'ingiusta detenzione di sette mesi del loro assistito. L'uomo ha dato incarico ai propri legali anche di procedere per le responsabilità professionali del precedente difensore d'ufficio del foro di Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA