Addio grembiule, arriva la divisa: gonnellino e collant per le bambine, cravatta per i bambini. Ed è rivolta

Addio grembiule, arriva la divisa: gonnellino e collant per le bambine, cravatta per i bambini. Ed è rivolta
di Michele IURLARO
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Mercoledì 16 Settembre 2020, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 14:55
Costose. Scomode. Persino in odore di discriminazione. Sociale e di genere, con le gonnelline per le bambine e la cravatte per i bambini. Questo il giudizio formulato da alcune mamme e da alcuni papà sulle nuove divise volute dalla dirigente scolastica del III istituto comprensivo di Francavilla Fontana. Divise che, un po’, assomigliano a quelle viste nei manga giapponesi o, magari, in premiate pellicole di matrice sempre orientale. Divise che, però, ai genitori non piacciono. E neppure all’assessore alla Pubblica istruzione e alle Pari opportunità del Comune di Francavilla Fontana che, con una nota, ha chiesto alla preside un passo indietro. Che, assicura la dirigente, non ci sarà.

I fatti: qualche settimana fa, secondo la ricostruzione di mamme e papà degli studenti della De Amicis, la dirigente Adelaide D’Amelia avrebbe deciso di introdurre una nuova divisa in sostituzione del grembiule invernale e delle magliette estive. Non esattamente a costo zero, visto che la divisa in questione avrebbe un costo di circa 30 euro, cui aggiungere le spese per altre divise di sostituzione e l’applicazione del logo. Senza parlare dei collant, giudicati pure loro scomodi e costosi. Mamme e papà, sempre loro, hanno prima chiesto alla dirigente di fare un passo indietro per poi, dove aver raccolto delle firme, porre la questione all’attenzione del Comune. Per la preside il problema, però, non si pone. Innanzitutto per una questione di numeri: solo poche famiglie avrebbero espresso contrarietà. Tra questi, ancor di meno, dice la dirigente, sarebbero genitori di alunni della scuola. Interpellata al telefono, citando Hobbes e pure Kant, la preside respinge qualsiasi accusa di discriminazione.

«La volontà della dirigenza – assicura la D’Amelia – è quella di garantire il rispetto di genere e, pure, la massima disponibilità verso le famiglie meno abbienti». Concetti esplicati in un una lunga lettera scritta a mano e recapitata all’amministrazione. Altro che discriminazioni, insomma. Eppure, lo stesso assessore Tatarano, interpellato dai genitori, ha messo nero su bianco un pensiero opposto a quello della scuola, scrivendo, pure lui, alla dirigente. Quelle divise, secondo l’amministratore, potrebbero creare qualche problema. Etico e sociale. «Pur nel massimo rispetto dell’autonomia di ogni istituto, mi sento di condividere – scrive Tatarano - le considerazioni esaustivamente esposte dai firmatari della nota e ritengo che io non possa restare indifferente sia rispetto alle difficoltà che la decisione in questione creerebbe nelle famiglie più fragili sul piano economico sia, in maniera generalizzata, rispetto all’alimentazione dello stereotipo di genere: si tratta di due questioni particolarmente sentite da questa amministrazione, intensamente impegnata a combattere le disuguaglianze economiche, a superare ogni soluzione stereotipata, a difendere e promuovere le pari opportunità e quindi anche e soprattutto la libertà di scelta di chiunque, tanto più quando si tratta di tutelare le giovanissime generazioni che, a parere di chi scrive, sarebbe opportuno non “incasellare” in categorie precostituite, con tutte le intuitive e potenziali conseguenze negative sul naturale sviluppo di bambine e bambini».

Sia chiaro: dalle epistole, gli intenti di tutte le parti in gioco appaiono nobili. Ovvero, garantire eguali diritti, immagine, rispetto, ordine e opportunità agli studenti. Però, la prima campanella si avvicina. E alcune mamme e alcuni papà, pochi o molti che siano, quelle divise non le vogliono proprio. Si preannuncia una battaglia a suon di citazioni, teorie, idee e valutazioni evidentemente contrapposte per una discussione che ha da poco accolto anche la posizione dell’Unione degli Studenti di Francavilla, pronta a denunciare quello che definiscono un pericoloso “ritorno al passato”.
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